12.2.15

DISOBBEDIENZA CIVILE!





Nel saggio Disobediences as a Psychological and Moral Problem (La disobbedienza come problema psicologico e morale), pubblicato a Londra nel 1963 Erich Fromm ha spiegato che cosa significhi obbedire alla natura umana e alle finalità della società umana, e disobbedire invece agli idoli e alle ideologie politiche d’ogni genere. La sua posizione teorica è ancora oggi di incredibile attualità: la disobbedienza al conformismo e un atteggiamento critico nei confronti del comune “nonsenso” dovrebbero costituire tuttora il nostro obiettivo di maggior impegno. Di questi tempi il caso del nazista Adolf Eichmann è sempre paradigmatico. Infatti, pensate per un attimo, ai piloti che giorno e notte spruzzano sui centri abitati e sui territori scie chimiche imbottite di veleni. Questi automi telecomandati, alla stregua dei burocrati, non hanno più la capacità di disobbedire.


di Erich Fromm

«Per secoli re, sacerdoti e signori feudali, magnati dell’industria e genitori hanno proclamato che l’obbedienza è una virtù e che la disobbedienza è un vizio. Quale premessa a un altro punto di vista, ci sia lecito contrapporre a questo atteggiamento la seguente proposizione: la storia dell’uomo è cominciata con un atto di disobbedienza, ed è tutt’altro che improbabile che si concluda con un atto di obbedienza. Secondo i miti giudaici ed ellenici, la storia dell’uomo è stata inaugurata da un atto di disobbedienza… 

Esattamente come il mito giudaico di Adamo ed Eva, quello ellenico di Prometeo concepisce la civiltà umana basata tutta quanta su un atto di disobbedienza. Rubando il fuoco agli dèi, Prometeo pone le fondamenta dell’evoluzione umana… 

L’uomo ha continuato a evolversi mediante atti di disobbedienza. Non soltanto il suo sviluppo spirituale è stato reso possibile dal fatto che nostri simili hanno osato dire “no” ai poteri in atto in nome della propria coscienza o della propria fede, ma anche il suo sviluppo intellettuale è dipeso dalla capacità di disobbedire: disobbedire alle autorità che tentassero di reprimere nuove idee e all’autorità di credenze sussistenti da lungo tempo, e secondo le quali ogni cambiamento era privo di senso…. 

Sussiste la possibilità, e anzi la probabilità che la razza umana distrugga la civiltà e addirittura ogni forma di vita sulla terra… E’ un evento del tutto privo di razionalità e di senso, e tuttavia è un fatto che, mentre sotto il, profilo tecnico viviamo nell’era atomica, la maggioranza degli esseri umani, compresi i detentori del potere, vivono ancora, a livello emozionale, nell’età della pietra… Se l’umanità si suiciderà, sarà perché si obbedirà a coloro che ordineranno di premere i fatali bottoni; perché si obbedirà alle arcaiche passioni della paura, dell’odio, della brama di possesso…

Tutti martiri delle fedi religiose, della libertà e della scienza hanno dovuto disobbedire a coloro che volevano imbavagliarli, se volevano obbedire alla propria coscienza, alle leggi dell’umanità e della ragione. L’essere umano capace solo di obbedire, e non di disobbedire, è un ribelle (non un rivoluzionario): costui agisce mosso da collera, da delusione, da risentimento, non già in nome di una convinzione o di un principio…
Perché l’uomo è tanto proclive all’obbedienza e perché gli riesce tanto difficile disobbedire? Finché obbedisco al potere dello Stato, della Chiesa, dell’opinione pubblica, mi sento al sicuro e protetto. In effetti, poco importa a quale potere obbedisco, trattandosi sempre di un’istituzione o di esseri umani che fanno ricorso alla forza in una qualche forma e che fraudolentemente si proclamano onniscienti e onnipotenti. La mia obbedienza fa di me una parte del potere al quale mi inchino reverente, e pertanto io mi sento forte…

Per disobbedire, bisogna avere il coraggio di essere solo, di errare, di peccare. Ma il coraggio non basta. La capacità del coraggio dipende dal grado di sviluppo di una persona. Soltanto chi si sia sottratto al grembo materno e agli ordini del padre, soltanto chi si sia costituito come individuo completamente sviluppato, e abbia così acquisito la capacità di pensare e di sentire autonomamente, può avere il coraggio di dire “no” al potere, di disobbedire. Una persona può diventare libera mediante atti di disobbedienza, imparando a dire “no” al potere. Ma, se la capacità di disobbedire costituisce la condizione della libertà, d’altro canto la libertà rappresenta la capacità di disobbedire. Se ho paura della libertà, non posso osare dire “no”, non posso avere il coraggio di essere disobbediente. In effetti, la libertà e la capacità di disobbedire sono inseparabili, e ne consegue che ogni sistema sociale, politico e religioso che proclami la libertà, ma che bandisca la disobbedienza, non può dire la verità…

Durante gran parte della storia umana, l’obbedienza è stata equiparata a virtù e la disobbedienza a peccato, e ciò per una semplicissima ragione: così facendo, durante gran parte della storia umana una minoranza ha dominato la maggioranza. Il dominio in questione era reso necessario dal fatto che solo per pochi le buone cose della vita erano bastanti, e ai molti restavano unicamente le briciole. Se i primi volevano godersi le buone cose e inoltre avere al proprio servizio i molti, facendoli lavorare a proprio beneficio, una condizione era imprescindibile: i molti dovevano imparare l’obbedienza…
Sicché, l’obbedienza radicata unicamente nel timore della forza deve essere trasformata in un’obbedienza che abbia radici nel cuore. L’essere umano deve voler obbedire, e anzi sentire la necessità di farlo, invece di avere soltanto paura di disobbedire. perché questo sia possibile, il potere deve assumere le qualità della Bontà Assoluta, della Sapienza Assoluta; deve diventare onnisciente. E se questo si verifica, il potere può proclamare che la  disobbedienza è peccato e l’obbedienza è virtù; e una volta che l’abbia fatto, i molti possono accettare l’obbedienza perché è un bene, e detestare la disobbedienza perché è un male, anziché odiare se stessi per il fatto di essere vigliacchi…
L’Uomo inserito in un’organizzazione ha perduto la capacità di disobbedire, non è neppure consapevole del fatto che obbedisce. Nell’attuale fase storica, la capacità di dubitare, di criticare e di disobbedire può essere tutto ciò che si interpone tra un futuro per l’umanità e la fine della civiltà».

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