BIOGRAFIA

10.12.18

INCLUSIONE, VERITA’ E BELLEZZA


di Gianni Lannes

Luminarie, abeti finti o estirpati destinati a morire, vetrine scintillanti e case commerciali di babbo natale. Poi la sarabanda dei regali inutili e degli auguri standardizzati. Così si perde di vista il significato vero, vale a dire il dono della vita e della gioia comune. Apatia, sfiducia, attesa, paura? Incombe più di tutto la rassegnazione. Finzione ed ipocrisia, ciò che conta è la cosiddetta "libertà" di possedere (consumare). 

Comunque, l’Italia non è un paese per buoni, non più almeno. A documentarlo è il 52esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del belpaese, da cui emerge il ritratto di una popolazione incattivita da speranze politiche deluse, arrabbiata e rancorosa per la mancata ripresa economica e diffidente verso l’altro.Il capro espiatorio verso cui scaricare la rabbia individuale e sociale? I migranti.

Antidoti culturali e anticorpi naturali? Educare la persona alla verità nel dialogo, nel rispetto della vita e nell’incontro con l’uso critico della ragione, è la regola etica principale in ogni forma di comunicazione, anche nel nostro tempo carico di narcisismo, violenza, menzogna e disumanità.

Comunicare è un bisogno primario dell’essere umano, che cerca nella socialità le risposte di senso ai dilemmi dell’esistenza. Ma la socialità da sola non è sufficiente. Il principio fondamentale della comunità umana, l’inclusione, è messo fortemente in discussione dall’interesse di mercato, ovvero dal tornaconto economico mescolato con il razzismo governativo. La comunità umana invece non può rinunciare all’inclusione, che è gratuita. L’essere umano per realizzarsi non può fare a meno della gratuità nel donarsi all’incontro e al dialogo con l’altro, simile o diverso che sia. Molto spesso è proprio la diversità a svelare le opportunità di crescita umana e culturale, che da personale può diventare comunitaria proprio nell’inclusione e nella condivisione.

Altro capitolo connesso: l'esodo delle intelligenze. Ogni anno dall’Italia vanno via 130 mila persone, in gran parte giovani. Pensateci un pò: oggi fin dall’infanzia si educano i minori a non pensare al futuro. Si sopravvive in una sorta di presente continuo: non si guarda indietro e non si vede avanti. Il fenomeno è alimentato anche dai social network con l'inseguimento del qui e ora. 

I giovani persuasi di essere senza prospettive delegano tutto agli altri, anche il proprio avvenire, deprimendosi quotidianamente per il “mondo a schifo”, senza alzare un dito per cambiarlo. Non combattono il consumismo, non si impegnano in battaglie civili, ma inseguono gli agi e i privilegi. Insomma, hanno sposato in pieno l’edonismo. Cambiano i consumi: si privilegiano quelli che esorcizzano la paura con cose più frivole e divertimento ininterrotto.

Occorre riprendere il percorso della ragione partendo dal senso critico su ciò che ci circonda. Insomma, una scelta etica tra la fine e la rinascita. Non possiamo fare a meno di riprendere il racconto della vita, alla ricerca del senso, per riaprire lo sguardo dell’umanità verso un nuovo umanesimo critico.

Le varie tappe della comunicazione umana dal racconto orale alla narrazione iconografica, dal racconto scritto e letto, al racconto per immagini, dal racconto multimediale al racconto digitale, si basano sull’imprenscindibile esigenza di raccontare e condividere, non separare e dividere con muri invalicabili.

La ragione e la bellezza possono scongiurare il tramonto dell’umanità. Parafrasando Giovanni XXIII:

«Dite ai giovani che il mondo esisteva già prima di loro e ricordate ai vecchi che il mondo esisterà anche dopo di loro».

Riferimenti:

http://www.censis.it/10?shadow_ricerca=121097 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2018/06/estate-e-natale.html