di Gianni Lannes
L'inquinamento dell'aria provocato dagli aerei civili, commerciali ma soprattutto militari, registra un aumento esponenziale, senza eguali, eppure non se ne tiene debitamente conto. Ovviamente il particolato scende sulla terra e penetra nel respiro degli esseri viventi.
Quanto agli aeroporti, la classifica vede in prima posizione Londra, in seconda Tokyo e in terza Dubai. Si tratta delle tre città più colpite al mondo dall’inquinamento atmosferico causato dal trasporto aereo.
A esporre questi risultati è una nuova ricerca, coordinata dal think tank europeo Transport & Environment, con l’obiettivo di monitorare l’aria e le emissioni di gas serra sia dei cargo per le merci sia dei classici voli con passeggeri, provenienti dagli aeroporti di tutto il mondo. Dai dati è emerso che, decollando e atterrando nei sei aeroporti di Londra, i velivoli espongono ogni anno gli abitanti della capitale inglese alla quota equivalente di emissioni nocive - di ossidi di azoto e di particolato - di 3,23 milioni di automobili. A Tokyo e Dubai, invece, i residenti sono esposti alle emissioni derivanti dall’aviazione per un valore corrispondente a 2,78 milioni di automobili.
Il problema di rilevanza internazionale non è l'anidride carbonica. Quanto all'Italia la mappa interattiva di Airport Tracker segnala nel Belpaese le emissioni di ossidi di azoto (NOx) e Pm 2,5, attribuite a tutte le operazioni di decollo e atterraggio negli scali tricolori, che raggiungono quota 6.422 tonnellate, equivalenti alle emissioni annuali di 2.850.000 automobili.
In questo caso al primo posto in classifica c’è Roma Fiumicino: il suo l’inquinamento atmosferico totale corrisponde a quello prodotto da 710.000 auto. Segue Milano Malpensa con scarichi annuali equivalenti a quasi 2 milioni di auto e poi l’aeroporto “Marco Polo” di Venezia pari a 400.000 auto in un anno. I dati utilizzati per il tracciamento delle emissioni aeroportuali sono ricavati dal modello Global Aviation Carbon Assessment (Gaca), sviluppato dall’International Council on Clean Transportation (Icct), che comunque non tiene conto degli scali militari italiani, nordamericani e Nato. Che fare? Invertire la rotta.
Riferimenti:
https://www.edizionimondonuovo.com/catalogo/scie-di-guerra/
https://www.transportenvironment.org/
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