25.1.16

A DIFESA DELLA FAMIGLIA NATURALE

di Gianni Lannes


E’ il «nucleo naturale e fondamentale» (articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani). Più che mai adesso la famiglia necessita di essere difesa concretamente dagli attacchi che le piombano addosso non solo da una mentalità secolarizzata, platealmente edonistica schiava del mero profitto economico, ma anche da discutibili provvedimenti legislativi che favoriscono la sua disgregazione e ne minacciano i suoi valori fondamentali destinati ad umanizzare gli esseri umani. Certo, i paladini non possono essere i politicanti nostrani, ormai personalmente senza voce in capitolo: da Berlusconi a Salvini e Casini. In ogni caso, non si può far prevalere e barattare la famiglia naturale con quella artificiale.
 
Oggi in Europa siamo allo sbando perché assistiamo alla transizione dalla famiglia naturale alla nuova organizzazione tecnocratica dei nuclei umani di genere omogeneo. Il che tra l’altro vuol dire separazione della procreazione dalla sessualità, e trasformazione degli esseri umani in merci. In altri termini, la tecnica genera l’inversione dei mezzi e dei fini, da mezzo diviene fine e le ricadute sulla famiglia sono sconvolgenti. In base a questa follia di moda, la paternità e la maternità sono concepite come un progetto privato da realizzarsi anche tramite tecniche “biomediche” che prescindono dalla sessualità coniugale. Le unioni di fatto tra omosessuali costituiscono una distorsione di ciò che dovrebbe la comunione di amore e di vita tra una donna e un uomo, e la loro straordinaria capacità di generare la vita, a differenza di gay e lesbiche che invece devono surrogarla a pagamento. I diritti civili sono una cosa e vanno rispettati, ma questa è una barbarie che pretestuosamente e sotto traccia schiaccia l'etica.

Per difendere la famiglia naturale bastano gli argomenti umani, perché ciò che la famiglia tutela e promuove è innanzitutto un bene umano insostituibile e non commercializzabile, che caratterizza tutte le epoche e tutte le culture, perché è una struttura antropologica fondamentale.

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