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foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) © |
di Gianni Lannes
L'altrove è in bilico sul vuoto nella magia del silenzio. In cammino nelle pieghe dimenticate dell’Abruzzo interiore
mi imbatto in un paese disabitato del popolo Vestino. Mi inerpico a Monte Picca da un sentiero
accidentato nel bosco di Bussi sul Tirino senza incontrare anima viva. E approdo
a Corvara da Monte Aquileo, una gigantesca rupe che sovrasta il borgo fantasma
a 625 metri di altitudine.
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Dalle rocce la visione si affaccia su un paese scarnificato
dall’allontanamento umano: un denso gomitolo rugginoso di case abbandonate che scrutano
sospese nel cielo la Maiella e l’Adriatico. Pietra, legno, sassi e mattoni raggrumati
in case dal sapore antico, che a compulsarle raccontano un vissuto millenario.
Il suono dell’acqua che scorre in un sottostante vallone è musica naturale che risuona nei ciottoli.
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foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) © |
I segni del tempo si leggono nelle crepe dei muri, nelle
abitazioni scricchiolanti dalle porte spalancate verso il passato, quando la
fame mordeva tanti. In loco dove c’era una comunità di esseri umani, ora vive una
sola persona in apparente esilio con tante primavere e scarne parole.
Ufficialmente, i residenti sarebbero 213 sulla carta, ma in realtà qui non c’è proprio
nessuno, se non il vento e l'odore selvatico dell'erba. E ogni tanto compare un velo di malinconica nebbia sotto il sole raggiante.
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foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) © |
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Il paese fu colpito dal
terremoto della Maiella del 1933: a causa di
alcuni crolli e della mancanza di soccorsi adeguati fu gradualmente abbandonato
e ricostruito maldestramente a valle. Il borgo vecchio conserva intatte molte abitazioni
di pietra, dette “pagliare”, perché usate anche come stalla per le bestie da
soma e una torre campanaria sospesa nel vuoto. Qualche casamento è stato
ricostruito alla meno peggio, altri in bilico risultano diroccati o ingabbiati per non
crollare. Presso la facciata di una di queste case si conserva un prezioso
portale romanico del XII secolo, ricavato forse dall'antica chiesa di
Sant'Andrea. |
foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) © |
In un recente passato il centro disabitato che resiste alle intemperie peggiori della modernità, è stato sfruttato come set cinematografico per un filmetto commerciale, ma in
questo luogo di ieri il sogno incontra la fiaba nell’incanto della bellezza. L’Abruzzo
non è una cartolina turistica, ma una straordinaria risorsa in cui sgorgano giovani intelligenze, con cui battere il declino pericolante dell’Italia.
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