BIOGRAFIA

4.7.20

GARGANO: PARADISO PERDUTO!

foto Gianni Lannes
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di Gianni Lannes

L'immersione libera, a rischio e pericolo, riserva amare sorprese. Ridotto a degradata cartolina turistica da consumare fino in fondo. La frenesia generale nel belpaese, ormai fuori controllo, è quella di annichilire il territorio, soprattutto quello più bello. Il degrado sta distruggendo un luogo magico. Asfalto, cemento armato, montagne di rifiuti in mare e motoscafi ovunque, senza rispetto per naviganti a vela, bagnanti e subacquei. Addio bellezza naturale, storia e geologia, inclusa la geografia. Il caso meno noto ma più emblematico è quello di Baia San Felice: qualche petroliera deve aver lavato le stive in prossimità del famoso “architiello”dove ormeggiano perennemente branchi di natanti a motore, purtroppo impregnato di catrame nella scogliera. In loco i fondali sono tappezzati di plastica e scarseggiano le forme di vita, razziate dai bombaroli baresi a caccia di datteri. Non è stata risparmiata la pineta costiera contaminata anch'essa dalla spazzatura che ha preso il sopravvento sulla macchia mediterranea. 

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Una menzione particolare spetta alla storica Torre di avvistamento, risalente all'anno 1500, trasformata in un mostro sopraelevato - col tacito consenso omertoso della soprintendenza al ramo - con adiacente parcheggio automobilistico. Senza contare i parcheggiatori abusivi che pretendono impunemente il pizzo dai malcapitati villeggianti. Nonostante le interdizioni alle grotte marine soggette a rischio idrogeologico, operatori commerciali senza scrupoli, da anni sotto gli occhi dell'omertosa Guardia Costiera locale, ammassano frotte di turisti in barba agli assembramenti virali, pur di far soldi a tutto spiano.

Nonostante l'istituzione del parco nazionale nel 1991, la speculazione (legalizzata e non) non ha mai trovato limiti, grazie anche all'indifferenza ministeriale, ovvero dello Stato italiano. Il mare della montagna del sole, lembo estremo orientale dell'Italia, è quasi inaccessibile (se non a pagamento), ingabbiato da recinzioni cementizie che hanno stuprato i 250 chilometri di litorale da nord a sud partendo da Lesina fino a Manfredonia. Le area marine più devastate dalle lottizzazioni edilizie - fin dentro le aree archeologiche (ormai inglobate o addirittura cancellate) - sono quelle particolarmente dei territori di Peschici, Vieste e Mattinata. E c'è anche qualche politicante sgangherato che vorrebbe pure prolungare una superstrada per tagliare il Promontorio. Alla fine resterà solo il deserto dove una volta c'era comunità di vita? L'omologazione annulla l'identità.

Nel resto della Puglia, dal Gargano al Salento non va meglio: 12 delle 30 aree "protette" istituite dalla Regione nel 1997 sono rimaste soltanto sulla carta (straccia). 

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Riferimenti:

Gianni Lannes, LA MONTAGNA PROFANATA, Edizioni del Rosone, Foggia, 2015.