San Benedetto del Tronto - foto Gilan |
di Gianni Lannes
Hanno impiegato una manciata di minuti per morire, pur lottando strenuamente per sopravvivere: lo attestano i risultati delle autopsie. Quale giustizia? Perire brutalmente in mezzo al mare dopo notti e giorni di massacrante lavoro in Italia. Sono passati 18 anni dall'affondamento del Rita Evelin a largo di Porto San Giorgio in Adriatico, quando tre uomini - Luigi Luchetti, Ounis Gasmi e Francesco Annibali - furono assassinati (colpiti e non soccorsi con mare calma piatta da un'unità militare della Nato). Non è stato un incidente di lavoro.
Quale Stato di diritto? Oggi è impossibile addirittura accedere al fascicolo giudiziario: infatti l'archivio del Tribunale di Ascoli Piceno è inacessibile a causa dell'amianto, mentre la Direzione Marittima di Ancona nega i documenti con sotterfugi incredibili. Perché? Chi sa tace (fonte Ansa: "il forte botto" avvertito dal capobarca Nicola Guidi) o dichiara di non ricordare la vicenda, come nel caso di Massimo D'Alema (all'epoca ministro degli Esteri) che inviò il 27 ottobre 2006 un telegramma di cordoglio al sindaco di San Benedetto del Tronto (Giovanni Gaspari).
Al danno anche la beffa: secondo il governo italiano il motopesca è stato recuperato (parola ufficiale di ministro). Purtroppo, invece, giace ancora su un fondale fangoso a 76 metri di profondità. Eppure, alla Rana Diving di Ravenna (e all'Ilma di Ancona) sono stati pagati ben 778 mila e 803 euro per il mancato recupero dell'imbarcazione di appena 17 tonnellate, con il pontone AD3 in grado di sollevare pesi fino a 200 tonnellate. La Corte dei Conti non è stata mai informata in merito all'ingente sperpero (documentato) di denaro pubblico a sostegno di un gigantesco raggiro istituzionale, sostenuto anche dal ministero della Giustizia.
Truffa ai danni dello Stato avallata dal Procuratore della Repubblica Piero Baschieri e dall'allora comandante della Capitaneria Luigi Forner? Il Rita Evelin avrebbe potuto parlare e rivelare la verità. Un corpo di reato va compulsato: è il dato elementare di partenza per qualsiasi investigazione. Comunque, c'è una buona notizia: una strage di esseri umani non va mai in prescrizione e la verità è prossima ad emergere dagli abissi disumani.
San Benedetto del Tronto: porto - foto Gilan |
San Benedetto del Tronto: porto - foto Gilan |
Adriatico: tragedie del passato
Il 23 dicembre 1970 naufragò il motopeschereccio oceanico Rodi: morirono 10 pescatori di San Benedetto del Tronto. Soltanto dopo le proteste popolari le autorità diedero il via libera al recupero dei corpi di quei poveri uomini. Il corpo di Alteo Palestini fu trovato stretto tra le braccia di Marcello Ciarrocchi all'interno del locale motore, ai piedi della scaletta di accesso: Giovanni Liberati venne trovato nel bagno degli alloggi ufficiali a sinistra sul ponte di coperta: in mano gli trovarono ancora impugnato il pennello impregnato di sapone da barba. Il mozzo Silvano Falaschetti venne rinvenuto in posizione quasi orizzontale in corrispondenza di una cuccetta a sinistra del locale equipaggio di poppa. Era vestito: ai piedi aveva un solo calzino. La morte li aveva colti di sopresa in un momento di tranquillità. Non era scattato nessun allarme. 45 giorni dopo il naufragio, il 7 febbraio del 1971, il cadavere del comandante Agostino Di Felice venne restituito dal mare a largo di Grottammare. Era rimasto impigliato nella rete da pesca del "Romani Francesco"; il giorno dopo a largo del Gargano fu ripescato il corpo di Ivo Mengoni, nello stesso tratto di mare, ma il 23 febbraio quello di Antonio Alessandrini. Le salme scovate nella pancia del Rodi vennero trasferite nei locali del mercato ittico di Ortona, non disponendo la cittadina abruzzese di un obitorio. In quel luogo i corpo dei poveri marinai furono ricomposti da mani amiche: vecchi compagni di paesi e di tanti viaggi in mare. La città di San Benedetto tributò a quelle giovani vite spezzate l'estremo saluto, sotto una pioggia sferzante: un atto d'amore infinito che ancora oggi non si dimentica. Anziani e giovani divisi da ideologie politiche furono di nuovo uniti e portarono a spalla quelle bare.
La mattina del 24 ottobre 1989 si persero le tracce nell'Adriatico del Tiziano. Il peschereccio fu affondato e si inabissò a largo di Pedaso. Morirono il comandante Florindo Soncini e il marinaio Nicola Angellotti di 37 anni. Il relitto giace a 14 metri di profondità. La dinamica del cosiddetto naufragio non è mai stata accertata o chiarita dalle autorità di ogni ordine e grado.
L'Albatros colò a picco il 13 novembre 1995 dinanzi a Giulianova, speronato da una nave mercantile turca che non si fermò a prestare soccorso. Morì il comandante Giuseppe Brandimarte che salvò i tre membri di equipaggio e lanciò il Mayday.
Riferimenti:
https://www.lameridiana.it/nato-colpito-e-affondato.html
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00804&ramo=S&leg=15
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/12/nato-colpito-e-affondato.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=rita+evelin
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