di Gianni Lannes
Adriatico: un mare di bombe con effetto ad orologeria. 1316
tonnellate di iprite contenute in 4300 ordigni e 84 mila litri di
arsenico in bidoni metallici. Si tratta di armi chimiche affondate
nell'estate dell'anno 1944 dalle truppe germaniche nel mare di
Pesaro fino a Fano, Gabicce e Cattolica prima della ritirata verso il
Brennero. Giacciono sui fondali marini del Mare Adriatico ad appena 3
miglia dalla costa marchigiana, a 10-12 metri di profondità, ricoperti da un denso
strato di mucillagine.
L'immissione e diffusione
nell’ambiente marino dell’arsenico altera gli ecosistemi e
contamina la catena alimentare? E la combinazione dell'arsenico con
l'iprite? Uno studio dell'Icram risalente all'anno 2006 attesta che
questi veleni sono entrati nella catena alimentare. Insomma, dal mare alle ignare persone: prodotti ittici e frutti di mare assorbono soprattutto arsenico dalle acque in cui vivono. Ma per caso la Regione Marche ha autorizzato l'attivazione di impianti d'acquacoltura nelle aree delle fonti inquinanti e contaminanti?
Le autorità italiane di ogni ordine e grado sono al corrente da tempo della gravissima situazione, ma per non inimicarsi la Germania tacciono omertosamente. Prevenzione? Piuttosto dolo incancrenito.
Gli esseri umani possono essere
esposti all’arsenico principalmente attraverso l’assunzione di
acqua, dove esso è presente in forma inorganica, ma anche tramite
l’aria, le bevande, gli alimenti (principalmente con l’assunzione
di pesce, molluschi, crostacei, carne, pollame, alghe e derivati,
cereali e derivati, riso e derivati, verdure). L’esposizione degli
esseri umani all'arsenico può avvenire anche durante semplici e
diffuse attività come il lavarsi e il nuotare in mare.
Quali sono gli effetti
sulla salute derivanti dall’esposizione cronica all’arsenico? Le
problematiche sanitarie e ambientali determinate dall’arsenico sono
ben note e sono costante oggetto di studi e ricerche. Infatti sul
portale on-line di una delle più importanti biblioteche mediche
internazionali “PubMed”,
digitando “arsenic
drinking water” sono
presenti, alla data del 5 novembre 2024, ben 4818 pubblicazioni scientifiche su
questo specifico argomento.In particolare: "Investigation of total arsenic in fish from the central Adriatic Sea (Italy) in relation to levels found in fisherman's hair", nonché "Bioaccumulation of arsenic species in rays from the northern Adriatic Sea".
L’Agenzia internazionale di ricerca
sul cancro-Iarc (International Agency for Research on Cancer classifica l’arsenico come
elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta
correlazione con diverse patologie oncologiche e in particolare con
il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.
L’esposizione ad arsenico attraverso l’acqua destinata a consumo
umano è stata associata anche a cancro del fegato e del colon. Gli
effetti dell’arsenico sull’epigenoma cellulare potrebbero
spiegare i meccanismi di cancerogenicità di questo elemento e questi
effetti avvalorano la tesi che anche dosi ridottissime di arsenico
possono esercitare effetti negativi sulla salute. L’azione
cancerogena e pro-cancerogena dell’arsenico come di altri metalli è
stata finora indagata essenzialmente in ambito tossicologico,
privilegiando lo studio dei meccanismi genotossici (mutageni) diretti
e indiretti. L’ipotesi più accreditata è che l’arsenico possa
agire come promotore tumorale attraverso la produzione di radicali liberi dell’ossigeno e l’attivazione e/o
ipersecrezione di citochine pro-infiammatorie e fattori di crescita.
Tuttavia, l’arsenico potrebbe esercitare la sua azione cancerogena
anche attraverso meccanismi epigenetici, che determinano
ipometilazione del DNA. I possibili meccanismi di cancerogenicità comprendono:
genotossicità diretta, stress ossidativo, co-cancerogenesi,
inibizione dei sistemi di riparazione del DNA, la promozione della
proliferazione cellulare, ma anche alterazioni della trasduzione del
segnale e alterata metilazione del DNA. A proposito: le correnti marine fin dove hanno condotto questi inquinanti?