BIOGRAFIA

6.5.12

ITALIA, IL PAESE
DELLE MERAVIGLIE SOMMERSE

Archeologia violata.

di Gianni Lannes

Una mappa del Consiglio nazionale delle ricerche svela un immenso patrimonio archeologico: sono più di 100 mila i nuovi siti scoperti con le rilevazioni satellitari. Gran parte del tesoro nascosto  deve ancora essere portato alla luce. Il 95 per cento, infatti, dei beni archeologici in Italia non è ancora stato esplorato, ma ora i ricercatori del CNR svelano l’ubicazione di nuovi siti su cui avviare e approfondire le ricerche. Sono questi i dati resi noti dal laboratorio di Topografia antica del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università di Lecce. Il Sistema informativo territoriale è consultabile gratuitamente online. Il Sit si basa sull’interazione dei dati individuati mediante la ricognizione di ampi comprensori campione, le documentazioni aerofotogrammetriche (dal 1920 alla più recente documentazione digitale), con rilevamenti satellitari o sensori multibanda (elaborazione immagini di “QuickBird” dal satellite Google Earth) e la bibliografia scientifica. In sostanza gli studiosi hanno analizzato i dati raccolti attraverso queste diverse fonti e li hanno trasferiti su un’enorme mappa topografica elettronica che consente di conoscere con esattezza di cosa si tratta e le sue coordinate dal satellite. La mole dei dati è raccolta in un sistema  interrogabile, gestito da un software messo a punto dal Cnr. L’obiettivo è la mappatura del patrimonio dei beni culturali nel suo complesso, con approfondimento nel settore archeologico. «Dal lavoro svolto - spiega il professor Marcello Guaitoli, docente di Topografia antica dell’ateneo leccese, responsabile scientifico del Sit - emerge l’urgenza di un’adeguata conoscenza di tali beni, minacciati da una sistematica distruzione a base di interventi di industrializzazione e di spoliazione ininterrotta. Allo stato attuale il numero dei beni archeologici conosciuti, escludendo le aree in proprietà pubblica, è inferiore al 5 per cento di quanto è rilevabile con un’analisi attenta del territorio con più raffinate tecniche di indagine. E meno dell’1 per cento delle ricchezze esistenti è sottoposto a vincoli ufficiali. Più del 50 per cento delle evidenze sono a forte rischio».
Archeologia violata.

Tutela - Sulla base dei dati ottenuti con la ricognizione (condotta anche mediante sorvoli sistematici dal nucleo elicotteri carabinieri), che riguardano più di 10 mila evidenze archeologiche, già inserite nel sistema con schedatura di dettaglio (su circa 100 mila dati censiti scientificamente su terreno e ancora da inserire), quelle di cui conservata notizia sono una minima parte: 7-8 per cento nel Lazio, 2 per cento in Sicilia, meno dell’1 per cento nella valle del Sinni in Basilicata e 20 per cento circa nel Salento, dove però la percentuale di testimonianze archeologiche perdute, perché distrutte dopo la segnalazione è superiore al 60 per cento. «Il Sit è uno strumento - precisa Guaitoli - per pianificare gli scavi futuri, ma anche per facilitare sorveglianza, tutela e valorizzazione del patrimonio». Attualmente sono state censite per il Sit solo alcune zone in Puglia, Lazio, Campania, Abruzzo e Toscana. «In tutte queste zone - conclude l’esperto - possiamo confermare che in media il 95 per cento del patrimonio archeologico resta sotto terra, ignoto agli studiosi e alle autorità che lo dovrebbero tutelare». Ci sono ancora città da portare alla luce e strade che le collegavano. In un’area del viterbese di 100 chilometri quadrati (Soriano del Cimino e Vignanello), ad esempio, sono stati individuati con la ricognizione 444 punti di interesse, a fronte di appena 51 dei quali è conservata notizia in bibliografia o archivi; a Castel d’Asso (VT) su 505 evidenze individuate sono note da bibliografia o archivi, appena 44. A Torrimpietra, alle porte di Roma, 38 punti noti, appena uno vincolato e ben 777 risultanti dalla ricognizione tra cui ville con piscina e necropoli. Passando alla Puglia, in alcune zone definitivamente campionate delle province di Lecce e Taranto si contano 1.493 rilevati di cui 204 censiti. Numerosi i complessi anche molto estesi, individuati nel corso del monitoraggio aero effettuato con il Nucleo tutela dei beni culturali e con il Gruppo aeromobile-reparti elicotteri di Pratica di Mare e di Bari dei carabinieri, conosciuti ma di fatto non studiati o in precedenza del tutto ignoti e quindi non tutelati o sorvegliati. Insediamenti di divisioni agrarie e di viabilità antica nell’area del Tavoliere; cinque estese necropoli villanoviane nell’area di Veio, edifici della fase etrusca e romana, un grande monumento interrato e una villa romana; settori ignoti della necropoli di Monte Abatone e una necropoli nella zona di Monte Abatoncino a Cerveteri. Nell’area di Crustumerium (Casale Marcigliana, Roma) sezioni di necropoli e due grandi complessi di età imperiale al di fuori dell’area demanializzata; in Abruzzo, tra l’Aquila e Capestrano, cinque diverse necropoli, ampi tratti della viabilità antica e complessi di età romana. Anche in Campania le nuove scoperte sono state significative. Nell’area a nord di Fondi è stata individuata una città di epoca preromana di cui non si aveva conoscenza. Nel Sannio sono emerse le tracce di antichi insediamenti totalmente sconosciuti. In questa regione si tratta di almeno 6 mila evidenze archeologiche. «Gran parte dei dati sono stati reperiti mediante analisi diretta sistematica del territorio e schedatura analitica - sintetizza Patrizia Tartara, topografa del CNR - Per le aree rischio sono state prodotte cartografie su base fotogrammetrica di dettaglio del rilevamento, facendo confluire nel sistema tutti gli elementi archeologici visibili sul terreno al momento attuale e tutti quelli documentati in passato o visibili in foto storiche». Ma come si usa il Sit? Con il mouse si seleziona una regione, ad esempio la Puglia; si chiede all’elaboratore quante “tombe a camera” di età del bronzo sono state trovate in una località del Salento. Il sistema, dopo aver filtrato le informazioni, restituisce il numero dei manufatti conosciuti e una mappa sulla quale punti rossi indicano i luoghi precisi di rinvenimento; cliccandovi sopra si approfondisce lo screening delle informazioni: geografiche, storiche, conservative. Attualmente, l’accesso è consentito solo alle istituzioni, carabinieri compresi. D’altra parte, il pericolo dei “tombaroli istituzionali” favoriti dallo Stato incombe costantemente: inceneritori, cementifici, impianti eolici e fotovoltaici a corollario di speculazioni edilizie seguitano a sbriciolare il territorio. Un tragico esempio è rappresentato dalle devastazioni nell’area archeologica di Herdonia, compiute dalla società “Eurowind”, grazie alle autorizzazioni facili della Regione Puglia in mano all’ecologista Nichi Vendola. La risorsa è fragile: natura, storia, identità. Allora, conoscere e preservare per garantire un futuro al Belpaese. 
Archeologia violata.

Archeologia violata.

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