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di Gianni Lannes
Le religioni non c’entrano niente, piuttosto è l’etica
che non conta in un sistema mondiale in cui è imperante il paradigma economico.
Il mercato ormai esercita una invasiva influenza su ogni aspetto della vita e
della scienza, asservita da tempo al miglior offerente. L’esperienza delle madri surrogate, altra vendita d’uso del
corpo femminile collegata al sesso e alla riproduzione, a differenza della
prostituzione è però nuova nel panorama sociale. Essa, infatti, ha avuto origine dopo che, fu possibile
ricorrere alla procreazione assistita, ovvero alla fecondazione artificiale
come rimedio alla sterilità. La vendita temporanea di funzioni riproduttive con
il sistema dell’utero in affitto, vale a dire la gestazione per altri, è stata
resa possibile dalle tecniche di procreazione assistita. Attenzione: le applicazioni tecniche
delle conoscenze acquisite in campo scientifico possono venire orientate verso
il bene o verso il male, come nel caso dell’uso commerciale, ossia per ricavare
profitto economico, di alcuni funzioni corporee dell’essere umano, soprattutto
della donna.
In Italia alla fine degli anni ’80 giunse all'onore
della cronaca la vicenda di una madre sostitutiva di nazionalità algerina. Questo caso pervenne al tribunale di Monza
come richiesta di due coniugi italiani, rivolta ad ottenere per via legale la “merce”
pattuita (una bambina), poiché la donna che l’aveva partorita e che ne era in possesso
non voleva più cederla. I coniugi italiani avevano versato 15 milioni per
inseminare con lo sperma del marito una donna immigrata, con l’accordo che alla
nascita del figlio questa sarebbe stato immediatamente consegnato alla coppia pagante.
Ma la donna algerina non volle dargli seguito. Il tribunale stabilì che il
figlio spetta di diritto alla madre che l’ha partorito; che il contratto era da
considerarsi nullo, perché basato su un tipo di scambio illecito (Il Foro
italiano, 1990, I, p. 298). La
sentenza del tribunale italiano ha dato ragione alla madre gestante anziché a
quella pagante, in nome dell’indisponibilità commerciale del corpo materno e
del diritto del nascituro alla continuità del rapporto di filiazione, in base
allo stretto rapporto che intercorre tra la vita intrauterina e quella
successiva alla nascita.
Negli Stati Uniti d’America, invece, la Corte
Suprema riconosce la liceità di questi accordi commerciali e la priorità dei
diritti dei committenti. Eppure, l'aberrante pratica è contraria al
principio universale che non è levito disporre del corpo altrui né delle sue
funzioni. Nel belpaese con il cosiddetto DDL Cirinnà, si vuole consentire a
chiunque, ovvero anche a coppie di maschi, di ordinare la nascita di un bimbo al fine di appropriarsene. Ma qual è il vero pericolo? La selezione della specie,
già messa in pratica dal nazismo.
E qui riemerge l’eugenica di Francis Galton,
preconizzata nel 1884 nel suo saggio Human
Faculty, quale possibilità di migliorare la discendenza attraverso
matrimoni selettivi. Oggi la procreazione assistita ha riesumato l’eugenica
appunto, non solo per prevenire le malattie genetiche, ma per la possibilità di
offrire sperma e ovuli di tipi umani selezionati in base a caratteristiche
razziali, estetiche ed intellettuali ritenute desiderabili. Già in passato,
addirittura da un centro per la procreazione assistita di Firenze, è stata proposta
la vendita per corrispondenza, in base ad un mero catalogo. I bambini non sono merci, ma il sale della vità il futuro dell'umanità.
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