di Gianni Lannes
Nel Belpaese degli smemorati ai piani alti chi sa ancora tace, mentre il governo Meloni bivacca nelle omissioni. Infatti, almeno sette (7) atti parlamentari di sindacato ispettivo indirizzati nel 2023 (5 interrogazioni) e nel 2024 (2 interrogazioni) all'attuale presidente del Consiglio dei ministri, ancora oggi non hanno avuto risposta per far luce su una strage. Perché le autorità continuano a nascondere la verità?
Il 2 settembre 2023, come riferito dal giornale Today (e non smentito dall'interessata), il
Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha dichiarato
pubblicamente che “nessun atto riguardante la tragedia del Dc 9 è
coperto da segreto di Stato”. Tesi, quest'ultima, confermata dal
sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri
con delega al Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, secondo cui
“Non ci sono atti coperti da segreto di Stato su Ustica”.
Tuttavia, sempre in data 2 settembre 2023, come riportato dalla
testata Politics news, il vicepresidente del COPASIR Giovanni
Donzelli, a margine della kermesse dei Conservatori e Riformisti a
Reggio Calabria, riferisce che Giuliano Amato “ha detto delle cose
importanti” in merito alla strage di Ustica e che “noi da sempre
chiediamo la desecretazione di tutti gli atti e le pagine non chiare
di quegli anni”. Analogamente, come riportato dalla testata “Il
Riformista”, in data 3 settembre, 2023 il ministro delle Imprese e
del Made in Italy, Adolfo Urso, interpellato sulle rivelazioni di
Giuliano Amato in merito alla fine del DC9 a Ustica, ha
riferito, relativamente agli atti su Ustica: “Non ho nulla da dire.
Su questo argomento non posso esprimere nessuna opinione perché sono
vincolato al segreto essendo stato anche il presidente del Comitato
parlamentare per la sicurezza della Repubblica”. Peraltro, nel 1996, l'allora primo ministro Romano Prodi oppose il segreto di Stato inerente il ruolo di Israele al magistrato Rosario Priore. Incredibilmente il giudice istruttore lasciò correre.
Per la cronaca documentata: in relazione alle stragi della Repubblica, è stato di recente ufficialmente accertato che l'archivio del ministero dei Trasporti risulta svuotato. Insomma, sono sparite molte carte compromettenti e imbarazzanti per chi comanda in Italia (contpo terzi) e nel mondo.
C'era una volta un paese alleato, una nazione intoccabile e impunita che oggi è sul punto di scatenare la terza guerra mondiale, col finale di stampo nucleare.
La sera del 27 giugno 1980 precipitò nel Mar Tirreno il velivolo DC9 Itavia I-TIGI in servizio sulla rotta Bologna-Palermo. A tutt'oggi non risultano identificati gli esecutori materiali e i mandanti dell'attentato e della morte di 81 persone (tra cui 13 bambini).
Il 25 giugno 2022 Giuliana de Faveri Tron, in qualità di erede di Anna Pelliccioni, madre deceduta nel disastro aereo del 27 giugno 1980, e Flavia Bartolucci, in qualità di Presidente della Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Bologna nel quale si chiede di accertare mandanti ed autori dell'attentato terroristico che provocò la caduta del DC9 Itavia. La Procura di Bologna, individuata in quanto luogo di partenza dell'aereo, ha trasmesso il fascicolo alla Procura della Repubblica di Roma dove esso è stato iscritto al numero 107589/22 r.g.n.r. Ignoti: secondo quanto si è appreso, il procedimento è stato assegnato al sostituto procuratore dottor Erminio Amelio, che è stato coautore del libro dal titolo «IH870. Il volo spezzato. Strage di Ustica: le storie, i misteri, il depistaggio, il processo.», pubblicato nel 2005, alla vigilia dell'apertura del dibattimento davanti alla Corte di Appello.
C’è un’altra storia, una storia italiana, contenuta nella storia della strage di Ustica, del DC9 Itavia che ancora qualcuno si ostina a pretendere caduto per motivi fantascientifici, cioé inventati dai burattini di turno del potere dominante.
Come per anni si è mentito parlando di cedimento strutturale, oggi c’è chi lo fa blaterando ancora di una bomba a bordo (oggettivamente e logocamente impossibile). Per poter cancellare la storia delle stragi nere che porta fino alla strage di Bologna, cancellare la matrice fascista e preferirne una più comoda che ne prenda due al prezzo di uno.
Su quel volo c’era un pezzo di società civile, c’eravamo noi. Perché quelle 81 persone viaggiavano quella sera. Esclusi i 4 membri di equipaggio, uno su sette si muoveva per curarsi. Si chiamano migrazioni sanitarie, e “sono una parte di identità lacerata, dell’unità d'Italia mai realizzata. Insomma, su quel volo c’era tutta Italia. Un paese a cui, poi sono stati consegnati quattro decenni e passa di depistaggi e menzogne istituzionali: ad esempio il potere militare e politico non ha detto che l’orario dichiarato del disastro era quello del meridiano di Greenwich, due ore di differenza dal nostro.
E questa storia continua con le vicende gravissime di 1000 dipendenti dell’Itavia licenziati in tronco per una concessione revocata per via di un aereo caduto per un inesistente “cedimento strutturale”.
Poi, dopo tante bugie di Stati alleati, il relitto ha iniziato a parlare. Un aereo “abbattuto in uno stato di guerra di fatto e non dichiarata contro il nostro paese, di cui si violano confini e diritti, in un cielo in cui volavano americani, inglesi, francesi, belgi e israeliani, con il transponder spento.
Eppure, il silenzio, come sulle migrazioni sanitarie, lascia ancora molti vuoti da riempire. Sono stati recuperati solo 41 corpi, portati in tutta fretta a Palermo (per decisione del primo ministro Cossiga) dove allora non era possibile effettuare autopsie, invece che nella più vicina Napoli, e alcuni frammenti umani.
Le voci di chi non c’è più e quelle di chi resta, risuonano urgenti anche in mezzo alla festa, sono lì a fare memoria non soltanto di quanto è avvenuto, ma anche dell’urgenza di far sapere cosa è potuto avvenire per non dire la verità. Per non avere una dignità nazionale da difendere.
La battaglia è lunga, ma si può ancora fare insieme, in molti modi. Anche attraverso chi, tra gli artisti, i giornalisti e i tecnici, ha scelto e sceglie di prendere parola. E allora in questa storia, come in quelle narrate prima il nucleo epico è l’opacità del potere. Che prende una figura concreta quando un robottino di una società francese (Ifremer) controllata dai servizi segreti transalpini viene calato negli abissi marini (a 3.700 metri di profondità) per scovare il relitto dell’aereo e ci trova una galera romana, un caccia tedesco, e le tracce di un altro robot.
E allora vale la pena dirla, finalmente, la verità che parla di una riunione all’ambasciata Usa che decide il silenzio su un traffico nucleare mediorientale, a copertura di Tel Aviv, perchè “quello che doveva avvenire era indicibile” ancora ai giorni nostri.
Questo, però, al tempo dell’omertà, rientra nel regno di quel che si sa e non si dice. Come si sa e non si dice, ma lo attestano i fatti inequivocabili, di “una parte delle nostre istituzioni che giocavano dall’altra parte”. A cosa servono, allora, le voci delle famiglie, e di chi cammina loro accanto?
Unire questa storia alle
altre, allora, diventa un’occasione per tenere desto il discorso di
Ustica e tenere vive altre storie, che ne sono eco. E quella di un
paese in cui la migrazione ed emigrazione per guarire viene
raccontata come “mobilità”. La fatica di chi non ha più armadi
dove tenere gli abiti. Un posto dove fermarsi a dormire. Mentre si
chiede come fa, a dormire, chi sa e ancora tace. I crimini contro l'umanità non vanno mai in prescrizione.
Riferimenti:
Gianni Lannes, Ustica e Bologna: due stragi senza verità, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.
https://www.edizionimondonuovo.com/catalogo/ustica-e-bologna/
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/01299&ramo=S&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/00623&ramo=C&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/00794&ramo=C&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/01224&ramo=S&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00751&ramo=S&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00236&ramo=C&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/01582&ramo=C&leg=19
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