di Gianni Lannes
«Il gusto della nave è sempre gioia di chiudersi
perfettamente, di tenere sotto mano il massimo numero di oggetti, di disporre
di uno spazio assolutamente finito: amare le navi è amare prima di tutto una
casa superlativa, perché irrimediabilmente chiusa, e non amare affatto le
grandi partenze per l’ignoto: la nave è un fatto di abitazione prima di essere
un mezzo di trasporto». Così Roland Barthes in Miti d’oggi. Ma
l’illustre semiologo francese forse ha torto. “No Alpitour? Ahiahiaiaia”…
recitava un claim pubblicitario di
qualche tempo fa. Allora, fai da te, che è meglio. “In cargo lasciate a casa le
comodità”. Potrebbe essere il pay off di chiusura. Già, perché se una vacanza
sulle navi mercantili promette emozioni e avventure indimenticabili è,
assolutamente avara di accoglienze regali, corone hawaiane, gentili e aitanti
animatori, suite, piscine, saune e bagni turchi. Ad attendervi, invece, lunghi
viaggi, giornate quasi interminabili, scandite dal ritmo incessante del moto
ondoso, settimane in mare aperto, il tutto a stretto contatto con l’equipaggio.
Tanto che vi sembrerà di essere uno di loro. Gli uomini (in prevalenza) che
vivono al suo interno sono poco più che ingranaggi: costretti a condizionare
ogni momento della giornata, dal sonno ai pasti ai bisogni fisiologici, al
ritmo della nave, strumento, sofisticato e terribilmente esigente: un’entità a
sé, concepita per muoversi in un ambiente, il mare, mai del tutto rassicurante.
Girotondo marino - Da un minimo di 27 giorni ad un massimo di
84 per il giro del mondo: la curiosità di viaggiare sulle navi mercantili
sbarca anche in Italia. Poche le comodità, molte le avventure. La risposta più
spartana ai villaggi “all inclusive”
per vivere in mare a tutto tondo, ossia a 360 gradi. Giorni interi con lo
sguardo sulla linea dell’orizzonte. Dal Mediterraneo all’America del Sud fino a
lambire l’Africa: senza animatori, né escursioni organizzate. Limite d’età: 89
anni. Passeggeri con più di 79 anni devono presentare al momento d’imbarco, un
certificato medico che ne attesti idoneità per viaggiare su una nave cargo. Non
si accettano animali. La fascia d’età dai 2 ai 12 anni è soggetta ad una
riduzione del 50 per cento. C’è chi ha fatto del viaggio in cargo un’autentica
filosofia esistenziale. L’esperienza racconta e descrive tramonti e albe da
sogno, avvistamenti quasi quotidiani di gruppi di delfini e grandi cetacei, di
onde alte anche 10 metri, di porti esotici, di chiacchierate al chiaro di luna
con l’equipaggio: viaggi oceanici che hanno portato i protagonisti in giro per
Gaia, il pianeta acqueo, seguendo rotte zigzaganti e impossibili di migliaia e
migliaia di miglia nautiche. I passeggeri delle navi mercantili, che nonostante
la presenza di gentili visitatori a bordo, continuano indisturbati la loro vita
lavorativa (carico e scarico di merci) occupano l’interminabile tempo a
disposizione “industriandosi” in mille lavori: chi pulendo la cabina (scordate
la signora delle pulizie che vi rifà la camera) dotata di bagno, doccia spesso
anche di tv e salottino; chi leggendo, chi, magari, prendendo appunti per un
libro futuro. Durante i tanti scali delle navi cargo c’è anche il tempo di
visitare città, porti, di fare shopping, scrivere cartoline, cercare un
internet cafè tanto per far sapere ad amici e parenti che siete ancora vivi.
27, 54, 80 giorni (necessari per il giro del mondo completo) in mezzo
all’oceano: un viaggio che spesso si affronta senza avere una metà apparente e
per il quale ci si imbarca, sovente, solo per il gusto di farlo. Spartano,
economico, se raffrontato ad altri tipi di crociera, ma allo stesso tempo
esclusivo (visto l’esiguo numero di passeggeri che il cargo imbarca, mai più di
12), fedele alla filosofia del fai da te, il viaggio in cargo consente di
scegliere fra itinerari diversissimi e su misura. Traversate lente per farsi
cullare dall’onda dei pensieri, per ritrovare, forse, un contatto con la natura
dimenticato e sepolto dalla vita quotidiana. Sovente è questa la motivazione
che anima i viaggiatori estremi delle navi cargo, prototipo di vacanza
alternativa che sta prendendo piede anche in Italia. Bananieri (i mezzi più
veloci), portacontainer (quelli che hanno gli scali più brevi), cargo per
cereali (usati per scali lunghi) e ro-ro (per scaricare anche l’auto), i mezzi
sui quali affrontare lo slow travel,
il viaggio lungo, ma soprattutto lento delle navi mercantili. E’ nata in
Germania la passione per questo tipo di esperienza: l’idea appartiene, infatti,
ad alcuni armatori tedeschi che agli inizi degli anni ’80 si diedero a questo
tipo di vacanza. Li hanno seguiti, entusiasti, neozelandesi, americani,
svizzeri, francesi, polacchi, inglesi. In Italia l’idea della vacanza in cargo
ha fatto capolino timidamente da qualche tempo; attualmente, sono all’incirca
un migliaio l’anno i temerari che si avventurano per mari ed oceani. Bontà
loro.
hai qualche indicazione per organizzare il proprio viagigo in cargo in Italia? grazie!
RispondiEliminaRitrovare il gusto del viaggio e del dare importanza anche alle distanze. Raggiungere New York prima di un vecchio " Milano-Villa San Giovanni" in treno: tutta questa velocità x cosa? La tecnologia può essere comoda ma non ha di certo lo stesso fascino del passato
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