28.8.15

SCORIE NUCLEARI MILITARI: DALLA TOSCANA IN SICILIA







di Gianni Lannes


Ecomafie di Stato tricolore: veleni bellici prodotti al nord e poi nascosti al sud, grazie all'egida ministeriale. A San Piero a Grado, ad un tiro di schioppo da Pisa sorge dal 1959 una centrale nucleare militare su licenza del governo degli Stati Uniti d'America. Per decenni il reattore Galilei ha prodotto plutonio e scorie rapidamente occultate inizialmente - sotto regia del ministero della Difesa - nel sottosuolo della Pineta di Migliarino San Rossore (un'area protetta sulla carta straccia).

Nell’ordinanza di nomina del generale Carlo Jean a commissario con poteri speciali per il nucleare ((7 marzo 2003 numero 3267) e a capo della Sogin, firmata dall’allora primo ministro piduista Silvio Berlusconi, si elencano gli impianti atomici che devono essere smantellati, con il successivo stoccaggio delle scorie in un deposito unico: ma nell’atto, incredibilmente non si fa riferimento al reattore Galilei, né al Cisam e nemmeno viene citata la Toscana tra le regioni in emergenza, a causa di materiali e di rifiuti radioattivi. Il significato è palese: le scorie nucleari del Centro gestito dalle forze armate fin dal 1956 (Camen, poi Cresam) sono sottoposte a segreto di Stato, e nella fase di dismissione sono state segretamente trasferite in Sicilia. Dove? Nel cuore dell’isola.

Con un contatore Geiger e una sonda per rivelare emissioni alfa, beta e gamma ho fatto alcune verifiche sul campo. Confermo che in una zona molto ampia (in un raggio di decine di chilometri) intorno a Pasquasia, si registrano scintillazioni per decadimento beta e gamma superiori alla media nazionale per almeno un ordine di grandezza (10 volte).  In quella miniera c'è sicuramente qualcosa di anomalo.  

Per chi non ne fosse già al corrente, tutti noi siamo sempre sottoposti ad un fondo di radiazione naturale (di varia origine) dell'ordine di 2-4mSv/anno. In alcune regioni questo valore è leggermente più alto, in alcune più basso, ma quelli sono i valori medi in Italia. I miei sistemi di misura indicano normalmente valori di 1,5 - 2 mSv. Immaginate adesso di tracciare un cerchio con raggio di una ventina di chilometri avente come centro la miniera di Pasquasia. Ecco, nei pressi della miniera si può rilevare una radioattività di 7-8 mSV/anno. Allontanandosi  dalla miniera, soprattutto in direzione di Enna Bassa, ci sono diverse zone in cui si misurano valori di 20 mSv/anno. Si tratta prevalentemente di radiazione gamma. Si osserva inoltre un flusso neutronico (i neutroni sono molto pericolosi per l'essere umano) superiore al normale. Questi sono dati oggettivi. E questa è una sfida che lancio a chi ritiene che tutto rientri nella norma nei dintorni di Pasquasia. Andate a verificare questi numeri, utilizzando strumenti validi e ben calibrati. Inoltre: le misure non vanno fatte solo nella miniera di Pasquasia. Bisogna creare una mappa delle misurazioni in un raggio di almeno 20-25 chilometri avente come centro la miniera. Le scorie sepolte, certamente non sono stoccate entro valide strutture schermanti, queste non si trovano in corrispondenza della miniera ma ad una notevole distanza. Evidentemente sono state seppellite in profonde gallerie, forse attualmente lambite dall’acqua di falda.

Appena ieri. Nel 1996 il parlamentare siciliano Giuseppe Scozzari è a Washington per partecipare a una conferenza su trattamento e stoccaggio del combustibile nucleare esausto. Proprio in quell’occasione l’onorevole siciliano sente parlare di una mezza dozzina di siti funzionanti in Europa Occidentale dove vengono depositate scorie di basso e medio livello. I relatori fanno il nome di Pasquasia in provincia di Enna, un’area a prevalente rischio sismico. Si tratta di una miniera produttiva dismessa improvvisamente il 27 luglio 1992 (dopo l’eliminazione stragistica di Falcone Borsellino con regia del Sisde), sotto il governo di Giuliano Amato, senza una ragione veramente plausibile.

L’onorevole Scozzari il 22 luglio 1996 presenta un'interrogazione parlamentare, a tutt’oggi senza risposta governativa. Come le successive, presentate da altri deputati e senatori. Infatti, paradossalmente, a prescindere dai vari governi eterodiretti dall'estero, risulta sempre «iter in corso». Nel manuale di indirizzi generali e pratiche di gestione dei rifiuti radioattivi stilato nel 1990 dall'agenzia nazionale per lo sviluppo (Enea) a pagina 189 e seguenti si parla «di azioni per la costruzione, in collaborazione con l'Italkali di Palermo, di un laboratorio sperimentale sotterraneo nella miniera attiva di sali di Pasquasia (Enna). Il laboratorio viene costruito nella rampa di accesso ai depositi minerari a una profondità di 160 metri (...)». Situazione che nel 1992 conferma al giudice Borsellino il pentito di mafia Leonardo Messina, che a Pasquasia era un caposquadra. Scavando a fondo emergono i nostrani servizi di sicurezza (Sismi): Pasquasia doveva servire per operazioni coperte dal segreto militare.   

Ma cosa è accaduto dopo, sotto il primo governo Berlusconi e gli esecutivi Dini e Prodi? Ecco alcune note conseguenze fatali. Tra il 1995 e il 1997 in zona si registra un aumento del 20 per cento dei casi di leucemia. Lo segnala l'oncologo dell'ospedale di Enna Maurizio Cammarata frantumando una cortina di silenzio assordante. Nel marzo 2011, la procura di Enna ha disposto il sequestro dell'area. Bidoni tossici che sembrano lo specchietto per le allodole, utile ad nascondere il vero problema: cosa c'è nel ventre della miniera che fin dal 1988 l'European Nuclear Energy Agency inserì nei siti idonei «al confinamento geologico delle scorie radioattive a lunga vita e ad alta attività»? Perché gli atti parlamentari non hanno ricevuto risposte? E perché all'assessore all'ambiente della Sicilia Ugo Grimaldi nel 1997 dopo le preoccupazioni dei medici e le analisi dell'Usl locale che rivelavano la presenza di Cesio 137 (radioisotopo che si sviluppa in presenza di combustibile nucleare sfruttato) fu negato fisicamente di entrare a Pasquasia? E perché quando successivamente riuscì ad accedervi non gli fu concesso l'ausilio delle telecamere per un sopralluogo documentato? Pasquasia è articolata in 4 pozzi, il più profondo raggiunge il chilometro, mentre gli altri tre si sviluppano tra i 293 e i 750 metri di profondità. Un labirinto dove sono nascosti segreti di Stato inconfessabili. A proposito: nelle viscere di quella terra, precisamente a 378 metri di profondità, l'Enea ha realizzato una galleria nucleare.

Una fiaba? A Pasquasia le scorie nucleari ci sono, eccome. Certo, sono di quelle messe in sicurezza scadente. In fondo era l'ennesimo esperimento all'insaputa del popolo italiano, in questo caso siciliano. Ma se il problema principale, circa la riapertura della miniera, fosse un altro? Ipotizziamo, per esempio, che Pasquasia possa produrre un minerale (magnesio) di cui è ricchissima e che questo minerale si trovi allo stato più puro e di facile estrazione, tale da poter creare problemi di economia e di equilibri finanziari mondiali. Gli “alleati” di Washington, Parigi, Londra e Tel Aviv che cosa obietterebbero?  

Invito l’attuale primo ministro pro tempore Matteo Renzi, imposto dall’abusivo Napolitano, ma non votato dal popolo sovrano, a vuotare il sacco e a predisporre urgentemente la bonifica integrale del territorio contaminato in profondità. Perché? Con la salute di milioni di persone non si scherza e non si imbastiscono affari.

Se la società civile esiste, allora batta finalmente un colpo risolutivo di ribellione. Ne va della vita. 

  
riferimenti:

European Nuclear Energy Agency e Commissione delle Comunità europee. Direzione generale Affari scientifici, ricerca e sviluppo, Studi nella cavità sotterranea di pasquasia, Commissione delle Comunità europee, 1988.

Comitato Nazionale per la Ricerca e per lo Sviluppo dell'Energia Nucleare e delle Energie Alternative, Studi nella cavità sotterranea di pasquasia: rapporto finale, Comm. delle Comunità europee, 1988.

Notiziario dell'ENEA.: Energia e innovazione, Comitato nazionale per la ricerca e per lo sviluppo dell'energia nucleare e delle energie alternative, July 1986.

Schneider, K.J. Bradley, D.J. ; Fletcher, J.F. ; Konzek, G.J. ; Lakey, L.T. ; Mitchell, S.J. ; Molton, P.M. ; Nightingale, R.E.., Information Bridge: DOE Scientific and Technical Information (PDF), Pacific Northwest Laboratory Operated By Battelle Memorial Institute for the United States Department of Energy under Contract DE-AC06-76RLO 1830, aprile 1991, pp. 6/90 IT12 PNL-6241, Rev. 2.

Witherspoon, P.A., Information Bridge: DOE Scientific and Technical Information, Geological Problems in Radioactive Waste Isolation - A world wide review (PDF), Workshop W3B, 28th International Geological Congress Washington, D.C., 15 luglio-16,1989, pp. 212.

Q. H. Nguyen, Information Bridge: DOE Scientific and Technical Information, A summary .report on the search for current technologies and developers to develop depth profiling/physical parameter end effectors (PDF), Westinghouse Hanford Company, 12 settembre 1994, pp. Appendix .D-9 223.

Francesco Zarlenga, Le ricerche condotte dall’ENEA fra il 1976 e il 1991 sul confinamento geologico delle scorie radioattive a lunga vita e ad alta attività (PDF), 2009.


Gianni Lannes, Italia, Usa e getta, Arianna Edizioni, Bologna 2014.


ftp://ftp.cordis.europa.eu/pub/fp5-euratom/docs/wasteprog1975-1994_en.pdf





http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=cisam





«…con  decreto  del  Presidente del Consiglio dei Ministri del

14 febbraio  2003  (D.P.C.M.),  pubblicato  nella  Gazzetta Ufficiale

della Repubblica italiana - serie generale - n. 59 del 12 marzo 2003,

e'  stato dichiarato lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2003,

in  relazione  all'attivita'  di  smaltimento dei rifiuti radioattivi

dislocati  nelle  centrali  nucleari  presenti  sul  territorio delle

regioni  Piemonte,  Emilia-Romagna,  Lazio, Campania e Basilicata, in

condizioni di massima sicurezza;

      b) con  ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del

7 marzo  2003,  n.  3267  (O.P.C.M.  n.  3267/2003,  pubblicata nella

Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - serie generale - n. 63

del  17 marzo  2003,  sono state disposte misure urgenti in relazione

all'attivita'  di  smaltimento in condizioni di massima sicurezza dei

materiali radioattivi dislocati nelle centrali nucleari e nei siti di

stoccaggio   situati   sul   territorio   delle   regioni   Piemonte,

Emilia-Romagna,  Lazio,  Campania  e  Basilicata,  nell'ambito  delle

iniziative  da assumere per la tutela dell'interesse essenziale della

sicurezza dello Stato».



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