BIOGRAFIA

2.5.12

TERRA AVVELENATA

di Gianni Lannes

La falda è gonfia di veleni: arsenico, cadmio, cromo, nichel, piombo, rame, zinco, oli minerali, idrocarburi. A certificarlo è l’Arpa Puglia. Nel versante meridionale dell’Antica Daunia l’acqua che scorre nel sottosuolo è impregnata di metalli pesanti. Bentornati nei 5 Reali Siti, agro di Orta Nova. La terra che produce cibo per sostentare gli esseri umani è contaminata. Il focolaio è stato identificato in due discariche, ufficialmente di rifiuti solidi urbani (a cielo aperto) in violazione di legge negli anni ’90. Le autorità, nonostante la gravità della situazione a tutt’oggi non hanno adottato alcuna azione concreta per garantire il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

Prove scientifiche - La relazione a firma di Giuseppe Ciuffreda (10 maggio 2006), direttore del Dipartimento provinciale di Foggia dell’Arpa, attesta inequivocabilmente che «In uno alla presente, si trasmettono i sottoelencati campioni di prova, unitamente a copia del verbale di prelievo, contenenti le analisi effettuate, su campioni a fianco di ciascuno di essi indicati prelevati in Orta Nova presso discariche dismesse R.S.U. Sulla base dei risultati analitici ottenuti questo Dipartimento ravvisa la necessità di procedere ad una messa in sicurezza e caratterizzazione dei siti interessati dalle discariche dismesse». Qual è il risultato a distanza di 6 anni da questa certificazione scientifica di grave inquinamento? Sarà stato adottato almeno qualche provvedimento cautelativo? Macché. Il nulla istituzionale: infatti sia il sindaco Giuseppe Moscarella, (oltretutto consigliere provinciale del Pdl) nel corso dell’ultimo mandato 2006-2011, che in seguito la sindachessa Maria Rosaria Calvio (Pd), non hanno adottato alcun provvedimento concreto di bonifica del sito. Ma procediamo in ordine temporale.


Orta Nova, 2 dicembre 1994 (protocollo 23393): «Ordinanza numero 28 per la requisizione del terreno di proprietà Di Lascia Nobile da destinare a discarica rifiuti solidi urbani. Il sindaco dott. G. Moscarella ordina la requisizione, con la sua immediata destinazione a discarica dei rifiuti solidi urbani, raccolti dagli automezzi della N.U. di questo Comune». Il 31 maggio 1995 - con nota 10621 - il sindaco Moscarella (al suo primo mandato) «chiede al sig. Presidente Amministrazione Provinciale di Foggia) autorizzazione all’esercizio provvisorio della discarica innanzi indicata». Il successivo 23 giugno ’95 l’ente Provincia risponde testualmente con un netto rifiuto: «questa Amministrazione non può più procedere al rilascio dell’autorizzazione richiesta. In particolare l’applicazione dell’art. 12 del D.P.R. 915/82 è una esclusiva facoltà del Sindaco», scrive il direttore amministrativo, dott. Raffaele Tomaiuolo. Come hanno accertato in seguito le analisi dell’Arpa, nonché di laboratori privati, in questo sito comunale sono stati occultati rifiuti pericolosi, grazie anche alla provvidenziale disattenzione del “primo cittadino” pro tempore, dei carabinieri di stanza locale, nonché dei vigili urbani. In punta di diritto: il decreto presidenziale richiamato aveva aperto la strada alla raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, un obbligo di legge eluso per decenni, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, al fine di ingrassare le ecomafie. 

Atti maledetti - Il 23 novembre 2004 con delibera numero 36, il Consiglio comunale aveva espresso parere urbanistico favorevole alla realizzazione in località Ferranti, per una discarica di rifiuti speciali, proposta dall’Agecos Spa dei fratelli Rocco e Maurizio Bonassisa. Tra i firmatari - oltre al consigliere comunale del centro sinistra, Raffaele De Vitto (all’epoca marito dell’attuale sindaco Maria Rosaria Calvio), un avvocato in affari con gli stessi Bonassisa ed al contempo consulente dell’ente Provincia di Foggia – figuravano anche Germano Meccariello (già assessore del centro destra precedentemente in giunta con Moscarella), Gerardo Faramondi (cugino dei Bonassisa), Francesco Novelli, Michele De Candia, ma soprattutto Bellino Antonio, attuale consigliere di maggioranza sempre del centro sinistra. Insomma, un trasversalismo affaristico senza distinzioni ideologiche. Meno di un mese più tardi (16 dicembre 2004) con deliberazione di giunta numero 255, era stata approvato un protocollo d’intesa attraverso il quale l’Agecos si impegnava ad effettuare gli interventi di “bonifica e recupero ambientale delle discariche esercitate per lo smaltimento di RSU dal Comune sul terreno di proprietà comunale, Foglio 61 – particelle n. 281, 224 e 279 utilizzo delle stesse a servizio dell’impianto da realizzarsi”. Le due discariche esaurite erano state aperte con un pretesto d’urgenza, appunto, con provvedimenti illegittimi del sindaco Moscarella, in aperta violazione del piano regionale dei rifiuti. Poi, con deliberazione numero 525, esattamente il 5 luglio 2005, la giunta provinciale, presieduta da Carmine Stallone, nonché dal suo vice Franco Parisi e dall’assessore all’ambiente Pasquale Pellegrino, decideva di “approvare il progetto anche ai fini dell’autorizzazione all’esercizio”, limitandosi a “subordinare l’inizio dei lavori della nuova discarica” alla “messa in sicurezza e alla bonifica delle discariche non controllate limitrofe alla zona d’intervento”. Nel corso dell’anno 2005, Michele Vece, manifestò pubblicamente un ripensamento: era intenzionato ad annullare i precedenti atti deliberativi. Non bastarono a far retrocedere dal proponimento ben due proiettili di pistola spediti in busta anonima al sindaco, come accertò l’allora capitano dei carabinieri De Niso. Vece Non fece a tempo, perché la maggioranza dei consiglieri comunali firmarono presso il notaio Bruno Di Carlo a Foggia (febbraio 2006), la sfiducia al sindaco, compreso Savino Iorio.

Vicenda oscura - Nel giugno 2006 (terzo mandato) venne rieletto Moscarella Giuseppe (An). E contestualmente ripartirono i lavori di realizzazione della discarica. Il nuovo sindaco per gettare revocò la delibera 36/2004. Un atto assolutamente privo di valenza giuridica: secondo una relazione dell’avvocato Nino Matassa, consulente del Comune di Orta Nova, “non serviva a niente revocare quella delibera, in quanto era in atto un ricorso da parte dei sindaci di Cerignola, Carapelle, Stornara,e Stornarella al Tar”, e poi al Consiglio di Stato. Di fatto, il sindaco Moscarella non ha mai disposto uno straccio di ordinanza per arrestare i lavori abusivi dell’Agecos. Neanche quando il 3 febbraio 2008, fu accertato che sul fondo della costruenda discarica emergevano copiose polle d’acqua freatica.  Proprio il 18 gennaio 2008, mentre ferveva la lotta popolare pacifica per impedire che il cimitero di scorie fosse portato a compimento, l’Agecos Spa inviava alla Provincia e per conoscenza anche Comune di Orta Nova, la domanda di autorizzazione integrata ambientale. Quel documento, mai reso pubblico dal sindaco Moscarella che tra l’altra aveva ostacolato l’accesso pubblico alle informazioni basilari,, enumerava ben 392 tipologie di rifiuti industriali, gran parte dei quali tossico-nocivi, compreso l’amianto cancerogeno. Contestualmente la durata d’esercizio passava da 5 a 10 anni, senza che l’allora sindaco avesse obiettato alcunché. Col terreno che franava sotto i piedi, Moscarella ed un manipolo di seguaci adoranti, andò ad incatenarsi a Palazzo Dogana - in vista delle imminenti elezioni provinciali -  per suscitare le simpatie della popolazione, ma senza ottenere alcun seguito popolare. Sulla base di un inchiesta giornalistica, acquisita dal tenente colonnello della Guardia di Finanza, Giacomo Ricchittelli, scaturirono alcune informative alla magistratura che aprì un fascicolo e nel luglio 2008 dispose il sequestro del sito, compresa la cava abusiva imbottita di rifiuti dai Ciaffa di Ordona. In quell’occasione, le Fiamme Gialle guidate dal luogotenente Ruggiero Tenore, colsero in flagranza di reato, addirittura in pieno pomeriggio un rampollo del clan, difeso prontamente proprio in quel frangente, dal legale Americo Francesco. I fatti inequivocabili raccontano che Moscarella non sospese i lavori della discarica Bonassisa senza prima bonificare quelle illegali da lui “autorizzate”, come prevedeva la convenzione dell’Agecos con il Comune. Insomma, lasciò fare. Un dettaglio: nell’ultimo contatto - una trappola per il prenditore di Deliceto, orchestrata insieme alla Guardia di Finanza - col patron Rocco Bonassisa, lo stesso tentò infruttuosamente di comprare il silenzio del cronista promettendo ben 600 mila euro al rialzo e l’assunzione di tutti i ragazzi del Comitato di lotta. Testuale di Rocco Bonassisa: “io mando un mio uomo e tu una tua persona di fiducia; si incontrano e combinano; va bene pure un conto all’estero ed è fatta. Pensaci: ti dò anche la testa di Moscarella”. L’indomani telefonò al cronista per confermare il tentativo di corruzione, ma per lui scattò la trappola. Agli atti processuali (procedimento numero 3298/08 R.G.N.R.) per cui è stato rinviato a giudizio anche il responsabile dell’ufficio tecnico comunale di Orta Nova, G.B. Vece, ci sono anche le registrazioni consegnate alle Fiamme Gialle. Infine. Ben 15 mila tra cittadine e cittadini dei 5 Reali Siti chiesero con una petizione scritta all’autorità pubblica, di espropriare per fini di pubblica utilità la proprietà Agecos (acquistata nel 2004-2005 con rogito notarile dello stesso notaio Di Carlo) per farne un parco della pace. 

Il 31 maggio 2007 sul giornale locale LA VOCE DEI 5 REALI SITI (anno 3, numero 50), apparve un articoletto di Raffaele De Vitto, ex marito dell’attuale sindaco Calvio. Ecco cosa aveva scritto l’avvocato di Candela. «E chi se la dimentica l’assessore regionale Gentile sempre pronta a garantire la sua presenza ad a solidarizzare (…) Urlava. Indimenticabile il comizio dell’ex Sindaco Moscarella, che per acclarare oscure manovre ai danni dei cittadini inventò la teoria del “collante della discarica” dimenticandosi che era sto proprio lui ad autorizzare anni prima discariche irregolari per lo sversamento di centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti solidi urbani e che il Comune aveva subito delle condanne per risarcimento danni e che per la sola rimozione di tale enorme quantitativo aveva sottoscritto una richiesta di finanziamento alla regione per 11 miliardi di vecchie lire (…) Non v’è più una voce che si leva per dire che qualcosa occorre fare contro la bomba ecologica presente per centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti sotto il terreno di Orta Nova. Tra i perplessi ci sono anch’io che non so trovare una risposta al silenzio del consigliere provinciale che non tuona più per difendere il territorio di Orta Nova e non interroga più il Presidente della Provincia per sapere quali iniziative di risanamento ambientale intende porre in essere (…) E le promesse dell’assessore regionale Gentile che fine hanno fatto? Di quel famoso impegno regionale per la bonifica del territorio non si mai visto un euro (…) L’oblìo è sceso, ma il problema resta, i rifiuti restano».

Recita l’atto dell’11 luglio 2001: «Protocollo d’intesa. Il Comune di Orta Nova (FG) in persona del Suo Sindaco protempore dott. Giuseppe Moscarella, a questo autorizzato con delibera di Giunta Municipale n. 260 del 05.07.2001 e la Società E.R.B.A. - Energia Rinnovabile da Biomasse Agricole, sede in Bari alla Via J.F. Kennedy 89 in persona dell’Amministratore Unico e legale rappresentante Pietro de Simone (…) Premesso che la società E.R.B.A,. intende realizzare un impianto di produzione di energia elettrica alimentato a biomasse (…) ha individuato un terreno di circa 5 ettari limitrofo alla sottostazione ENEL, attualmente con destinazione agricola (…)». Diamo un’occhiata alla delibera che ha per oggetto “approvazione del protocollo d’intesa E.R.B.A. srl per la realizzazione impianto produzione energia elettrica alimentato a biomasse” ad uno sputo dal centro abitato, in località La Palata, proprio dove la Caviro intende costruire la centrale elettrica asservita ad un altro inceneritore. L’atto è stato approvato dal sindaco Moscarella, nonché tra l’altro, dagli assessori Iorio Savino, e Meccariello Germano. Così il 14 gennaio 2002 con delibera numero 11, l’allora sindaco Moscarella e gli assessori Iorio, Gallo e Meccariello, accolgono la proposta della ditta proponente per un “Accordo di programma, di cui al progetto redatto dall’Ing. Stelio Fantini”. Più recentemente, il 7 marzo 2012, la Corte dei Conti (deliberazione numero 35/PRSP/2012) ha certificato “leggerezza e scelleratezza” della gestione Moscarella. La voragine di bilancio supera abbondantemente i 14 milioni di euro. Un danno erariale che graverà sulla popolazione residente, se la “nuova” amministrazione  Calvio non perseguirà nelle sedi giudiziarie l’ex sindaco.

Parola di ministro - Il ministro della salute, Ferruccio Fazio, in risposta ad un’interrogazione parlamentare (numero 4/10606) il 10 ottobre 2011, a proposito della condizione epidemiologica di Orta Nova (18 mila residenti), sia pure estesa ad un arco temporale limitato ha puntualizzato: «Complessivamente nel periodo 2000-2005 si sono registrati 377 decessi per tutte le cause negli uomini e 276 nelle donne. Sia tra i maschi sia tra le femmine, i decessi per malattie dell’apparato circolatorio rappresentano la causa più frequente di morte (il 36,3 per cento tra i maschi, il 48,9 per cento tra le femmine). Tra quelle non tumorali, seguono le malattie respiratorie nei maschi (9,8 per cento) e i disturbi circolatori dell’encefalo tra le femmine (10,5 per cento). Tra i maschi, i decessi per tutti i tumori rappresentano i 27,3 per cento della mortalità totale, mentre tra le femmine il 24,3 per cento. Tra tutti i tumori, quello al polmone rappresenta la causa di morte più frequente tra gli uomini (24,3 per cento di tutti i tumori: il 6,6 per cento di tutte le cause); tra le donne, invece, i decessi per tumore più frequenti riguardano la mammella (21 per cento di tutti i tumori e 5,1 per cento di tutte le cause). Le leucemie sono responsabili del 10,4 per cento della mortalità per tumori e del 2,5 per cento dei decessi per tutte le cause nelle femmine (rispettivamente 3 e 0,8 per cento tra i maschi). In entrambi i sessi la mortalità per leucemia risulta più elevata (circa + 13 per cento) dei valori regionali».

Strage silenziosa - Tutto contaminato, compresi i frutti delle colture pagati sempre meno dal mercato globale controllato dalle agromafie. Per un gioco di correnti idrogeologiche gli scarichi industriali iniettati grazie agli occhi chiusi delle istituzioni fluttuano e ristagnano sotto terra, mentre gli umani si spengono senza clamore. Nei 5 Reali Siti (Carapelle, Orta Nova, Ordona, Stornara e Stornarella), che stanno sopra quel fiume di acqua moribonda intossicato dalle scorie del Nord, nascondo ogni anno di più bambini malformati, mentre gli adulti muoiono senza una ragione nota. Insomma, acque fetide e tumori, mentre la fabbrica di morte Marcegaglia, assolutamente mai ostacolata nel suo iter fuorilegge, preannuncia aria irrespirabile, anzi mortale per grandi e piccini. Predomina il sostanziale disprezzo per la vita umana e prevale al massimo un ecologismo di facciata. “Siamo per la difesa ambientale” proclamano politicanti di centro, destra e sinistra, ma poi nei fatti, approvano devastazioni di ogni genere al miglior offerente. In Capitanata si scopre ogni giorno qualcosa di peggio sulla pelle della popolazione, qualcosa di sempre più spaventoso. I malati e i morti non si contano, anzi non contano più niente. Amen?


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