BIOGRAFIA

31.3.13

IL GOLPE CONTINUATO DI NAPOLITANO



Il criminale Henry Kissinger ed il golpista Napolitano



di Gianni Lannes


Nello Stivale comanda sempre lo straniero! Nessuna libertà, altro che democrazia e sovranità. Il governo USA, Obama, le massonerie segrete ed i potentati finanziari anglo-americani dettano sempre legge in Italia. Ed il presidente uscente della Repubblica obbedisce, in attesa che Giuliano Amato (quello che nel 1994 favorì la rapina neolocoloniale del nostro Paese) salga al Quirinale per prenderne il posto. 

Denuncia contro Napolitano



Tutto scritto e programmato da tempo, compresa la finta opposizione di Beppe Grillo, cooptato dall'ambasciatore USA, Ronald Spogli nel 2008. Un incontro di cui Grillo - padrone del Movimento 5 Stelle ma non eletto con i crismi della legalità e della democrazia - non ha mai fatto menzione e su cui non risponde. 

Anche i ciechi, i sordi, e perfino i sassi hanno compreso che l’Italia è nuovamente sotto dittatura. Questa volta non è andato in onda un colpo di Stato violento, proprio come nel novembre 2011, quando il presidente Napolitano tirò fuori dal nulla, Mario Monti, presidente della Commissione Trilaterale europea (una società criminale USA), nonché consulente della società finanziaria di stampo mafioso Moody’s, e lo nominò senza averne i meriti, prima senatore della Repubblica e poi addirittura primo ministro.

30.3.13

BASILICATA: SEGRETI E PERICOLI DEL NUCLEARE ITALIANO (1)






 
Trisaia - centro nucleare - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes

Nel profondo Sud, in Lucania, c’è un luogo chiamato Trisaia (tre aie) su un’altura che sovrasta il fiume Sinni, ad un soffio dal Mar Jonio, dove in un tempo antico si ripulivano le spighe di grano, sfruttando l'azione del vento. Il posto limita il confine amministrativo tra Basilicata e Calabria. Percorrendo la statale 106, ad una manciata di minuti dai paesi di Policoro e Nova Siri, appare quello che non t’aspetti: un centro nucleare, in un’area densamente abitata e coltivata dai contadini. Poco più a nord emergono le miniere di salgemma: qui c’è il Terzo Cavone nell’agro di Scanzano Jonico, dove il 13 novembre 2003, con tanto di decreto legge numero 314, il Governo Berlusconi, per mano del generale Carlo Jean - nominato commissario straordinario per l’emergenza nucleare, calpestando i crismi della legalità e della trasparenza - intendeva realizzare il deposito unico nazionale per i rifiuti atomici. Non più mare, agricoltura a misura umana e pesca, ma scorie radioattive da nascondere nel sottosuolo. La gente di Lucania si ribellò in massa ed il governo del massone deviato, in affari con Cosa Nostra (tessera P 2 numero 1816) fu costretto a rimangiarsi in un solo boccone avvelenato quell’insana decisione.

Tomba atomica - Il popolo tricolore non sa. 40 anni fa lo Stato italiano ha realizzato in Lucania il primo cimitero nucleare, scavando semplicemente delle fosse nella nuda terra e distruggendo per sempre una mirabile area archeologica. I vari governi del Belpaese - pilotati dall'alleato USA - senza informare nessuno, né gli enti locali né tantomeno la popolazione civile, in maniera decisamente criminale, calpestando leggi e normative di sicurezza, allestirono la prima tomba a cielo aperto degli scarti dell'atomo letale.

Passano i decenni e si fa sempre finta di niente. Questa zona in riva al Golfo di Taranto (su cui lo Stato in barba al buon senso, ha recentemente rilasciato autorizzazioni per trivellare idrocarburi a tutto spiano) - come ben sanno tutte le autorità istituzionali e sanitarie a livello nazionale, regionale e provinciale - è contaminata anche a seguito di esperimenti e svariati incidenti di cui non è mai stata notiziata né la Prefettura di Matera né l'Autorità Giudiziaria. Soltanto in seguito ad una circostanziata denuncia di un medico, il dottor Morano, decollarono le indagini, grazie soprattutto alla determinazione di un giudice autoctono, Nicola Maria Pace (scomparso prematuramente). Accanto al giudice c'era Angelo Chimienti (anche lui morto improvvisamente) che più di tutti e prima di tutti ha denunciato e documentato questa barbarie. 

26.3.13

BARILLA: ARMI IN PASTA DAL 1979




Il banchiere Gratian Anda, comproprietario di BARILLA
 
di Gianni Lannes


Affari, morte, malattie, insabbiamenti di Stati sotto controllo NATO e multinazionali del crimine. Più di tutto: un passato da occultare a tutti i costi, fino a negare l’evidenza e a minacciare chi osa raccontare la verità. Vero Barilla? E' così Mariconda? Guai a toccare i “potenti” parmigiani e gli onnipotenti svizzeri. E’ un tabù. Altro che mulino bianco: cibo industriale ed armi sovente vanno a braccetto. Dal 1979 con una prima iniezione di ben 10 milioni di dollari versati da Hortense Bührle (il padre era al soldo di Hitler), il clan svizzero Anda-Bührle, già padrone della multinazionale di armamenti Oerlikon-Contraves, diventa comproprietario della Barilla che fabbrica pasta, biscotti e merendine. 

Parola di Beppe Grillo - Nel 2006 la Feltrinelli pubblica il libro Tutto il Grillo che conta. Autore lo stesso Beppe Grillo. Si tratta di "dodici anni di monologhi, polemiche, censure. A pagina 75, è scritto testualmente: "C'è una ditta seria come la Barilla, i proprietari sono seri. Luca, Paolo e Guido. Sono tre brave persone. Io pensavo che fossero i titolari della Barilla. Hanno il 51 per cento, perché il 49 per cento della Barilla è di Walter Wurth, il più grande commerciante di armi pesanti d'Europa. Wurth fa carrarmati, mitra e lanciafiamme. E quando gli hanno detto ai Barilla: "Ma che cazzo di socio vi siete presi?", loro hanno detto: "Eh, ma anche lui a suo modo fa i bomboloni...". Allora, perché io devo non sapere che se compro un biscottino, un saccottino, una cosa con la marmellatina, metà dei mei soldi vanno a finanziare la guerra in Bosnia? Non ho questa informazione che me lo dice...".

25.3.13

BARILLA: ARMI IN PASTA





di Gianni Lannes


Filantropia? Hanno la memoria corta, sono allergici alla democrazia, non tollerano la libertà critica, e si atteggiano a padroni del mondo. 

Questa è la storia di una verità indicibile, anzi di un tabù: la Barilla è di proprietà per una buona fetta di fabbricanti svizzeri di armamenti che hanno sperimentato - per anni - proiettili imbottiti di micidiale uranio impoverito (genotossico e cancerogeno), inquinando il territorio italiano e compromettendo la salute dell'ignara popolazione civile.

proiettili all'uranio impoverito - foto Gilan
 
Il marchio italiano non è solo pasta e tarallucci del mulino dorato, bensì una "magica unione" di finanziatori ed alleati, pardon soci con un portafoglio ingombrante di produttori e venditori di armi: ad esempio il micidiale cannone 20 millimetri (Oerlikon) adottato con furore da Hitler e in seguito dai dittatori di mezzo mondo. Anda-Bührle & Barilla: una saga di famiglie d’altri tempi. 

La Svizzera lava più bianco? Da 34 anni dietro, o meglio dentro, l'azienda parmense, c'è un clan di famigerati produttori elvetici di armamenti, già in affari fiorenti con il nazismo e poi, dispensatori di strumenti di morte nel Terzo mondo.

Generazioni e identità accomunate dal senso della produzione e vendita al miglior offerente, ingraziandosi il consenso popolare mediante pubblicità dilagante sui mass media. Occhio, non è tutta d’un pezzo la proprietà: la ditta parmigiana in attività dal 1877 non è quotata in borsa, ma vanta un socio storico imbarazzante. Per dirla con uno spot che addomestica le coscienze: “scopri il mondo di casa Barilla, iscriviti e diventa protagonista”. Detto e fatto: gratta… gratta vai a fondo. L’accordo della serie latina “pecunia non olet”, risale al passato remoto, appena sbianchettato. Infatti, nell’anno 1979 Hortense Bührle (maritata Anda) - figlia del famigerato Emil Georg (al soldo di Hitler) e sorella del criminale Dieter (responsabile della morte in Africa di migliaia e migliaia di innocenti, prevalentemente donne e bambini, come accertato dall’Onu) nonché madre dell’ingegnere Gratian - investe 10 milioni di dollari per acquistare il 15 per cento della nota marca emiliana. 

23.3.13

LOBOTOMIA GENERALE



di Gianni Lannes

Per la cronaca l’Ibm (potente azienda nordamericana), già in lucrosi affari col nazismo, è dagli anni Ottanta che testa il microchip da impiantare agli esseri umani per controllarli automaticamente e definitivamente. Il brevetto è stato depositato negli USA nel remoto 1995. 

Mentre va in onda quotidianamente la disinformazione pilotata e l’intrattenimento che istupidisce, vale a dire il rimbambimento collettivo, gli esperimenti procedono alacremente: squadre specializzate di guastatori neuronali e scoordinatori mentali sono all’opera in Europa e specialmente in Italia! Gli esperimenti, ovviamente sono coperti dal segreto di Stati e multinazionali del crimine. Gente, sveglia dal letargo, prima che sia troppo tardi.

21.3.13

IL CORPO UMANO: MONOPOLIO DELLO STATO






di Gianni Lannes

Il corpo dell’essere umano non è intangibile, non è sacro, e non è di proprietà della persona che lo indossa. Infatti, in Italia dal 1999, grazie alla legge numero 91, si prelevano gli organi al momento della morte, anche se da vivi non è stato mai espresso l’assenso: è sufficiente non averlo rifiutato espressamente. In altri termini, il consenso si presume, giacché vale la norma grottesca, anzi  incostituzionale, appunto, del silenzio-assenso. E non vale l’eventuale opposizione dei familiari all’espianto di organi, da un corpo nel quale batte ancora il cuore, pur essendone stata dichiarata la morte cerebrale. Insomma, va in scena in camera operatoria un crimine legalizzato a tutti gli effetti dall’Autorità per eccellenza che detiene anche e soprattutto, il monopolio “legale” della violenza.

Anche in Gran Bretagna (dal 1986), Stati Uniti d’America e Svezia (dal 1987) è possibile espiantare organi, ma là, almeno, è obbligatorio il consenso ineludibile dei parenti.

ADDIO A PIETRO MENNEA, LA FRECCIA DEL SUD





 di Gianni Lannes

Pietro Mennea è volato via: il più grande velocista italiano nella storia dell’atletica internazionale. A 61 primavere un male incurabile l’ha strappato alla vita, in un triste giorno di primavera. Era nato in riva al mare Adriatico nella nostra amata e dolorosa Puglia.

Primatista mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo di 19"72, Mennea detiene tutt'ora il record europeo e fu medaglia d'oro nella specialità alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Partecipò alla rassegna da studente in scienze politiche e polverizzò il precedente record che apparteneva a Tommie Smith. Un altro nordamericano, Michael Johnson gli strappò il primato alle Olimpiadi di Atlanta, nel 1996.



Nato a Barletta il 28 giugno 1952, era avvocato ma si era laureato anche in Scienze politiche, Scienze motorie e Lettere. Dal 1999 al 2004 è stato anche eurodeputato. Soprannominato la "Freccia del sud",  Mennea è stato anche straordinario staffettista e ha pure trovato fortuna nei 400 metri piani. Stamattina, però, ha perso la sua gara più importante.
Mennea ha conquistato un oro e due bronzi olimpici, un argento e un bronzo ai Mondiali, tre medaglie d'oro, due d'argento e una di bronzo ai campionati europei. Il suo 19"72 sui 200 è ancora record europeo e naturalmente italiano. Talento puro e allenamento a perdifiato. Aveva un cuore straordinario: un essere umano d'una bontà e d'una sincerità d'altri tempi.



Qualcosa di personale che non avrei mai voluto scrivere, sul filo dei ricordi e delle lacrime che rigano ora la tastiera. Un uomo eccezionale che muore in silenzio e lascia un vuoto incolmabile!




Grazie PIETRO: ineguagliabile campione dello sport e di umanità, uomo di un'Italia d'altri tempi! Ci hai fatto piangere ancora… con il tuo ultimo scatto verso il Paradiso!



18.3.13

SICILIA INDIMENTICABILE





di Gianni Lannes

Rotta sempre più a sud, verso oriente, alla ricerca di tesori di storia e natura poco noti. A metà strada tra Siracusa e Capo Passero, a sud est di Noto. Il suo nome è Vendicari, un litorale ad un tiro di schioppo da Marzamemi, trasformato in riserva naturale. L’area stava per essere venduta ad una società pronta a costruire un gigantesco residence lussuoso in riva al mare, esclusivamente per turisti nababbi. Ma per una volta ha prevalso la lungimiranza o forse il buon senso. L’oasi è gestita dall’Azienda regionale foreste demaniali.


Oasi di Vendicari - foto Gilan


Insomma, qualcosa che non ti immagini se hai negli occhi le ferite industriali di Augusta-Priolo o peggio ancora Gela. Quel paradiso in terra tra cielo e mare, prima che sbarcasse la nefasta politica delle cattedrali del deserto.

Quando s’approssima l’autunno l’antica tonnara ellenica, la torre sveva d’avvistamento, la chiesa bizantina, l’area archeologica, la salina e i pantani affollati di aironi ritrovano un’atmosfera sospesa nel tempo.


Vendicari - foto Gilan

VATICANO: L’IMPERO FUORILEGGE DEL MATTONE


San Pietro - foto Gilan


di Gianni Lannes

In Italia la legge non è uguale per tutti. Le controprove? Un esempio a portata d’orizzonte. Il patrimonio di San Pietro: ancora e sempre esentasse. Uno Stato nello Stato tricolore che non paga nulla e vive in maniera parassitaria, succhiando il sangue degli ignari contribuenti, non solo mediante l’8 per mille, ma soprattutto attraverso ininterrotte elargizioni statali di denaro pubblico fuori controllo. Mica c’è solo l’Imu che non sborsano: non pagano neanche una tassa, né a titolo d’esempio il consumo di acqua o lo smaltimento dei rifiuti e la depurazione fognaria. Pagano sempre e soltanto quei fessi di italioti. Altro che crisi. 

San Pietro, grazie alle strabilianti operazioni dello Ior - annessi e connessi in Italia e nel resto del mondo - vive di rendite, speculazioni ed affari con le mafie intercontinentali. A titolo di riferimento documentato: il 29 settembre 1978, l’allora Papa Giovanni Paolo I (Albino Luciani), si accingeva fare piazza pulita  licenziando in primis il gran corrotto monsignor Paul Marcinkus, a capo della banca vaticana in affari addirittura con Cosa Nostra. Invece, durante la notte tra il 28 ed il 29 settembre fu avvelenato da una dose di digitalina  - non lascia tracce nel sangue - che causò un infarto del miocardio. Insomma: una finta morte naturale. E così la potente massoneria eliminò chi voleva cambiare le cose. C'è un libro documentato sul caso dell'avvelenamento di Papa Luciani, scritto da David Yallop e pubblicato nel 1984 (a Londra dalla casa editrice Jonathan Cape), dal titolo In God's name. 

17.3.13

ARGENTINA: OPERAZIONE MASSACRO





di Gianni Lannes


Omaggio a un grande del giornalismo investigativo, un genere desueto ed assolutamente scoraggiato in Italia, anzi non più praticato seriamente. 

Rodolfo Walsh è stato un memorabile giornalista di caratura mondiale, assassinato come altre migliaia di persone, dagli squadroni della morte il 25 marzo 1977, per ordine del generale Videla, appoggiato dalla Chiesa Cattolica, anzi mentre le alte gerarchie ecclesiastiche, compreso Jorge Mario Bergoglio (il nuovo Papa) erano proprio distratte.

Il mitico Gabriel Garcia Marquez lo chiamava così: «L’uomo arrivato prima della CIA» per aver sventato da cronista, un complotto dei servizi segreti. 

AMERICA LATINA: I SEGRETI DELL'ORRORE USA





di Gianni Lannes

Ecco le prove: l'archivio segreto degli orrori degli Stati Uniti d'America negli anni '70. Ma che piacevole sorpresa. Quanto è striminzito il mondo affaristico: una tela del ragno. Il Presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale in pompa magna, come se migliaia di persone notoriamente ammazzate per ordine di Kissinger fossero bruscolini.

Enrico Sassoon (co-fondatore di Casaleggio Associati)

Henry Kissinger, esatto, proprio lui: il criminale mondiale su cui pende un mandato di cattura internazionale che però nessuno osa arrestare. L’ex braccio destro di Richard Nixon ha partecipato, tra l’altro ad una conferenza organizzata dall’Aspen Institute Italia (di cui è membro Enrico Sassoon, fondatore della Casaleggio Associati, società che dirige Beppe Grillo), al fianco di Napolitano, Tremonti, Elkann, eccetera. Quante interconnessioni da portare in luce.

Aspen Institute Italia (finanziato da David Rockefeller): Kissinger, Napolitano, Tremonti, Elkann...

Mister Kissinger è il mandante dell’omicidio dello statista italiano Aldo Moro, barbaramente assassinato il 9 maggio 1978, alle ore 10 circa, in un palazzo di via Caetani a Roma (nel cuore della capitale tricolore dalle parti del ghetto ebraico). Giulio Andreotti e Francesco Cossiga vantano un'imperdonabile responsabilità.