di Gianni Lannes
Affari, morte, malattie, insabbiamenti di Stati
sotto controllo NATO e multinazionali del crimine. Più di tutto: un passato da
occultare a tutti i costi, fino a negare l’evidenza e a minacciare chi osa
raccontare la verità. Vero Barilla? E' così Mariconda? Guai a toccare i “potenti” parmigiani e gli onnipotenti
svizzeri. E’ un tabù. Altro che mulino bianco: cibo industriale ed armi sovente vanno a
braccetto. Dal 1979 con una prima iniezione
di ben 10 milioni di dollari versati da Hortense
Bührle (il padre era al soldo di Hitler),
il clan svizzero Anda-Bührle, già
padrone della multinazionale di armamenti Oerlikon-Contraves,
diventa comproprietario della Barilla che fabbrica pasta, biscotti e merendine.
Parola di Beppe Grillo - Nel 2006 la Feltrinelli pubblica il libro Tutto il Grillo che conta. Autore lo stesso Beppe Grillo. Si tratta di "dodici anni di monologhi, polemiche, censure. A pagina 75, è scritto testualmente: "C'è una ditta seria come la Barilla, i proprietari sono seri. Luca, Paolo e Guido. Sono tre brave persone. Io pensavo che fossero i titolari della Barilla. Hanno il 51 per cento, perché il 49 per cento della Barilla è di Walter Wurth, il più grande commerciante di armi pesanti d'Europa. Wurth fa carrarmati, mitra e lanciafiamme. E quando gli hanno detto ai Barilla: "Ma che cazzo di socio vi siete presi?", loro hanno detto: "Eh, ma anche lui a suo modo fa i bomboloni...". Allora, perché io devo non sapere che se compro un biscottino, un saccottino, una cosa con la marmellatina, metà dei mei soldi vanno a finanziare la guerra in Bosnia? Non ho questa informazione che me lo dice...".
Il 3 dicembre 2009, il settimanale Sette, edito dal quotidiano Il Corriere della Sera, ha pubblicato un'intervista a Guido Barilla. Il presidente dell'omonima multinazionale, ha minimizzato sul punto degli armamenti, a questa domanda - "Ancora Grillo. Ha raccontato del vostro socio-azionista al 15%, Anda-Burle, che produce armi - ha risposto così: «Altre balle. Roba vecchia».
Come al solito si nega l'evidenza schiacciante. Chissa se la Barilla avrà citato in giudizio Grillo per il danno di immagine. Comunque, i fatti conclamati smentiscono la vulgata barilliana: prove all’aria aperta di munizionamento da guerra: così per vedere l’effetto che fa. Tanto chi controlla i controllori?
Parola di Beppe Grillo - Nel 2006 la Feltrinelli pubblica il libro Tutto il Grillo che conta. Autore lo stesso Beppe Grillo. Si tratta di "dodici anni di monologhi, polemiche, censure. A pagina 75, è scritto testualmente: "C'è una ditta seria come la Barilla, i proprietari sono seri. Luca, Paolo e Guido. Sono tre brave persone. Io pensavo che fossero i titolari della Barilla. Hanno il 51 per cento, perché il 49 per cento della Barilla è di Walter Wurth, il più grande commerciante di armi pesanti d'Europa. Wurth fa carrarmati, mitra e lanciafiamme. E quando gli hanno detto ai Barilla: "Ma che cazzo di socio vi siete presi?", loro hanno detto: "Eh, ma anche lui a suo modo fa i bomboloni...". Allora, perché io devo non sapere che se compro un biscottino, un saccottino, una cosa con la marmellatina, metà dei mei soldi vanno a finanziare la guerra in Bosnia? Non ho questa informazione che me lo dice...".
Il 3 dicembre 2009, il settimanale Sette, edito dal quotidiano Il Corriere della Sera, ha pubblicato un'intervista a Guido Barilla. Il presidente dell'omonima multinazionale, ha minimizzato sul punto degli armamenti, a questa domanda - "Ancora Grillo. Ha raccontato del vostro socio-azionista al 15%, Anda-Burle, che produce armi - ha risposto così: «Altre balle. Roba vecchia».
Come al solito si nega l'evidenza schiacciante. Chissa se la Barilla avrà citato in giudizio Grillo per il danno di immagine. Comunque, i fatti conclamati smentiscono la vulgata barilliana: prove all’aria aperta di munizionamento da guerra: così per vedere l’effetto che fa. Tanto chi controlla i controllori?
Il 15 gennaio del 2001, Il Corriere del Ticino ha
riportato la notizia secondo la quale “erano in corso accertamenti su
circostanze e possibili conseguenze dei test con munizioni all'uranio
impoverito effettuati negli anni Settanta dalla Contraves, nel comune svittese
di Unteriberg”. L’allarme e i controlli nell’azienda delle armi scattarono
quando si venne a sapere che l’allora direttore del poligono di tiro della Contraves
era malato di leucemia. Secondo il
Dipartimento Federale della Difesa Svizzero, "i bombardamenti in Kosovo nel 1999
con munizioni contenenti uranio impoverito furono possibili proprio grazie alla
produzione che la Contraves aveva iniziato negli anni ’70". I bombardamenti aerei dall'Italia erano stati autorizzati - dentro la cornice NATO (una foglia di fico) - dall'allora primo ministro Massimo D'Alema.
Qualche anno più tardi - nel 2005 - alcuni giornalisti della radiotelevisione svizzera di lingua italiana, Dinorah Herz, Enrico Pettinelli e Marco Tagliabue, hanno realizzato un’indagine sull'aumento di tumori, malformazioni e leucemie riscontrate negli abitanti di questo cantone svizzero. In loco, infatti, si trova un poligono militare della Oerlikon Contraves. Singolare coincidenza: la stessa holding elvetica ha effettuato a pagamento (verso lo Stato italiano che ha coperto gli esperimenti con il segreto di Stato) per decenni le sue sperimentazioni decisamente massicce anche in Sardegna e precisamente a Perdasdefogu – Salto di Quirra.
Il Poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra (Pisq) si trova tra Cagliari e Nuoro, nella parte sud-orientale dell'isola, dove si estende un vasto altopiano chiamato «Su Pranu», meglio conosciuto come «Salto di Quirra». La base è divisa in due grandi sottosistemi: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il Comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo, dove ha sede il distaccamento del Pisq. Il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12000 ettari. Il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2000 ettari e si estende per quasi 50 chilometri lungo il tratto sudorientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista e Capo San Lorenzo.
Qualche anno più tardi - nel 2005 - alcuni giornalisti della radiotelevisione svizzera di lingua italiana, Dinorah Herz, Enrico Pettinelli e Marco Tagliabue, hanno realizzato un’indagine sull'aumento di tumori, malformazioni e leucemie riscontrate negli abitanti di questo cantone svizzero. In loco, infatti, si trova un poligono militare della Oerlikon Contraves. Singolare coincidenza: la stessa holding elvetica ha effettuato a pagamento (verso lo Stato italiano che ha coperto gli esperimenti con il segreto di Stato) per decenni le sue sperimentazioni decisamente massicce anche in Sardegna e precisamente a Perdasdefogu – Salto di Quirra.
Il Poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra (Pisq) si trova tra Cagliari e Nuoro, nella parte sud-orientale dell'isola, dove si estende un vasto altopiano chiamato «Su Pranu», meglio conosciuto come «Salto di Quirra». La base è divisa in due grandi sottosistemi: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il Comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo, dove ha sede il distaccamento del Pisq. Il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12000 ettari. Il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2000 ettari e si estende per quasi 50 chilometri lungo il tratto sudorientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista e Capo San Lorenzo.
Esattamente in Sardegna dove i casi di tumori, leucemia e
malformazioni sono lievitati dal 1977 in modo esponenziale tra gli ignari abitanti
dei paesi che circondano il poligono militare. Allora, i tre giornalisti
svizzeri hanno intervistato il generale
Molteni (che all'epoca dirigeva il poligono militare di Quirra) per sapere
i possibili collegamenti tra i due casi con l'uranio impoverito, che alla luce dei fatti erano evidenti ma non per il Generale. Lui non era d'accordo e l’ha sparata
molto grossa: «Cominciassero a fare degli studi
genetici e che non vogliono dire che qui sono tutti parenti. Si chiamano tutti
Carta e Lai, si sposano tra cugini, fratelli». Secondo l'alto ufficiale "la sindrome
di Quirra non è altro che un caso di endogamia". In
altri termini: una balla colossale pronunciata dall’alto graduato. La
trasmissione, comunque, andò in onda sulla rete svizzera di lingua italiana il
10 febbraio 2005. Effetti in Italia? Il silenzio assordante! Un generale così meriterebbe un processo per direttissima.Invece: onore e gloria sui morti altrui, civili e militari.
Ergo, una sciocchezza italiota: pure in quel cantone svizzero si sono sposati tra di loro, così in Iraq e pure nei Balcani si sono coniugati tra loro creando quattro incredibili situazioni - divise su due continenti - di endogamia. Eppure le Autorità dello Stato e della NATO sanno che non si tratta di stupidaggini, bensì di esplosioni di uranio impoverito, disperso nel territorio ed altro ancora!
Sindrome
di Quirra - Si chiama
così la malattia che nella vastissima area occupata dal poligono militare più
grande d'Europa, tra Barbagia e Ogliastra, nella Sardegna centrale, uccide
civili e militari e fa nascere bambini deformi. Agnellini con orecchie al posto
degli occhi, bambini nati senza il cervello, rilevazioni di radioattività. Se
si esclude la scena di un film dell’orrore il pensiero corre magari a qualche
paesino sperduto presso Chernobyl. Invece siamo in Sardegna, la regione che «…ha
subito e continua a subire la peggiore colonizzazione militare della storia
italiana”, come testimonia Mariella Cao,
storica portavoce del Coordinamento Sardo “Gettiamo le Basi”.
Nel mirino - Signora
Cao cos’è il Salto di Quirra? «Il
poligono Salto di Quirra, chiamato anche di Perdas de Fogu (in lingua sarda
pietre di fuoco; n.d.r.), è il poligono più grande d’Europa, il fiore
all’occhiello delle forze armate italiane. Usato, però, non solo dalle forze
armate ma dato in affitto alle varie multinazionali delle armi, che lo usano
come palestra per fare esperimenti, test, collaudi, come show-room per vendere
armi, per far vedere come funzionano bene razzi e missili! Quindi ha questo
doppio ruolo civile, per così dire, e militare, cioè messo a disposizione dell’industria
militare. Da questa specie di affitto il poligono ricava, cioè il Ministero
della Difesa, un fiume di miliardi, perché affittare un poligono costa, e costa
tanto. Normalmente ci sono due, tre imprese che hanno in affitto parti diverse
del poligono. Di quello che succede, in gran parte se ne sa poco o niente.
Quello che si sa è che in questa popolazione, cioè in questa frazione di
Quirra, che è incuneata tra il lato a mare e il lato a terra di questo
poligono, si registrano a partire dal 1998 (il primo allarme) ad oggi, su 150
abitanti 20 casi di leucemia o tumori al sistema emolinfatico. Ormai in
Sardegna è nota come la Sindrome di Quirra, perché sono le stesse patologie
della cosiddetta sindrome del Golfo e dei Balcani. I dati ufficiali, che abbiamo
strappato con una lotta durata anni, prendono in esame solo la mortalità. La
mortalità, sempre per tumori al sistema emolinfatico, ammonta a 14 casi, 20 con
gli ammalati. In un altro paese, Escalaplano, situato sul lato Ovest, nel
confine interno del poligono, contiamo 14 bambini nati con gravissime
malformazioni genetiche. Ma sono gli stessi militari a fare da cartina da
tornasole. Tra militari che hanno prestato servizio nel poligono di Quirra
contiamo 17 casi, sempre da tumore da sindrome di Quirra».
Da
cosa sono provocati questi tumori e queste malformazioni?
«Subito si è pensato all’uranio.
L’attenzione, però, all’inizio si è puntata sui casi dei militari reduci dalle
zone di guerra che rientravano, visto che la Brigata Sassari è sempre in prima
linea. Nella prima guerra mondiale è stata usata come carne da macello, adesso
sempre in prima linea come carne da radiazione. Quindi all’inizio l’attenzione
era rivolta soprattutto sui militari che rientravano dai Balcani. La famiglia
del militare Salvatore Vacca (prima vittima della “sindrome dei Balcani”,
n.d.r.), infatti, ha sempre sostenuto che la leucemia che ha ucciso Salvatore
nel 1999 è stata provocata dall’uranio. Quasi subito parla un’altra famiglia,
denunciando il caso del proprio famigliare colpito dalla stessa malattia, che
però aveva prestato servizio solo a Capo Teulada. Da lì l’attenzione. Se lo
usano nei Balcani, è possibile infatti che lo abbiano usato in Sardegna, perché
in Sardegna vengono ad allenarsi e ad addestrarsi gli eserciti di mezzo mondo,
in primis gli Stati Uniti, che hanno in loro dotazione, come armamento
standard, il munizionamento all’uranio. Le esercitazioni in Sardegna si fanno
con vero munizionamento da guerra. L’Italia, almeno ufficialmente, non dovrebbe
averne (di armamentario all’uranio, n.d.r.), però il problema non è l’Italia è
soprattutto l’uso da parte degli altri eserciti (stranieri, n.d.r.). A Quirra
il problema è che il poligono viene usato soprattutto da imprese private.
Quindi, al segreto militare si somma il segreto industriale. Se di quello che
fanno i militari un minimo di informazione c’è, perché è dovuta per legge, di
quello che fanno le imprese private non se ne sa niente, e poco o niente ne
sanno anche i militari. Perché queste aziende private si limitano ad
autocertificare che è tutto in regola, però nessuno controlla questa
autocertificazione delle imprese. E come risulta ormai ufficialmente dagli atti
della Commissione Senato, il segreto industriale supera e scavalca il segreto
militare».
A
quali imprese private fa riferimento? «Si va dall’Alenia, alla Fiat, all’Oto-Melara, all’Iveco, al Consorzio
Eurosan europeo, all’Aerospatiale, insomma il gotha dei produttori di armi. Una
di queste società, la Oerlikon Contraves
S.p.A, che ha il suo stabilimento in Svizzera, ha usato e fabbrica armi
all’uranio, come risulta da quello che è successo in Svizzera. E la Oerlikon Contraves S.p.A è uno dei
migliori clienti del poligono di Quirra».
Senza
risposta - Dalla quattordicesima alla diciassettesima
legislatura corrono 9 anni. Ebbene, dopo questo lasso di tempo, il Governo
italiano (al plurale: centro, destra & sinistra) non ha fornito uno
straccio di risposta sensata. Infatti, l’allora senatore dei Verdi Mauro
Bulgarelli ha presentato il 12 maggio 2004 (seduta 466), l'interrogazione
a risposta scritta 4-10006:
«BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro
della salute. - Per sapere - premesso che: il poligono Interforze Salto di Quirra-Capo San
Lorenzo il più vasto poligono d'Europa che si estende per 11.600 ettari
nell'entroterra e 1.100 ettari lungo la fascia costiera (San Lorenzo). Le zone
interdette o pericolose per la navigazione, annesse alla base militare, seguono
quasi una linea retta che va da Siniscola a Castiadas, oltrepassano le acque
territoriali e si estendono in acque internazionali impegnando oltre 2.800.000
ettari, una superficie che supera quella dell'intera Sardegna (kmq 23.821);
il «Poligono sperimentale di addestramento
interforze del Salto Quirra», è suddiviso in due grandi e complessi
sottoinsiemi: un «poligono a terra» con sede a Perdasdefogu e «un poligono a
mare», con sede a Capo San Lorenzo. Il primo occupa una superficie di circa 12
mila ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, partendo
dai confini sud-orientali dell'abitato di Perdasdefogu, arriva quasi ai margini
della baia di Capo San Lorenzo. Il secondo occupa invece una superficie di 2000
ettari e si estende per quasi 50 chilometri lungo il tratto orientale della
costa compreso tra Capo Bella Vista a nord (Arbatax) e Capo San Lorenzo a sud
(Villaputzu);
il poligono è adibito anche alla sperimentazione e
al collaudo di siluri e materiale esplosivo da guerra; non è ben chiaro quante
e quali armi si siano sperimentate in questo territorio, è però noto che non
sono state provate solo armi del nostro esercito, ma anche armi di nazioni
alleate e perfino di nazioni come la Libia;
il poligono è utilizzato, oltre che da Aeronautiche,
Eserciti e Marine Nato, anche da ditte private costruttrici di sistemi d'arma.
Funziona come grande fiera mercato dove industrie private effettuano prove,
sperimentano e collaudano missili, razzi, armamenti e materiali da guerra e
conducono organismi militari stranieri, i potenziali clienti, per le dimostrazioni
promozionali delle armi prima degli acquisti;
nel primo semestre del '98 è stato impegnato dalla
Fiat e dall'Alenia per complessive 244 giornate su 181 (più ditte private
affittano spesso negli stessi giorni lotti diversi dello sterminato poligono).
Nel costo di tale spazio sperimentale, circa 60-80 milioni al giorno, è incluso
il diritto d'uso del mare sardo come bersaglio e discarica di missili e razzi
di vecchia e nuova generazione;
l'intensa attività del poligono pone enormi problemi
di ordine ecologico ed in termini di salute pubblica, in particolare da quando
sono iniziate le sperimentazioni di munizioni radioattive ad uranio impoverito;
il moltiplicarsi dei morti per leucemia o sindrome
di Hodgkin, decine di casi manifestatisi in pochi anni, distribuiti in un'area
nella quale sono presenti solo cinquemila abitanti, in una zona altrimenti
incontaminata dove al tramonto si possono osservare i fenicotteri, il Sarrabus,
a circa 80 chilometri da Cagliari, hanno fatto parlare di sindrome di Quirra;
quasi tutte le vittime hanno in comune il fatto di
aver lavorato all'interno del poligono di tiro per una ditta, la Vitrociset,
che si occupa della manutenzione delle apparecchiature interne, o di aver
lavorato o vissuto nelle campagne circostanti. Le persone colpite sono di tutte
le età, compresi alcuni bambini. Ma anche i ragazzi che hanno prestato il
servizio militare nella base militare di Quirra-Perdasdefogu o a Teulada; una
dozzina sarebbero i casi accertati;
all'inizio di questa vicenda, con i primi casi di
morti sospette segnalati nel 2000, pareva che ad essere colpiti dal male
fossero reduci dai Balcani e dalle altre guerre umanitarie. Ma l'aumentare del
numero dei ragazzi morti di leucemia o tumore, ha fatto emergere un dato comune
anche a chi in zone di guerra non c'è mai stato: tutti avevano fatto il
servizio militare nella base militare di Quirra-Perdasdefogu o a Teulada.
L'ultima recente vittima: il venticinquenne Antonio Vargiu, che aveva prestato
servizio di leva a Capo San Lorenzo;
da tempo diverse persone, abitanti della zona, il
comitato Gettiamo le basi, i medici di base di Villaputzu, cercano di far luce
sulla questione, sono stati svolti seminari ed incontri per informare gli
abitanti del paese, sono stati eseguiti diversi prelievi ed analisi del
terreno: è stata rilevata la presenza di uranio impoverito e cesio 136 ma, come
è facile immaginare è molto difficile avere chiare informazioni sull'argomento;
neanche il sindaco del paese, per quanto tenti le vie istituzionali, riesce ad
ottenere risposte esaustive circa la natura e la gravità del problema;
una
sentenza del Tribunale di Venezia dice a chiare lettere che a Quirra si muore
di uranio impoverito sin dal 1977;
oltre ai rischi connessi alle sperimentazioni, per
così dire di routine, vi sono quelli connessi a incidenti che, sfortunatamente,
sono stati nel passato frequenti e gravi;
nel maggio 1998 (i due quotidiani dell'isola hanno
dedicato pagine intere in data 28, 29, 30 maggio 1998). I missili furono
recuperati nelle acque di Arbatax dopo giorni di ricerche: costituivano un
pericolo, cioè erano carichi d'esplosivo;
a Maggio è avvenuto un (nuovo) «imprevisto» lancio
di Hawk in base al programma reso noto alla Regione. Le norme in vigore
impongono infatti che la programmazione semestrale sia obbligatoriamente
proposta all'esame del Comitato Misto Paritetico e ottenga il parere favorevole
della componente regionale, ma le attività concordate con i rappresentati della
Regione sono state disattese ricorrendo ad una sorta di «variante in corso
d'opera», verosimilmente senza dare alcuna comunicazione all'organismo
istituzionalmente preposto «all'armonizzazione delle esigenze della Difesa con
le esigenze della società civile»;
i parametri di sicurezza proposti sono risultati
inattendibili o, peggio, inefficaci. Le prerogative dei rappresentanti della
Regione Sardegna sono state raggirate con una scappatoia legale: un'ordinanza
dello scorso febbraio, firmata dalle Capitanerie del porto di Cagliari e
Arbatax, dal Comando militare della Sardegna e dal Comando del Poligono, ha
dato il via libera ai lanci di missili Hawk per il mese di giugno. Il ricorso
alle ordinanze «con le stellette» è uno dei vari modi di eludere e vanificare i
controlli democratici imposti dalle leggi, 24 dicembre 1976, n. 898, 2 maggio
1990, n. 104 recanti norme in materia di servitù militari. Un altro sistema di
uso corrente è l'impiego della dicitura «periodo da definirsi» in sostituzione
delle date precise, obbligatorie per legge, entro cui effettuare i vari tipi di
attività. Grazie a queste ambiguità, il poligono Salto di Quirra si è
aggiudicato per il semestre in corso la straordinaria opportunità di effettuare
a totale piacimento senza limiti di durata, senza obbligo di programmare un
calendario, lanci ininterrotti di missili Aster 30, Kormoran, Iris-T nonché
test di materiali esplosivi e voli addestrativi di Tornado per sei mesi su sei;
le conseguenze dell'intensificazione delle attività
militari sono davanti agli occhi di tutti: quattro missili «difettosi»
nell'arco di due mesi, quattro catastrofi rasentate (un incidente, non rilevato
dalla stampa, si è verificato il 7 maggio: un missile fuori controllo è stato
fatto esplodere in volo ed è ricaduto nell'area del poligono esponendo a gravi
rischi il personale civile e militare);
pezzi del missile Aster 30 sono precipitati
nell'aprile del 2003 in un ovile di Villasalto, che le forze armate hanno
tentato di recuperare con inusuale solerzia e determinazione. «Il pezzo di
missile ritrovato dopo un mese di intense ricerche» ha denunciato con
comunicato il Comitato sardo gettiamo le Basi «appare diverso nelle foto
pubblicate sulla stampa»;
sussistono ancora troppi interrogativi sul missile
«impazzito» precipitato fuori dal poligono di Quirra;
il generale Carlo Landi, comandante del Poligono
interforze Salto di Quirra, ha fornito le spiegazioni sull'incidente del 16
aprile scorso. Stando alla prima versione, riportata dall'Unione Sarda (18-19
aprile 2003) e da Liberazione (24 aprile 2004) il missile Aster 30 è sfuggito
ai comandi ed è stato fatto esplodere in volo;
la seconda versione è stata riportata da La Nuova
Sardegna (1o maggio 2003). Il generale Landi afferma: «Il personale ha attivato
le procedure di sicurezza e ha inviato il segnale di autodistruzione (...)
abbiamo stabilito che il malfunzionamento del sistema di autodistruzione,
localizzato all'interno del missile è stato provocato dai violentissimi
movimenti (...)». Quindi, se il sistema di autodistruzione non ha funzionato o
ha funzionato male, ne consegue che l'Aster 30 non è esploso in volo. Questa
seconda versione dell'incidente concorda con numerose testimonianze, nessuno ha
sentito esplosioni, molti hanno visto un oggetto precipitare tra le montagne,
in una località diversa da quella in cui i militari hanno poi intrapreso le
battute di caccia al missile. È confermata inoltre dal fatto che il pezzo di
missile, oggetto della ricerca che si protrae da tre settimane, è proprio la
testata, la parte che avrebbe dovuto esplodere;
«purtroppo per noi sardi», affermano i membri del
Comitato sardo gettiamo le basi «è un fatto di routine che nelle zone fuori dal
poligono ricadano "regolarmente" ordigni bellici di vario tipo,
scarichi e carichi di esplosivo. Non è affatto normale, invece, che i militari
si prendano la briga di recuperarli». Le campagne di Quirra sono infatti
disseminate di residuati missilistici e persino missili interi, il cui
smaltimento è affidato esclusivamente al gioco di onde e mareggiate;
«ancora più anormale» ricorda il comunicato «è il
fatto che le forze armate mobilitino addirittura cacciatori e pastori per
setacciare le montagne»;
l'oggetto della lunga e accanita ricerca è la
testata telemetrica: 18 centimetri di diametro, circa 50/70 centimetri di
lunghezza, 70 chili di peso. Il rapporto peso/dimensioni appare decisamente
anomalo e il peso specifico così alto;
il comandante del poligono interforze Salto di
Quirra ha spiegato alla stampa che i missili «perduti» sono recuperati quando
sono ritenuti interessanti per la sperimentazione o quando costituiscono un
grave pericolo, ma né l'esercito, né i dirigenti dell'Eurosam, né il consorzio
d'imprese private costruttrici del missile «impazzito», secondo quanto
riportato nel comunicato sono i primi responsabili dell'attentato alla
sicurezza della popolazione, non hanno fornito chiarimenti esaustivi circa la
natura della testata -:
se non si ritenga di dover urgentemente fornire
all'opinione pubblica ed agli abitanti dell'area in questione dei chiarimenti
circa l'incidente di cui sopra; se non si ritengano le violazioni dei
procedimenti legali per la programmazione delle esperimentazioni estremamente
gravi e sanzionabili; come si giustifichi la reticenza nell'ammettere che il
missile in questione non fosse esploso e quali materiali compongono la testata
smarrita;
se non si ritenga che i molteplici rischi a cui sono
sottoposti gli abitanti dell'area in questione ed il susseguirsi di morti ed
incidenti siano tali da richiedere un'attenta indagine effettuata da organismi
non vincolati in alcun modo né con l'esercito, né con le aziende che
usufruiscono del poligono (per l'incompatibilità, tra il ruolo di controllore e
il ruolo di controllato, considerato che indagini su un poligono militare
gestite dagli ambienti militari o dal ministero della difesa non offrono
secondo l'interrogante le necessarie garanzie d'indipendenza e autonomia),
un'indagine quindi che dia finalmente risposte esaustive e scientifiche sulle
possibili contaminazioni attraverso la segnalazione dei rapporti isotopici con
cui l'uranio si presenta: nel caso dell'immissione in ambiente e in particolare
il rapporto U-234/U-238 e che comprenda la ricerca della distribuzione dei
rapporti differenziali nelle diverse aree di Quirra interessate nel tempo da
sperimentazione con dispositivi bellici, in modo da poter confinare aree che
siano eventualmente state soggette a contaminazione;
se sia possibile conoscere il contenuto di rapporti
ufficiali riguardanti l'inquinamento radioattivo nell'area, il nome dei
laboratori incaricati delle analisi già svolte e i responsabili delle stesse in
modo da consentire alla comunità scientifica una seria e documentata
valutazione della ricerca;
se non si ritenga che, allo stato attuale, in attesa
degli inderogabili accertamenti, non vi siano le condizioni per proseguire
l'attività del poligono e se non si ritenga opportuno sospenderle avviando le
indagini e quindi le eventuali bonifiche».
Ha denunciato il dossier dei gruppi di base: «Gli
interessi che gravitano intorno a Quirra sono giganteschi. Con i suoi 11.600
ettari la base è attrezzata per le prove sui sistemi d'arma più moderni,
sofisticati e letali. Viene massicciamente utilizzata sia dai governi (per il
56 per cento del tempo) sia dall'industria militare privata (per il 44 per
cento). Una micidiale combinazione militare-industriale che non ha certo
problemi a sopportare il costo di 50 mila euro l'ora per l'affitto delle
strutture della base. Tutto questo - prosegue il documento - comporta
conseguenze sanitarie (tumori e malformazioni) ed economiche (espropri,
povertà, emigrazione) pesantissime per le popolazioni che vivono in quell'area
e anche per i militari che ci lavorano».
Qualche magistrato ha chiesto per caso delucidazioni al banchiere Gratian Anda (figlio di Hortense Bührle), rampollo della
dinastia Bührle e comproprietario della Barilla? I soldi
non puzzano, ma i reati contro l’umanità non vanno in prescrizione.
Allora, mister Guido Maria, come mai la Barilla che vanta una carta etica, poi si ritrova scheletri del genere dell'armadio di società, pardon soci e comproprietari?
Senza parole
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