BIOGRAFIA

24.1.24

ASSASSINATI: DIMENTICATI DAL GOVERNINO MELONI!

 

L'Unità, 3 novembre 2003

di Gianni Lannes

Assassinati: Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci erano due giovani italiani che con coraggio, generosità e passione rappresentavano l'anima migliore della nostra nazione all’estero. Accadde quasi tre anni fa, per la precisione il 22 febbraio 2021. In un villaggio del martoriato Congo, nella regione del Nord Kivu (parco del Virunga) al confine col Ruanda vennero ammazzati l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo. Oggi a Roma, c'è la quinta udienza del processo, ma l'esecutivo Meloni non si è costituito parte civile. Di fatto, le due vittime sono state dimenticate dal governino Meloni e dal ministro forzista Tajani. Si rischia l'archiviazione per due funzionati del Programma Alimentare Mondiale (PAM) il vice direttore Rocco Leone e Mansour Rwagaza (irreperibile). Secondo l'accusa della Procura italiana avrebbero omesso "per negligenza,. impridenza e imperizia... ogni cautela idonea a tiutelare l'integrità fisica dei partecipanti alla missione. Il nome dell'ambasciatore italiano era stato derubricato, per cui quel giorno i caschi blu dell'ONU non scortarono il diplomatico. Questa agenzia delle Nazioni Unite non ha mai fatto chiarezza sull'accaduto, piuttosto è stata invocata l'immunità per Leone, uscito illeso dall'agguato in quest'area notoriamente pericolosa, dove si giocano lotte di potere.

Il nostro ambasciatore è stato ammazzato in un agguato mentre era in missione per conto dell'Italia e il governo tricolore della Meloni non si è costituito parte civile, mentre l'hanno fatto il Comune di Limbiate e l'Associazione "Vittime del dovere".

Perché la presidente del Consiglio pro tempore Giorgia Meloni che tanto si sgola sul patriottismo non ha sentito il bisogno di difendere "l'onore della nostra Nazione" (parole sue), e quindi fare pressione sull'ONU e sul governo della Repubblica Democratica del Congo, affinché si faccia chiarezza su questa strage, di cui non si conoscono i nomi dei mandanti? La Meloni e i suoi ministri al ramo sono latitanti, anche perché non rispondono agli atti parlamentari. Ad esempio alle interrogazioni a risposta scritta 4/00402 (3 febbraio 2023), 4/01802 (31 ottobre 2023), 4/00690 (19 settembre 2023), 4/00721 (26 settembre 2023). 

Nell'interpellanza 2/00249 presentata da Fabio Rampelli (onorevole del partito meloniano, nonché vice presidente della Camera dei Deputati ) il 23 ottobre 2023 indirizzata al ministro degli esteri Antonio Tajani (il negazionista della fornitura italiana di armi ad Israele), ancora in attesa di un riscontro governativo si legge testualmente:

“dietro la morte dell'ambasciatore Luca Attanasio potrebbe esserci il racket dei visti Schengen; la denuncia, riportata da un articolo de L'Espresso a firma di Antonella Napoli, getta, infatti, una nuova e inquietante luce sulle dinamiche dell'agguato del 22 febbraio 2021, nel quale persero la vita, oltre all'ambasciatore italiano, il carabiniere Iacovacci e l'autista Milambo, e arriva da un imprenditore italo congolese, «sponsor» dell'ambasciata italiana nella Repubblica democratica del Congo, che avrebbe raccontato di un vero e proprio sistema che vedeva collaboratori e funzionari dell'ambasciata coinvolti in un racket di visti rilasciati dietro il pagamento di cifre esorbitanti che oscillavano tra i 5 e i 6 mila dollari; secondo il testimone, «sono anni che sento di brogli per i visti in quella ambasciata, ma nessuno ha mai fatto niente. Perché nessuno ha collegato la morte di Attanasio a ciò che aveva scoperto? Era risaputo che esisteva un business intorno al rilascio di un centinaio di visti illegali al mese. Per non parlare dei soldi del budget per le gare di fornitura all'ambasciata fatti sparire negli anni. C'era chi, pagate le fatture, chiedeva al fornitore, una quota, uno sconto che finiva nelle sue tasche. E ci sono stati maneggi anche sui soldi di noi sponsor della Festa della Repubblica del 2 giugno e della Festa della cucina»; in particolare, il nome di un funzionario ricorre più volte in vari esposti e in una relazione dei carabinieri dell'ambasciata di Kinshasa che lo avevano sorpreso mentre lasciava il consolato con una borsa piena di passaporti, ritenendo che «ha sempre preso soldi dalla vendita illegale dei visti. Sono a conoscenza anche di una truffa al capo dei Servizi congolesi: venticinquemila dollari per dei visti promessi ma mai rilasciati. Il funzionario si è volatilizzato, ma i suoi complici in ambasciata hanno coinvolto un italiano molto in vista in Congo che ha risarcito il truffato per fargli ritirare la denuncia»; sempre secondo le gravi accuse, il funzionario «Dopo la morte di Attanasio ha ricevuto a Goma una busta piena di soldi davanti ad altre persone. E sempre lui ha preso il denaro che era in possesso di Attanasio quando è stato ucciso, denunciandone lo smarrimento»; come ricostruisce il testimone, Attanasio poco prima di partire per la missione, durante la quale è stato ucciso, avrebbe promesso di indagare a fondo perché «non avrebbe ammesso illeciti, ma voleva acquisire altre informazioni. Era un diplomatico intransigente e aveva affrontato anche il funzionario al centro dei sospetti. Ne aveva parlato con persone vicine dicendo: quello gioca troppo con i visti»; a confermare le troppe anomalie anche la moglie dell'ambasciatore, che entrando nella posta elettronica istituzionale del marito aveva notato che erano state cancellate le mail dell'intero 2020, fino a pochi giorni prima dell'agguato; e ancora, la scorta di Attanasio era stata inspiegabilmente dimezzata, con un secondo uomo che avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza assente, come anche le numerose incongruenze sull'intera organizzazione del viaggio dell'ambasciatore, circostanza per la quale ci sono già due indagati in Italia; in un successivo articolo di ottobre 2023, sempre a firma della giornalista Antonella Napoli, si fa riferimento ad una segnalazione alla procura di Roma anche dell'attuale ambasciatore in Congo, Petrangeli e, in particolare, ad «alcuni messaggi arrivati sul cellulare dello stesso diplomatico con i quali, chi scriveva affermava di essere disposto a pagare qualsiasi cifra per ottenere un visto. Un chiaro tentativo di corruzione», in un ambiente dove «a detta dei locali in Congo, il nostro Consolato era considerato più malleabile e vulnerabile alle mazzette. Vari testimoni sostengono che i comportamenti gravi di alcuni funzionari italiani erano ben noti a tutti sia nella capitale congolese che a Goma, capoluogo della regione del Nord Kivu. Le voci erano arrivate anche all'ambasciatore Attanasio che si era messo a verificare di persona l'attendibilità delle segnalazioni [...]. Proprio per questo, qualche giorno prima della missione nel Kivu, [...] il diplomatico [...] aveva discusso con uno dei funzionari chiacchierati e che era stato già avvisato in passato. In quella occasione lo avrebbe ammonito di non giocare con i visti»; a destare sospetto, a seguito di numerose denunce dell'on. Di Giuseppe, anche l'ambasciata del Bangladesh, accomunata all'ambasciata del Congo da un comune denominatore: chi si vedeva respinta la richiesta di ingresso nell'area Schengen poteva recarsi all'ambasciata italiana per ottenere, dietro compenso, quanto richiesto...”.

 

Occorre cercare la verità per fare luce, in un luogo dove la rapina occidentale e multinazionale dei materiali preziosi (a partire dal coltan) ha causato ben 6 milioni di morti (civili) in 5 lustri e tuttora lo sfruttamento dei minori nelle miniere. Una delle innumerevoli guerre nel mondo dimenticate dall'umanità. Perché il primo ministro Giorgia Meloni tace? Ha qualcosa da nascondere?

Singolare coincidenza? Il 4 marzo 2021 è stato assassinato il maggiore William Mwilanya Asani, revisore dei conti alla Procura militare congolese di Rutshuru. il maggiore Asani è uno dei magistrati che indagano sull'agguato e omicidio dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista, Mustafa Milambo. Secondo quanto riportano fonti locali, il magistrato è morto mentre tornava da una settimana trascorsa a Goma, al termine d'una serie di incontri con altri investigatori congolesi. Il convoglio con il quale si muoveva era scortato dal colonnello Polydor Lumbu, rimasto ferito gravemente nell'attacco, del 3409° reggimento delle FARDC, le forze armate congolesi, e stava percorrendo una strada verso Kaunga; arrivato all'altezza del villaggio di Katale, a pochi chilometri dalla località in cui è stato ucciso l'ambasciatore Attanasio, il convoglio è stato colpito da una raffica di proiettili sparati da militari in abiti civili appartenenti ad un altro reggimento congolese, il 3416°. Secondo le ricostruzioni i militari avevano installato un posto di blocco sulla strada RN2, stessa strada sulla quale è avvenuto l'agguato al convoglio ONU sul quale viaggiavano l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci.

Quali iniziative diplomatiche, da effettuare anche in consessi internazionali, il presidente del Consiglio Meloni intende intraprendere al fine di concretizzare le indagini sui tragici eventi che hanno portato alla morte dei nostri connazionali? E quali iniziative intende intraprendere il Governo Meloni per sensibilizzare maggiormente la comunità internazionale affinché vi sia un reale processo di risoluzione del conflitto interno nella Repubblica democratica del Congo e l'Onu intervenga con tutta la sua rete diplomatica per efficientare il ruolo di garanzia della missione Monusco e per fornire assistenza sanitaria e approvvigionamenti alimentari alla popolazione congolese al limite della sopravvivenza?

Post scriptum

Esattamente il 30 giugno 2020 la Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha registrato 60 anni d'indipendenza dal Belgio. Dopo ben 60 anni il Paese, a causa di una precedente politica coloniale oppressiva, vive ancora in un clima di instabilità politica e di precarietà economica e sociale, con un impoverimento strutturale del Paese. Tra il 1998 e 2003 la Rdc è stata teatro della seconda guerra del Congo, la più grande guerra della storia contemporanea dell'Africa, con ben 8 nazioni africane coinvolte e circa 25 gruppi armati. Secondo varie fonti, a tutto il 2008 il conflitto ha causato la morte di circa 5,4 milioni di persone, soprattutto a causa di malattie e carenza di cibo e 6 milioni di rifugiati o sfollati. Il 10 luglio 1999 la Repubblica democratica del Congo firma un accordo di cessate il fuoco a Lusaka (Zambia) con le controparti della Namibia, Angola, Ruanda, Uganda e Zimbabwe. Lo scopo dell'accordo è la cessazione di tutte le ostilità nel territorio congolese. Tra i vari punti dell'accordo c'era anche quello di istituire una Joint Military Commission sotto la Presidenza dell'Organizzazione dell'unità africana (Oau) e una costituzione di una missione Onu in collaborazione con l'Oau. Le Nazioni Unite, con risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1258 del 6 agosto 1999, istituiscono la missione di peacekeeping denominata Monuc e successivamente, con risoluzione n. 1925 del 28 maggio 2010, viene rinominata Monusco per sottolineare una nuova fase di mantenimento della stabilità del Paese. Dal 24 febbraio 2000 il quartier generale della missione si trova nella capitale Kinshasa. I combattimenti tra il Governo centrale e le milizie locali (alcune anche con basi in Stati limitrofi) sono ripresi a fasi alterne nel corso degli anni fino ai giorni nostri, soprattutto nel nord-est del Paese. Secondo fonti Unhcr e Msf, nelle province di Ituri, del Sud Kivu e del Nord Kivu si sono registrate continue escalation di violenza e negli ultimi sei mesi oltre un milione di persone hanno abbandonato le proprie abitazioni (la Rdc è, secondo Msf, il secondo Paese al mondo dopo la Siria per sfollati interni). Secondo gli stessi report, gruppi armati compiono con sistematicità omicidi, mutilazioni, saccheggi e violenze di natura sessuale nei confronti di donne e bambini. Fonti giornalistiche riportano che tali violenze avvengono nell'indifferenza e, a volte, grazie alla complicità e corruttibilità del contingente delle nazioni Unite impegnate nella missione Monusco. L'Alto rappresentante dell'Unione europea, Josep Borrell, ha più volte invitato le autorità di Kinshasa affinché provvedano a garantire con risolutezza la sicurezza delle provincie coinvolte negli scontri, collaborando maggiormente con l'Onu. L'auspicio di Bruxelles è che il Governo locale si adoperi per un dialogo con i Paesi limitrofi al fine di raggiungere un lungo e prospero periodo di pace nell'intera area e che questo possa servire per riuscire ad aumentare le condizioni di vita di tutta la popolazione congolese. Diverse fonti indicano le multinazionali come maggiori responsabili del clima di instabilità in Congo, che spingono i Governi limitrofi e le milizie alla guerra e al clima di incertezza per riuscire a estrarre indisturbatamente risorse minerarie di cui la Rdc è la maggiore riserva al mondo, come oro, nichel, cobalto, diamanti e coltan.

 

Riferimenti:

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00402&ramo=C&leg=19 

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/01802&ramo=C&leg=19 

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00690&ramo=S&leg=19 

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00721&ramo=S&leg=19 

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=2/00249&ramo=C&leg=19 

https://archivio.unita.news/assets/main/2003/11/03/page_022.pdf 

 https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=congo

 

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