BIOGRAFIA

5.11.24

ARMI CHIMICHE NEL MARE DI PESARO!

 


 

di Gianni Lannes

“Sagen was ist”: dire quel che è (il settimanale Der Spiegel in passato ha indicato la strada). 1316 tonnellate di bombe imbottite di iprite e 84 tonnellate di arsenico stipate in fusti e bidoni non sono bruscolini. Nell'estate del 1944 il Sonderkommando Meyer (Wehrmacht) ha affondato queste armi chimiche proibite dalla Convenzione di Ginevra del 1925 ad appena 3 miglia dalla costa pesarese nell'Adriatico centrale. I pericolosi ordigni non sono mai stati recuperati ma in alcuni casi sono stati pescati accidentalmente dagli ignari pescatori che sovente si sono infortunati. Attualmente giacciono su un fondale fangoso ad appena 10-12 metri di profondità in ben 4 aree che si estendono fino a Cattolica e Fano. La Marina Militare tricolore e la Guardia Costiera sono al corrente? I dati ufficiali e i fatti non mentono. Perché si fa finta di niente? Un dettaglio non trascurabile è certo: Roma ha legami solidissimi con Berlino. Arsenico: tossico e cancerogeno anche in piccole quantità fino ad essere letale. Iprite: irritante per organi visivi, vie respiratorie e pelle. Entrambi sono in grado di innescare processi teratogeni e di mutagenesi.


 

La Convenzione di Parigi per la proibizione delle armi chimiche del 1993 mette al bando tale categoria di armi di distruzioni di massa ed istituisce l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) con sede a L'Aja.

Il 25 novembre 2010 è stata indirizzata al Governo italiano da ben 5 cinque deputati della Repubblica italiana l'interrogazione parlamentare numero 4/09713: a tutt'oggi non è giunta risposta e l'iter risulta in corso. Vista e considerata la totale inerzia delle autorità italiane di ogni ordine e grado, ieri ho informato l'ambasciatore tedesco Hans-Dieter Lucas e oggi ho scritto alla ministra dell'Ambiente Steffi Lemke (Verdi). Forse è il caso di mettere al corrente anche il presidente federale della Germania, Frank-Walter Steinmeier che viene in vacanza a Pesaro?

Il monitoraggio delle armi nonché il recupero e la bonifica dei fondali marini ancora presenti in mare è necessario anche per i rapporti dell’Autorità Nazionale del Ministero degli Affari Esteri con l’OPCW delle Nazioni Unite.

Complessivamente sono almeno sei le zone che ancora presentano forti rischi di fuoriuscita di materiale chimico tossico gassoso e solido proveniente da masse metalliche, contenitori, ordigni e residui bellici ancora interrati o depositati nel fondo del mare, anche a pochi metri di profondità. Il contenuto tossico era ed è purtroppo di gravissima pericolosità soprattutto quando è solubile in acqua.

Vale sempre il principio giuridico "chi inquina paga"? La tutela dell'ambiente e della salute umana è un obbligo per qualunque autorità e istituzione. C'è un giudice almeno a Berlino?

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/11/pesaro-armi-chimiche-affondate-dai.html 

https://www.opcw.org/chemical-weapons-convention 

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4-09713&ramo=CAMERA&leg=16 


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