BIOGRAFIA

30.5.12

BOMBE ATOMICHE: USA IN ITALIA

Vicenza, deposito ordigni nucleari Usa.
 di Gianni Lannes

Lutti, dolore, macerie e incubi. Al momento vale la regola non tutti i terremoti sono naturali. Abbiamo una certezza: il sisma non colpirà né Ghedi in provincia di Brescia, né Aviano in provincia di Pordenone. Perché? Un centinaio di ordigni nucleari (modello B 61) Usa pronti all’uso.  Già, ma se allo Zio Sam la situazione sfugge di mano? Che fine fa lo Stivale ormai ridotto ad una portaerei a stelle e strisce?  Ma l’Italia ha violato il Trattato di non Proliferazione Nucleare?  
L’Europa continua a non rendersi conto della quantità di bombe atomiche nord-americane, disseminate sul vecchio continente (ufficialmente 480). I Rapporti segreti del Pentagono e dell’US Air Force (di cui siamo in possesso), per quanto riguarda l’Italia, parlano chiaro: «La loro forza esplosiva distruggerebbe all’istante e completamente un’area equivalente alla metà della superficie geografica italiana, con un impatto distruttivo avvertibile in un’area equivalente a 10 volte le dimensioni della Penisola». Altro che nuove centrali per fornire energia e scorie prive a tutt’oggi di sicurezza o affondate nei mari della Penisola. «Si tratta di una presenza ignorata dal 60 per cento degli europei e da quasi il 70 per cento degli italiani». E’ il risultato di un sondaggio commissionato da Greenpeace a StratCom (Eurisko per l’Italia) nel 2006 e molto poco noto. Non è tutto: «Il 71,5 per cento degli italiani dice no alla presenza di testate nucleari in Europa e i due terzi degli europei che ospitano testate Nato la pensano allo stesso modo». Una volta informati della presenza di testate nucleari nel Belpaese, sei italiani su dieci si sono mostrati preoccupati. E a ragione.

Aviano, ordigno nucleare Usa modello b 6.

27.5.12

MANIPOLATORI SUL WEB


di Gianni Lannes

Perché negare l’evidenza? Scie chimiche ed Haarp sono argomenti tabù. Anche se migliaia di persone ogni giorno nel Belpaese vedono con i propri occhi veleni in cielo e sperimentano in terra, sulla propria pelle malattie tumorali e malformazioni nei bambini. Nonostante una montagna di prove scientifiche, c’è ancora chi si ostina a tapparsi gli occhi. Incredibile. Allora, è proprio vero. Nella storia la verità ha sempre avuto tre fasi, la prima e quella di essere derisa e non creduta possibile, la seconda fase è quella della tentata demolizione delle sue basi, o più semplicemente cercar di renderla inoffensiva, ed ostacolarla con qualunque mezzo a disposizione, la terza ed ultima fase è quella di essere accettata univocamente perchè reale e partecipe dell’umanità.  Se te ne occupi vieni istantaneamente accusato di essere nella migliore delle ipotesi un complottista, anche se per un quarto di secolo hai fatto il giornalista investigativo (freelance) libero e indipendente in prima linea,  ed hai accumulato un cursus honorum internazionale. Chi detta quotidianamente i temi nell’agenda informativa globale? In uno studio pubblicato dalla Kennedy School of Government (Harvard) si descrive come “ogni mese si tenga a Washington una riunione tra i rappresentanti dei principali media nazionali, del Governo, del Congresso e dei servizi segreti (Cia & Nsa), per determinare il margine di manovra sulle informazioni da pubblicare, cioè cosa e quanto”. Avete capito bene? Sotto le sedicenti notizie? Niente, se non impiegati mediatici al servizio del potere.  Avete mai sentito nominare in Italia dai giornalisti “famosi” i legami fra mafie e le autorità Usa? Oppure,  avete mai sentito citare dagli stessi manager della comunicazione, la corruzione della banca centrale europea? Non dico il signoraggio o il controllo assoluto della Banca d’Italia da banche private? Figuriamoci se qualche vip ha mai blaterato di sovranità perduta. Non si argomenta in maniera dialettica, ma si offende chi argomenta - prove alla mano - una tesi che si discosta dalla vulgata generale. Già, ma chi imbocca (imbecca) l’opinione pubblica?

26.5.12

ITALIA: VOLI RADIOATTIVI

Vicenza, aeroporto Usa (ex dal Molin).

di Gianni Lannes

Atterrano e decollano nel Belpaese. Tonnellate di uranio impoverito volano ogni giorno sulle nostre teste ignare o distratte. La stima è per difetto perché non include velivoli militari della Nato, l’Est europeo e compagnie aeree di mezzo mondo, specie del terzo e quarto. «Per molti anni è stato usato uranio impoverito su aerei ed elicotteri», segnalava già in una circolare del dicembre 1984, la Federal Aviation Administration (l’ente nord-americano per la sicurezza del volo), raccomandando le precauzioni da seguire in caso di incidente.  Per quale ragione? “Il ‘depleted uranium’ ha un peso specifico quasi doppio rispetto al piombo e quindi consente di avere grossi pesi in spazi ridotti” spiega Massimo Zucchetti, docente al Politecnico di Torino. Il metallo del  ‘disonore’ è ottenuto come scarto dall’estrazione dell’uranio 235, utilizzato come combustibile nelle centrali nucleari. Seppure impoverito, tuttavia, l’uranio resta pericoloso. Il suo tempo di dimezzamento è pari a 4,4 miliardi di anni. Altamente piroforico. «In caso di impatto, l’uranio impoverito tende a  infiammarsi, creando una nuvola di polvere di ossido d’uranio. Se ingerito, inalato o incorporato l’uranio 238 attacca reni, polmoni e fegato causando danni alle cellule con un aumento del rischio di cancro» argomenta il professor Zucchetti. «A parte il Douglas DC-10 e KC-10, molti altri aerei commerciali usano uranio come contrappeso nelle superfici di controllo. Pesi dello stesso tipo sono usati sui Boeing 747, sui Lockeed L-1011, sui C-141, sui C-130 e sui modelli C-5A »  recita una lettera che la Mc Donnell Douglas inviò a tutti gli acquirenti del DC-10 nel 1983.  «Un’altra area di applicazione in aeronautica dell’uranio è come contrappeso delle pale nei rotori di elicotteri»  prosegue il documento. Ma quali? L’Agusta della Finmeccanica ha costruito l’elicottero Bell 412 A, su licenza della Bell nord-americana: le sue pale contengono 13 chili di U-238. Nella brochure della Starmet (fornitrice ufficiale della Boeing) e in quella della francese Cogema, risultano dettagliatamente indicati tutti gli usi commerciali dal 1968, dell’U-238 e i principali clienti (a partire dalla Philips). 

Uranio impoverito, contrappeso aereo.

24.5.12

RIFIUTI TOSSICI E RADIOATTIVI
NEL MAR TIRRENO

La Spezia, porto, rifiuti.

di Gianni Lannes

Bentornati nell’Alto Tirreno, santuario dei cetacei almeno sulla cartografia ufficiale. Invece del pesce ormai si pescano rifiuti pericolosi in questa “area protetta” a parole, come aveva già accertato Greenpeace con ben due rapporti scientifici (consegnati inutilmente al Governo tricolore). Così va in scena il solito copione, senza neanche il fastidio delle proteste popolari. Infatti, qualche giorno fa, 25 miglia a sud ovest dell’isola di Montecristo un peschereccio battente bandiera maltese ha tirato su dal mare sei fusti in plastica (di circa 50 litri cadauno) imbottiti e variamente assortiti di miscugli industriali. I bidoni sbarcati a Porto Santo Stefano, sono stati posti sotto sequestro dal locale Ufficio circondariale marittimo che sta curando le indagini del caso e che ha comunque accertato che i fusti non appartengono al carico (circa 40 tonnellate di cobalto, molibdeno ed altro) di quelli tossici persi in mare, al largo della Gorgona, dall’eurocargo Venezia ben 5 mesi fa, ma non ancora recuperati nonostante le vane promesse del ministro per l’Ambiente e la tutela del mare, Corrado Clini. Al momento sono in corso le analisi dell’Arpat sui campioni prelevati da tutti e sei i fusti. Dai primi rilievi effettuati anche dai Vigili del Fuoco, è emerso che la sostanza contenuta sia una soluzione a base di acido cloridrico. Si tratta dell'ennesimo ritrovamento in un’area marina “protetta” che come, tra l’altro, evidenziato da numerose interrogazioni parlamentari risulta concretamente minata da scorie letali. 

Resoconto ufficiale - Alba del 17 dicembre 2011: vento forza 9/10 e onde di 10 metri. “Eurocargo Venezia” della Grimaldi Lines partita dal porto di Catania e diretta a Genova con a bordo catalizzatori esausti utilizzati per la desolforazione del petrolio provenienti dal polo petrolchimico di Priolo Gargallo di Siracusa e appartenenti ad una ditta lussemburghese; perdita di due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti (30)-(35)-38-(45) tonnellate di catalizzatore Co.Mo (cobalto-molibdeno), poi dichiarati di Cobalto-Nichel in 198 fusti metallici chiusi di 200 l ciascuno contenenti sacchi neri di plastica chiusi con nodi a mano; punto di sversamento non definito con esattezza approssimativamente in un'area di circa 45 miglia quadrate a sud dell'isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa labronica, profondità variabile tra i 120 e 600 metri. Dall’esame a posteriori del sistema Automatic Identification System i fusti sarebbero probabilmente in un punto ormai identificato al largo del banco di Santa Lucia, su un fondale che degrada - secondo le batimetriche delle carte ufficiali - da 400 a 500 metri.  Il carico sarebbe volato in mare per una spaventosa sbandata di 34° della nave. La sua posizione è registrata fuori dal banco di Santa Lucia, oltre la Gorgona, una zona ben nota a tutti i pescatori del Tirreno. Mentre la nave «cappeggia» a velocità minima, le arriva quasi su rotta diretta di collisione una seconda nave, identificata nel ro/ro «Cragside» di 193 metri (da Genova verso sud). Per il comandante Pietro Colotto, a travolgere la Cargo Venezia è però un’onda di dieci metri in grado di determinare una rollata di 37 gradi. Un’onda il cui impatto è stato fissato alle 5.20 del 17 dicembre. Un’onda che ha attraversato la nave e l’ha scossa, inghiottendo due carichi di rifiuti tossici. Secondo alcune, insistenti, voci, l’impatto era arrivato almeno due ore prima, e già nella notte si discuteva di due semirimorchi in mare. Inutile pensare che del contenuto nessuno sapesse: il trasporto di merci pericolose è caratterizzato da una procedura particolare che comporta la descrizione di carico e di rotta, nonché un preciso monitoraggio durante il viaggio. Ma la scoperta dei 198 barili mancanti non è immediata, e arriva soltanto quando la Cargo Venezia giunge a destinazione nel porto di Genova.   Il 3 gennaio, il comandante della Cargo Venezia, Pietro Colotto, è stato iscritto dal sostituto procuratore Masini nel registro degli indagati per violazione delle norme che regolano il carico e il trasporto di rifiuti speciali.

Mar Ionio, nave.

19.5.12

“QUANTO E’ BELLA LA GUERRA SIMULATA”


di Gianni Lannes

Non sono un esperto di Soft Air anche se ho seguito direttamente il fenomeno dall’anno 2000. Sono quel giornalista italiano che un decennio fa aveva scoperto e documentato sulle pagine del settimanale L’Espresso una strana cosa: l’attingimento di mercenari nell’ambito del Soft Air italiano. Comunque non sono un oplofilo come tanti individui che praticano questa attività che scarica lo stress. Semplicemente da cronista di guerra ho seguito alcuni conflitti in giro per il mondo. Come si fa ad apprezzare e, incentivare ed esaltare l’estetica della guerra? Lo puoi anche definire “gioco”, la natura di simulazione bellica non cambia. Una precisazione: questo blog è un diario pubblico, non un forum. Non siete obbligati a leggerlo. Ci sono piombati addosso commenti offensivi, sconnessi, blateranti, violenti e addirittura minacciosi. Ripeto per i “non udenti”: in Italia non siamo ancora al pensiero unico - anche se ora con questo attentato di Brindisi una ragazza innocente ha perso la vita - ma nuovamente alla strategia della tensione, alimentata ad arte da apparati “deviati” dello Stato per soffocare la protesta sociale pacifica. Sono nato in un paradiso naturale e vivo da sempre a contatto con la natura, senza bisogno di giocare idiotamente a fare la guerra. La base delle dittature è sì l’estremismo, ma il primo sintomo grave, come dice Dario Fo, è l’esilio dell’ironia “il sistema immunitario della mente”.  Ergo: non prendetevi troppo sul serio prima di scribacchiare sulla tastiera volgari amenità.


18.5.12

ECOMAFIA DEL VATICANO:
“FALDA INQUINATA DAI RIFIUTI
DELL’OSPEDALE SAN PIO”

Casa Sollievo della Sofferenza.

di Gianni Lannes 

Scorie radioattive e rifiuti pericolosi, un micidiale miscuglio proveniente dall’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” finanziato dalla Regione Puglia di Nichi Vendola - fondato da Padre Pio, santificato in tempi recenti da Papa Wojtyla - scaricati nottetempo in una voragine carsica del Gargano (area “protetta” e parco nazionale dal 1991). E’ accaduto per anni nell’agro di San Giovanni Rotondo. Lontano da occhi indiscreti: il sistema più facile per sbarazzarsi di spazzatura speciale. C’era solo l’imbarazzo della scelta, per via delle 500 cavità naturali note, ma poco esplorate nella “montagna del sole”. Risultato? Falde acquifere gravemente inquinate e denunce frettolosamente archiviate dalla Procura della Repubblica di Foggia.

Itinerario - Alla grava San Leonardo, in località “Donna Stella” si arriva percorrendo la strada statale 89 (Foggia-Manfredonia). Al bivio er San Giovanni Rotondo si prende a destra la nazionale 273 per dodici chilometri. Superato un chiosco s’imbocca sulla destra una mulattiera asfaltata. Dopo quattro chilometri, a sinistra una carrareccia conduce alla bocca (diametro 23 metri) della grande grotta carsica.  

Gargano.

16.5.12

EROI DI CARTA.
IL CASO GOMORRA E ALTRE EPOPEE

di Alessandro Dal Lago *

C’è qualcosa che non mi convince in tutta questa storia. Non credo affatto che la criminalità si combatta così, a colpi di moda (…) E’ la stessa retorica che lo scrittore sparge a piene mani a proposito della sua missione nel mondo. Che non sarebbe – si noti la modestia – “confortare gli afflitti ma affliggere i confortati” (…) A me sembra evidente non solo che quella di Saviano è una retorica basata sul senso di colpa (retorica che, in un paese cattolico come l’Italia, suscita facilmente il plauso), ma soprattutto un’ossessione (…) Ha mai svolto Saviano indagini su tante cose di cui parla, a parte la camorra? E improbabile, e allora perché gli si crede o comunque non si discute quello che dice? Perché è un martire, ecco perché. Noi siamo tutti colpevoli di non essere martiri e quindi gli crediamo a prescindere, come avrebbe detto un suo illustre concittadino. L’opinione corrente è che Saviano abbia rivelato in Gomorra i rapporti tra crimine ed economia globalizzata. Sui contenuti e sulla forma della rivelazione ho diversi dubbi , ma la questione è seria (…) Si dovrebbe parlare invece di agglomerati di poteri che si specializzano in pratiche solidali e funzionali tra loro – un tipo di dominio che naturalmente non ha a che vedere con alcuna inclinazione o specificità “culturale” o ctonia di Napoli o del “sud”, ma con processi storici di lunga durata. Di tutto questo troviamo ben poche tracce in Gomorra e in altri scritti di Saviano, salvo riferimenti occasionali e generici, e sempre comunque in un quadro in cui la camorra è male assoluto, non relazionale o forma politica. Nell’assenza del politico in questa “indagine” sulla camorra vedo la manifestazione di una retorica morale consolatoria e quindi un’ideologia: la bontà è tutta dalla parte dello Stato, in base all’opposizione assoluta Legge/Crimine (…) a me il “fenomeno Gomorra” pare perfettamente adeguato al clima culturale dell’Italia contemporanea. In un paese in cui la diffusione della conoscenza è largamente appaltata ai media e i conflitti ridotti a stereotipi, che a guidare l’opposizione morale al crimine organizzato sia lo scrittore-eroe appare del tutto coerente. Quando Saviano dice che la sua missione, oltre che affliggere i confortati, è creare una moda, ammette semplicemente di voler promuovere un legalitarismo unanimista e di maniera: Mondadori ha pubblicato il suo libro, gran parte dei quotidiani lo sponsorizzano e tutti sono contenti (…) 


14.5.12

GIOCHI DI GUERRA NEL BELPAESE

di Gianni Lannes
Altro che fiction. Sull’involucro che ha viaggiato da New York a Fiumicino su un velivolo di una compagnia aerea nordamericana c’è una descrizione edulcorata del contenuto: «Rocchetti e materiale elettrico inerte». Se non fosse stato per i sospetti di un funzionario dell’ufficio doganale il piccolo arsenale avrebbe superato i controlli, beffando le misure antiterrorismo. Il pacco sequestrato dai carabinieri  contiene due mine anti-essere umano a frammentazione, 60 metri di filo elettrico con due esploditori (comandi a distanza per far scoppiare gli ordigni) e una ventina di cartucce di calibro 12.7 per mitragliatrici da carro armato e 7.62 Nato per rivoltelle e moschetti. Gli artificieri della compagnia Aeroporto tagliano corto: «Sono ordigni ancora in dotazione all’esercito degli Stati Uniti, ampiamente usati durante la guerra del Vietnam. Queste mine militari impiegano il T4 e sviluppano un’onda d’urto che viaggia alla velocità di 8.400 metri al secondo. Si tratta di armamenti insidiosi che fanno strage tra i civili e le convenzioni internazionali cercano di mettere al bando». Le aveva ordinate S.P., 37 anni, impiegato genovese (incensurato) - denunciato dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, rivelano gli inquirenti - a un signore di Clarkville nel Tennessee, sul quale sono in corso accertamenti dell’Interpol. Gli investigatori del Reparto territoriale di Ostia hanno scoperto che S.P. ama le armi, tanto da collezionarne di ogni tipo (fucili e pistole) ed è un appassionato di guerre simulate. Quell’attività a metà strada tra gioco e realtà con migliaia di praticanti italiani che non provano imbarazzo a giocare alla guerra in tempo di massacri bellici reali.

13.5.12

VIAGGIATORI DI CARGO

di Gianni Lannes

«Il gusto della nave è sempre gioia di chiudersi perfettamente, di tenere sotto mano il massimo numero di oggetti, di disporre di uno spazio assolutamente finito: amare le navi è amare prima di tutto una casa superlativa, perché irrimediabilmente chiusa, e non amare affatto le grandi partenze per l’ignoto: la nave è un fatto di abitazione prima di essere un mezzo di trasporto». Così Roland Barthes in Miti d’oggi. Ma l’illustre semiologo francese forse ha torto. “No Alpitour? Ahiahiaiaia”… recitava un claim pubblicitario di qualche tempo fa. Allora, fai da te, che è meglio. “In cargo lasciate a casa le comodità”. Potrebbe essere il pay off di chiusura. Già, perché se una vacanza sulle navi mercantili promette emozioni e avventure indimenticabili è, assolutamente avara di accoglienze regali, corone hawaiane, gentili e aitanti animatori, suite, piscine, saune e bagni turchi. Ad attendervi, invece, lunghi viaggi, giornate quasi interminabili, scandite dal ritmo incessante del moto ondoso, settimane in mare aperto, il tutto a stretto contatto con l’equipaggio. Tanto che vi sembrerà di essere uno di loro. Gli uomini (in prevalenza) che vivono al suo interno sono poco più che ingranaggi: costretti a condizionare ogni momento della giornata, dal sonno ai pasti ai bisogni fisiologici, al ritmo della nave, strumento, sofisticato e terribilmente esigente: un’entità a sé, concepita per muoversi in un ambiente, il mare, mai del tutto rassicurante.

10.5.12

DIAMANTI INFERNALI


di Gianni Lannes

In un piccolo smeraldo brasiliano di due carati si concentra il fabbisogno alimentare annuo di cinque meninos de rua. Il Brasile continua ogni anno a produrre in smeraldi, un valore economico pari a  180 milioni di dollari, eppure conta ogni anno cinquemila bambini uccisi dalla fame e dalla violenza. Le pietre più famose - smeraldo, zaffiro, rubino e diamante - hanno anche il nome di  “gioie”, ma la loro preziosità e bellezza appartiene solo a chi se ne impossessa: chi le vende, chi le compra e chi le riceve in regalo. Chi li estrae non si può permettere di acquistarli.
Colonie a Sud - Gemme e metalli preziosi hanno alla loro origine nell’economia di rapina: una realtà nascosta di dolore, sfruttamento, speculazione, violenza e degrado ambientale. I paesi produttori sono concentrati nell’area terzomondista: Africa, Asia, Sudamerica. L’Europa e il Nordamerica non possiedono un sottosuolo così ricco. Nonostante siano quelli che producono meno gemme, nordamericani ed europei, insieme ai giapponesi, sono quelli che ne consumano e commerciano di più. Se la geologia della Terra ha privilegiato il Sud del pianeta creando un deposito bancario naturale nel suo sottosuolo, l’economia colonialistica lo ha invece condannato alla povertà e al debito pubblico. E’ un circolo vizioso che impoverisce sempre più i Paesi dalla pelle scura, a beneficio del crasso occidente. L’economia dei Paesi impoveriti non è mai cresciuta grazie alla scoperta di giacimenti e all’attività estrattiva dei preziosi. Solo in rarissimi casi, come in Sri Lanka e Indocina, le miniere sono diventate statali. Generalmente sono in mano a privati che si arricchiscono a man bassa, lasciando briciole ai poteri locali. La ricchezza dei giacimenti rimane di natura effimera: dura quanto può durare il filone e il giorno in cui la vena si esaurisce i minatori perdono il lavoro, il suolo rimane scarnificato e i centri abitati si atrofizzano come è successo a Potosì in Bolivia e Ouro Puerto in Brasile, le due città che hanno dato in assoluto più argento e oro all’Europa e ora sono tra le più povere (in termini materiali) del mondo. Intere popolazioni indios, schiavi negri, indigeni africani, paria indiani, sono morti per malattie e incidenti mentre vi lavoravano.

9.5.12

L’ENIGMA DI CASTEL DEL MONTE

Castel del Monte.

di Gianni Lannes

Nei tempi correnti di miseria culturale abbiamo un’unica certezza, sappiamo quello che non è. Non era una fortezza militare, non era neppure una dimora di caccia e non era adatto ad ospitare una corte. Lo fece costruire attorno al 1240 uno dei personaggi più enigmatici e affascinanti del Medioevo: Federico II di Svevia, l’imperatore che per la vastità della sua cultura e dei suoi interessi cosmopoliti fu chiamato “Stupor Mundi” e “Puer Apuliae”. In queste pianure sassose e assolate una volta davvero “Apulia felix”, dove sono state sepolte due mogli del sovrano, Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra, Federico trascorreva giornate memorabili, impegnato nel suo svago preferito, la caccia col falcone. Una distrazione, diceva, che riusciva a fargli dimenticare gli affanni del potere. Tradizione e storiografia concordano almeno su un punto: fu lui stesso ad aver progettato il monumentale edificio a pianta ottagonale. Vi si fondono in perfetta simbiosi elementi dello stile arabo, romanico, normanno e gotico distribuiti nelle 16 sale trapezoidali dislocate su due piani collegati tra loro ad 8 torri. Il sole avrebbe determinato la scelta del luogo in cui l’edificio sorge (latitudine 41°05’00’’) e la distribuzione spaziale di archi, capitelli, colonne, architravi, finestre, camini, scale, mosaici.

Castel Fiorentino.

6.5.12

ITALIA, IL PAESE
DELLE MERAVIGLIE SOMMERSE

Archeologia violata.

di Gianni Lannes

Una mappa del Consiglio nazionale delle ricerche svela un immenso patrimonio archeologico: sono più di 100 mila i nuovi siti scoperti con le rilevazioni satellitari. Gran parte del tesoro nascosto  deve ancora essere portato alla luce. Il 95 per cento, infatti, dei beni archeologici in Italia non è ancora stato esplorato, ma ora i ricercatori del CNR svelano l’ubicazione di nuovi siti su cui avviare e approfondire le ricerche. Sono questi i dati resi noti dal laboratorio di Topografia antica del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università di Lecce. Il Sistema informativo territoriale è consultabile gratuitamente online. Il Sit si basa sull’interazione dei dati individuati mediante la ricognizione di ampi comprensori campione, le documentazioni aerofotogrammetriche (dal 1920 alla più recente documentazione digitale), con rilevamenti satellitari o sensori multibanda (elaborazione immagini di “QuickBird” dal satellite Google Earth) e la bibliografia scientifica. In sostanza gli studiosi hanno analizzato i dati raccolti attraverso queste diverse fonti e li hanno trasferiti su un’enorme mappa topografica elettronica che consente di conoscere con esattezza di cosa si tratta e le sue coordinate dal satellite. La mole dei dati è raccolta in un sistema  interrogabile, gestito da un software messo a punto dal Cnr. L’obiettivo è la mappatura del patrimonio dei beni culturali nel suo complesso, con approfondimento nel settore archeologico. «Dal lavoro svolto - spiega il professor Marcello Guaitoli, docente di Topografia antica dell’ateneo leccese, responsabile scientifico del Sit - emerge l’urgenza di un’adeguata conoscenza di tali beni, minacciati da una sistematica distruzione a base di interventi di industrializzazione e di spoliazione ininterrotta. Allo stato attuale il numero dei beni archeologici conosciuti, escludendo le aree in proprietà pubblica, è inferiore al 5 per cento di quanto è rilevabile con un’analisi attenta del territorio con più raffinate tecniche di indagine. E meno dell’1 per cento delle ricchezze esistenti è sottoposto a vincoli ufficiali. Più del 50 per cento delle evidenze sono a forte rischio».
Archeologia violata.

2.5.12

CROTONE: VELENI A SCUOLA

di Gianni Lannes

Le mamme calabresi denunciano il rischio dell’amianto, dell’arsenico, dello zinco, e di altri agenti patogeni nelle scuole di Crotone. Chiedono attraverso l’Osservatorio Nazionale Amianto, l’immediata bonifica.
L’Osservatorio Nazionale Amianto si è costituito anche nella città di Crotone, ed opera anche il Comitato Settoriale “Genitori degli scolari esposti all’amianto e altri patogeni nelle scuole pubbliche” che ha determinato l’intervento del Ministro della Istruzione, il quale dai microfoni del TG1 ha preannunciato la bonifica dei siti in tutta Italia.
Si chiede che anche per Crotone il Ministero voglia predisporre l’immediata bonifica dei siti anche alla luce della consulenza tecnica nel procedimento penale n. 1727/00 R.G. GIP nella quale si fa riferimento alla presenza di tonnellate di rifiuti tossici con zinco, germanio, indio, cadmio, arsenico ed altri agenti patogeni, nel sottosuolo di diverse scuole ed edifici pubblici (meglio specificati nella relazione del CTU del Tribunale Penale di Crotone, ingegner Luigi Boeri, nominato dal Giudice delle Indagini preliminari, Gloria Gori.
L’Osservatorio Nazionale Amianto - dichiara il suo presidente, avvocato Ezio Bonanni - preannuncia azione legale per l’adempimento specifico e risarcimento danni per le vittime, che promuoverà nei confronti del Ministero della Istruzione e della Salute ove non si desse corso alla immediata decontaminazione dei siti. In occasione del convegno manifestazione del prossimo 5 maggio in Crotone, verranno presentate tutte le iniziative dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che per altro è già costituito parte civile nel procedimento penale a carico dei responsabili ENI per la morte di molti lavoratori e cittadini per patologie asbesto correlate”.

TERRA AVVELENATA

di Gianni Lannes

La falda è gonfia di veleni: arsenico, cadmio, cromo, nichel, piombo, rame, zinco, oli minerali, idrocarburi. A certificarlo è l’Arpa Puglia. Nel versante meridionale dell’Antica Daunia l’acqua che scorre nel sottosuolo è impregnata di metalli pesanti. Bentornati nei 5 Reali Siti, agro di Orta Nova. La terra che produce cibo per sostentare gli esseri umani è contaminata. Il focolaio è stato identificato in due discariche, ufficialmente di rifiuti solidi urbani (a cielo aperto) in violazione di legge negli anni ’90. Le autorità, nonostante la gravità della situazione a tutt’oggi non hanno adottato alcuna azione concreta per garantire il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

Prove scientifiche - La relazione a firma di Giuseppe Ciuffreda (10 maggio 2006), direttore del Dipartimento provinciale di Foggia dell’Arpa, attesta inequivocabilmente che «In uno alla presente, si trasmettono i sottoelencati campioni di prova, unitamente a copia del verbale di prelievo, contenenti le analisi effettuate, su campioni a fianco di ciascuno di essi indicati prelevati in Orta Nova presso discariche dismesse R.S.U. Sulla base dei risultati analitici ottenuti questo Dipartimento ravvisa la necessità di procedere ad una messa in sicurezza e caratterizzazione dei siti interessati dalle discariche dismesse». Qual è il risultato a distanza di 6 anni da questa certificazione scientifica di grave inquinamento? Sarà stato adottato almeno qualche provvedimento cautelativo? Macché. Il nulla istituzionale: infatti sia il sindaco Giuseppe Moscarella, (oltretutto consigliere provinciale del Pdl) nel corso dell’ultimo mandato 2006-2011, che in seguito la sindachessa Maria Rosaria Calvio (Pd), non hanno adottato alcun provvedimento concreto di bonifica del sito. Ma procediamo in ordine temporale.