3.11.23

INFANZIA: SOLO QUESTIONE DI SOLDI!

 

foto Gilan

di Gianni Lannes

L'Italia sprofonda? Quale pedagogia, quale educazione, quale etica? Soltanto una questione di soldoni. Conta solo lo sperpero di denaro pubblico e il relativo giro di mazzette e fondi neri, almeno in Italia.  Tutto si riduce a un giro di quattrini. Il disegno di legge di conversione del decreto 10 maggio 2023 numero 51, reca «disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale»; in totale il PNRR ha stanziato 4,6 miliardi di euro per i servizi per l'infanzia, per la costruzione o il rimodernamento di oltre 2 mila asili nido e scuole materne (dovrebbero essere costruiti 1857 nuovi asili nido e 333 scuole materne). In particolare tale investimento ricomprende progetti in essere per 700 milioni, progetti nuovi per 3 miliardi e contributi per la gestione dei servizi dei nuovi asili e poli dell'infanzia per 900 milioni ha l'obiettivo di creare 264.480 nuovi posti in più entro il 31 dicembre 2025.

Obiettivo centrale dell'intervento - almeno sulla carta - è quello di offrire il servizio del nido a tutti i bambini italiani, indipendentemente da dove risiedano al fine di raggiungere gli obiettivi posti dal Consiglio Europeo di Barcellona 2002: un'assistenza all'infanzia per almeno il 90 per cento dei bambini con meno di tre anni.

Secondo la stessa legge istitutiva del servizio di asilo nido comunale (legge numero1044 del 1971) l'asilo nido nasce come Servizio sociale di interesse pubblico finalizzato «alla temporanea custodia dei bambini per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia ed anche per facilitare l'accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale». A partire dal 2000, ai servizi per la prima infanzia viene riconosciuto un ruolo cruciale, non solo nel sostegno alla genitorialità, ma anche come strumento fondamentale nei percorsi di crescita del bambino.

La povertà educativa si manifesta già nella prima infanzia: per un bambino che cresce in un contesto socio-economico svantaggiato, anche un solo anno di frequenza in un asilo nido di qualità contribuisce a ridurre in modo sostanziale i divari educativi con gli altri bambini?

L'ultima relazione del Governo sul PNRR attesta che la misura relativa agli asili ha scontato una difficile fase di avvio legata alle criticità gestionali e amministrative che hanno messo in crisi la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati per fine giugno; il mancato raggiungimento di tale obiettivo è un campanello d'allarme di assoluta priorità per il nostro Paese, dove l'offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia è una delle più basse dell'Unione europea, se si considera che in Italia solo il 13,7 per cento dei bambini nella fascia 0-2 anni frequenta un servizio per la prima infanzia pubblico o finanziato dal pubblico.

L'Italia è tra i Paesi europei che non sono ancora riusciti a raggiungere l'obiettivo di assicurare i servizi educativi al 33 per cento della fascia d'età 0-2, neppure dodici anni dopo il target stabilito dall'Unione europea (2010). Mettendo assieme offerta pubblica e privata si arriva a malapena a un bambino su quattro. Vi è, inoltre, un enorme divario nella possibilità di accesso ai nidi a seconda di dove la famiglia vive e delle sue condizioni economiche.

Dati Istat indicano che alla fine del 2020 erano attivi in Italia 13.542 servizi educativi per la prima infanzia con oltre 350 mila posti autorizzati al funzionamento, di cui il 49,1 per cento in strutture pubbliche. I posti sono in lieve calo (-2,9%) a causa soprattutto delle sospensioni del servizio nell'intero anno educativo 2020/2021. Diminuiscono le iscrizioni, i mesi di frequenza dei bambini e, quindi, l'ammontare delle rette pagate dalle famiglie. Inoltre, la media nazionale nasconde una marcata eterogeneità regionale: mentre le regioni del Centro-Nord e la Sardegna raggiungono in media valori attorno al 30 per cento, e in alcuni casi (Valle d'Aosta, Umbria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Friuli-Venezia Giulia) superano l'obiettivo europeo, al Sud il tasso di copertura crolla fino a poco più del 10 per cento.

Una recente raccomandazione della Commissione europea (7 settembre 2022) propone di fissare un nuovo target per il 2030: portare almeno al 50 per cento la quota di bambini sotto i tre anni che frequentano servizi educativi di qualità. La Commissione sottolinea inoltre la necessità di garantire un adeguato numero di ore settimanali, anche per consentire la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro, migliorare le condizioni di lavoro del personale impiegato nei servizi educativi, favorire l'inclusione dei bambini con disabilità e di quelli con background migratori o a rischio di povertà ed esclusione sociale. Molte famiglie infatti non iscrivono i figli al nido perché il servizio non è disponibile o è troppo costoso.

Favorire la frequenza del nido da parte di bambini provenienti da famiglie a basso reddito può spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale e incidere positivamente sulla partecipazione al mondo del lavoro, riducendo anche il divario di genere?

Il PNRR, appunto, prevede una spesa di 4,6 miliardi per aumentare l'offerta di strutture per l'infanzia: di questi, 700 milioni per finalizzare la costruzione di asili nido, già prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 dicembre 2020 e ulteriori 2,4 miliardi per nuovi posti di asili nido come previsto dal decreto del Ministero dell'istruzione numero 343 del 2 dicembre 2021. L'applicazione di questa previsione non sarebbe sufficiente a risolvere i problemi legati alla carenza di servizi educativi nella fascia 0-3 anni e alla crescente denatalità. Ad oggi ancora molti comuni non hanno presentato i progetti, nonostante entro il 30 giugno 2023 dovevano partire i lavori dei cantieri.

L'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, in data 29 marzo 2022, ha approvato il Piano di azione italiano sulla "Child Guarantee" (Garanzia infanzia), in attuazione della Raccomandazione del 14 giugno 2021 sul Sistema di garanzia europeo per i bambini e i ragazzi vulnerabili; a seguito della validazione da parte della Commissione, il suddetto Piano è ad oggi operativo, con un finanziamento europeo di 635 milioni di euro, pari al cinque per cento del Fondo sociale europeo plus.

Il presunto benessere dell'infanzia e dell'adolescenza, è il pretesto di una Strategia nazionale basata sul denaro, che trova i suoi assi portanti nel 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la “tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva”, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2022 e, appunto, nel Piano di azione italiano sulla "Child Guarantee".

Questo Piano prevede, tra i suoi obiettivi, l'aumento dei posti a tempo pieno nei nidi e la cancellazione progressiva delle rette per la loro frequenza; l'aumento del servizio di refezione a scuola con la progressiva riduzione delle contribuzioni da parte delle famiglie ai costi di gestione del servizio di mensa e l'estensione delle fasce di gratuità; maggiori interventi finalizzati a rafforzare il benessere psicosociale di bambine e bambini, preadolescenti e adolescenti; più attenzione fin dai primi giorni di vita al benessere delle bambine dei bambini; maggiore sostegno ai minorenni che vivono in contesti di povertà materiale, abitativa, relazionale ed affettiva o che vivono in situazioni di fragilità, come molti minorenni provenienti da contesti migratori o come minorenni con disabilità o che vivono in alcune aree del Paese con pochi servizi, a partire dal Sud.

 

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=infanzia


 



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