BIOGRAFIA

23.12.24

QUANDO IL PALLONE FERMÒ LA GUERRA!

Pieter Bruegel, “I ciechi” (1568 - Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte). Dal
quadro emana la rassegnazione di un'umanità che ciecamente procede verso
un’abisso...
 

Il giorno di Natale invece di spararsi addosso giocarono a pallone e così fu arrestata per breve tempo la carneficina quotidiana. Nel secolo scorso durante la prima guerra mondiale le innumerevoli lettere dei soldati alle famiglie raccontano un'altra storia, mai narrata al mondo nei libri di scuola. Soprattutto nelle Fiandre fra tedeschi e britannici si verificarono una serie di numerosi e contagiosi episodi di cessate il fuoco. Ad onta della martellante propaganda, i soldati capirono di essere carne da macello. All'arrivo del Natale le trincee furono decorate accendendo luci e candele, intonando canti natalizi. Dove i fucili furono messi a tacere gli uomini di fronti avversi fraternizzarono fra loro scambiandosi sigarette, prese di tabacco, fotografie, abbracci e umili doni. Inevitabilmente comparve un pallone o comunque un ammasso sferico di materiale di fortuna che fu preso allegramente a pedate. Non si trattò di vere e proprie partite con squadre, arbitri e campi delimitati. Furono più che altro passaggi e tiri alla rinfusa di giovani liberi, per un fugace istante, di correre e saltare senza il rischio di venire uccisi da un cecchino. Tanti parteciparono a questa festa collettiva e non furono solo spettatori. Insomma, non più nemici. Ma, improvvisamente, come erano iniziate le tregue cessarono e ricominciò la mattanza disumana. Gli alti comandi diramarono ordini inflessibili affinché non si ripetessero più casi del genere, minacciando punizioni esemplari e corti marziali. Comunque il calcio era già un linguaggio universale: un anticorpo efficace contro il male, non solo a Natale.

Gilan

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