14.4.22

UE: SENZA SOVRANITA' DEMOCRATICA!

 



di Gianni Lannes

Ecco una vera lezione politica, non solo di storia contemporanea, ma di cogente attualita'. Ben 73 anni fa aveva previsto il peggio nel vecchio continente. Insomma, astratti diritti nell'Unione europea, figlia della guerra fredda mai terminata. «Ogni passo avanti che si fa verso questa cosiddetta Unione, è un passo avanti sulla via dell’assoggettamento dell’Europa al dominio del capitale finanziario americano (…) Ridotta a questa espressione, l’Unione europea somiglia profondamente all’Europa di Hitler». Parola del socialista Lelio Basso (scomparso nel 1978), combattente per la liberta', avvocato e padre costituente italiano, pronunciate in Parlamento il 13 luglio 1949.

 


 


 

Il costante giudizio che Lelio Basso offre all'attenzione pubblica della Comunità Europea è di aver tradito le premesse: “uno dei fini era quello di superare gli squilibri; viceversa la Comunità li ha aggravati”. Quindi “ha dato prova negativa”. In un intervento pubblico del 1973, Basso dichiara che la vita comune è profondamente alienata, disumanizzata, dal momento che “ciascuno di noi viene strappato ad ogni possibilità di vita comunitaria (non mi riferisco alla Comunità europea, ma alla comunità in cui viviamo). I rapporti in cui viviamo sono anonimi, ognuno è depauperato della sua personalità”. Quindi, spostandosi a valutare la dinamica  europea, chiarisce che il problema nasce dal fatto che alcune forze operano catturate dal livello nazionale, mentre le società multinazionali, che operano al livello superiore, “sottraggono i centri decisionali a coloro che di quelle decisioni sono poi le vittime”. Le società multinazionali sono un potere senza contropotere.

Lelio Basso ha peraltro spiegato l’articolo 3 della Costituzione repubblicana italiana in riferimento alla cruciale sovranita' democratica, evidenziando come l’ineguaglianza rende ineffettiva l’eguaglianza e quindi la democrazia. Come ricorda nella Costituzione fu scritto che «L’Italia è una repubblica democratica», ma “fondata sul lavoro”, ma fu precisato che la “sovranità appartiene al popolo”. Questa, non è una “frase di stile”. Come dice, e vale leggerlo: «Le costituzioni in genere hanno sempre detto ‘la sovranità emana dal popolo’, ‘risiede nel popolo’; ma un’affermazione così rigorosa, come ‘la sovranità appartiene al popolo che la esercita’ era una novità arditissima. Contro la concezione tedesca della ‘sovranità statale’, di quella francese della ‘sovranità nazionale’, noi abbiamo affermato la ‘sovranità popolare’ quindi democratica. A questo tipo di sovranità io tengo».

Cosa comporta questo atteggiamento e tale attenzione? Che «quando arrivano al Parlamento i ‘regolamenti comunitari’ e ci si dice ‘sono obbligatori’ perché così prevede il Trattato di Roma, io reagisco. A questo proposito ho fatto una lunga battaglia, mi pare nella legislatura passata. Sono riuscito, per tre anni, a tenere in scacco il governo sulla richiesta di delega per approvare questi, ‘regolamenti comunitari’, con provvedimento delegato. La mia battaglia non era contro il contenuto dei ‘regolamenti comunitari’, ma voleva sottolineare un aspetto costituzionale. Posi allora, e non solo io, ponemmo in parecchi - naturalmente fummo messi in minoranza - il problema della validità di questa norma del Trattato, perché, secondo la nostra Costituzione, le leggi vengono approvate dal Parlamento: non ci può essere una legge, senza approvazione del Parlamento. Quando si dice che un certo Trattato ha delegato ad un’Autorità Comunitaria la facoltà di emanare provvedimenti obbligatori, diciamo che quel Trattato dove va essere ratificato con legge costituzionale, perché era una modifica della costituzione. Senza legge costituzionale, a nostro avviso, quei Trattati, almeno per quel che si riferisce alla legge di ratifica, almeno per quanto riguarda quella disposizione, non potevano essere validi. Il Parlamento non può essere spogliato della decisione. Naturalmente chi ha sostenuto questa tesi ha avuto torto. Dopo tre anni di battaglia sono state approvate quelle norme comunitarie che noi avevamo tenute ferme. Però io continuo a considerare che qui quello che conta non è che l’Italia viene spogliata della sovranità nazionale, ma viene spogliata della sovranità popolare, democratica, perché noi abbiamo degli organi, come la Commissione Comunitaria o degli organi puramente di potere esecutivo, come il Consiglio dei ministri, che approvano le disposizioni di legge, non avendone, il potere, secondo la nostra Costituzione».

Ancora Basso: «Quella che viene calpestata non è la sovranità nazionale, alla quale possiamo benissimo rinunciare, a condizione che sia rispettato, però, il fondamento della sovranità, che per noi è sempre il popolo e deve essere il popolo... è anche da valutare, quando pensiamo ad un movimento federalista che arrivi a superare gli stati e i nazionalismi. … non dimentichiamo che l’uomo deve essere ancorato non solo ad una grande comunità, ma anche alla piccola comunità dei giorni feriali». L’essere umano non è fatto solo di astratti diritti, non esigibili.

 

Senza eguaglianza non c'e' democrazia!

L'avvocato Lelio Basso (che difese per anni gratuitamente i lavoratori, in particolare i braccianti del Sud) è stato in qualita' autentica di antifascista numerose volte arrestato e mandato al confino dal regime mussoliniano, partecipò alla Resistenza e all'insurrezione di Milano in posizione apicale, fu il direttore dell’esecutivo del PSIUP, “Alta Italia” al quale partecipavano Rodolfo Morandi e Sandro Pertini. Fu eletto alla Costituente, e rivesti cariche di grande rilevanza nel suo partito, ne fu Segretario generale (1948) e poi membro della direzione (1949-51; 1957-64), nel PSI rappresentò la tendenza a una politica di collaborazione con il PCI. Quindi, nel 1964 fu tra i promotori della scissione dell'ala sinistra del PSI, che diede vita al PSIUP di cui fu presidente e che abbandonò per divergenze di giudizio sull'invasione sovietica in Cecoslovacchia. Basso fu ininterrottamente deputato dal 1948 e senatore (per la sinistra indipendente) dal 1972. Attento studioso del marxismo e direttore (dal 1958 al 1976) della rivista Problemi del socialismo, nel 1969 fondò l'Istituto per lo studio della società contemporanea e fu Presidente del Tribunale Russell 2° per il Sudamerica (da 1974 al 1976); quindi nel 1976 ad Algeri fu tra i promotori della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli. Tra i suoi scritti si ricordano in particolare Il Principe senza scettro. Democrazia e sovranità popolare nella Costituzione e nella realtà italiana (1958); la raccolta degli Scritti politici di Rosa Luxemburg, Neocapitalismo e sinistra europea (1969).


Riferimenti:

https://www.youtube.com/watch?v=gS02GpxJk40&feature=emb_logo

https://www.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0275/sed0275.pdf

https://www.fondazionebasso.it/2015/ 

https://www.leliobasso.it/documento.aspx?id=3eebf37bae1661b0596469776f188016

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=ue



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