BIOGRAFIA

17.6.20

IN CHE COSA CONSISTE LA NATURA UMANA?


di Luisa Piarulli*

Il giornalista Gianni Lannes, in uno dei suoi numerosi articoli che propongono sempre lucide analisi sociali, culturali e politiche, si chiede “in che cosa consiste la natura umana”. Una domanda secolare che ha trovato svariate risposte, teorizzazioni e pedagogie. Tuttavia, questo terzo millennio, apparentemente progredito e sviluppato, si rivela così incoerente e contraddittorio, frammentato e malato, ingiusto e moraleggiante, meccanicistico e dis-umano, che vale la pena riproporre questa come tante altre domande. Che cos’è la natura umana? Che cos’è la verità? Porre domande è necessario, come ci ha insegnato Paulo Freire, la pedagogia della domanda è la speranza di riumanizzazione, conduce alla verità.


J.J. Rousseau sosteneva che originariamente l’essere umano ha una natura buona che gli permette di vivere in condizione di libertà e di uguaglianza. Che cos’è la natura buona? È il complesso delle facoltà intellettive e cognitive, nonché umane, che l’uomo possiede sin dalla nascita e che è destinato a perdere a causa di implicazioni sociali e culturali che in qualche modo corrompono la bontà umana originaria. Ciò conduce a condizioni di vita segnate dalla disuguaglianza, da falsi bisogni e da passioni che allontanano gradatamente l’uomo dai principi naturali. Per questo Rousseau propose un’educazione naturale a salvaguardia dell’autonomia del bambino-protagonista (Emilio e poi Eloisa) e costruttore di un futuro dove ogni elemento è in armonia con l’altro. Pensiero affascinante e molto più attuale di quanto si immagini. 

Per Machiavelli l’uomo non è né buono né cattivo, ma decisamente propenso alla cattiveria perchè la sua natura è malvagia ed egoista. Secondo il filosofo Hobbes la natura umana si caratterizza come desiderante e il desiderio decisamente più rappresentativo è il desiderio di potere che permette di realizzare ogni altro desiderio a scapito di altri. «La felicità è un continuo progredire del desiderio da un oggetto ad un altro. Cosicché pongo in primo luogo, come una inclinazione generale di tutta l’umanità, un desiderio perpetuo e senza tregua di un potere dopo l’altro che cessa solo nella morte. […] perché [l’uomo] non può assicurarsi il potere e i mezzi per viver bene, che ha al presente senza acquisirne di maggiori» («Della differenza dei costumi», cap. XI). 
 
Potremmo proseguire a lungo e in un’altra occasione lo farò. Per ora, dato lo sguardo sul nostro presente, offuscato e pervaso da autoreferenzialismi e da poteri emergenti, soffermiamoci sul fatto che generalmente si sostiene che la natura dell’essere umano è naturalmente permeata da pulsioni egoistiche che contaminano in qualche modo la presunta bontà iniziale dell’essere umano.
Ritengo che non ne verremo mai a capo, siamo dentro una evidente circolarità socio-educativa dove l’uno contamina l’altro e l’uno e l’altro, alla fine, determinano ciò che definiamo “società”. A questo punto, che la natura umana sia buona o malvagia è di secondaria importanza, perchè credo fermamente nel potere e nella forza creatrice e orientatrice dell’Educazione. È l’unica e sola via verso una società giusta, libera, pacifica, in dialogo, in armonia con ogni elemento del pianeta, in ascolto, comprendente.
La stessa Montessori, scienziata e pedagogista, attivamente coinvolta nel contesto politico e culturale del suo tempo, affermò che “La politica può, al massimo, evitare le guerre […] ma non può costruire la pace. La pace, come vita creatrice dei popoli collaboranti, può essere costruita solo dall’educazione” (S. Valitutti, 1983).
Ma, per compiti così grandiosi, occorrono adulti educati al compito di educare. Siamo sempre dentro una circolarità. Chi educherà gli educatori? (Kant). Sappiamo bene che il modellamento educativo agisce fortemente sullo sviluppo umano, sono i modelli a disposizione che veicolano la primordiale e naturale energia cognitiva del bambino in un senso o nell’altro. I bambini imparano osservando, riproponendo, imitando e l’adulto ha potere di foggiare, plasmare. Ecco perché bisogna prestare molta attenzione all’espressione “formare un bambino”. Consideriamo inoltre che i bambini di oggi hanno molteplici modelli e tanti “eroi” di riferimento (cartoni animati, videogiochi, passerelle televisive…). Sono innumerevoli i rischi di condizionamento negativo, di cattiva emulazione.
Comunque sia, non resta che ricominciare dall’Educazione, in primis degli adulti. C’è molto lavoro da fare! Personalmente sono convinta che l’essere umano nasca buono, è sufficiente osservare un bambino nei primissimi anni di vita per convincersi di ciò. E allora, investire sulla formazione degli adulti che si occupano dei bambini è fondamentale. I primissimi anni di vita sono proficui e promettenti, lasciano tracce indelebili. Si possono gettare buoni semi che resteranno per sempre e che difficilmente si faranno scalfire dalle intemperie sociali. Quali semi? La comprensione, l’ascolto, il rispetto, lo sviluppo dell’empatia che è inscritta nel sistema cognitivo di ciascuno di noi. Ma soprattutto la comprensione che non significa essere d’accordo su tutto quanto ha da dirci l’Altro da me, sarebbe utopico. “Comprendere significa poter soppesare e prendere in considerazione ciò che l’altro pensa! Egli con ciò che dice e che intende autenticamente dire, potrebbe aver ragione” (Gadamer 2012).
Questo terzo millennio è sempre più il secolo dell’autoreferenzialità, obbediente al bisogno di dominio incondizionato di certuni a scapito della libertà altrui. Ma quand’anche la natura umana avesse tratti di malvagità, fosse pervasa da impulsi distruttivi, ripeto, credo nel potere dell’educazione. Le pulsioni libidiche possono armonizzarsi grazie all’arte in ogni sua manifestazione, che non va emarginata o vissuta come semplice diletto, come oggi succede. La natura umana è educabile. L’adulto educante è il direttore d’orchestra che, educato a sua volta, può dar vita all’Uomo Nuovo, il migliore possibile, come voleva già la Montessori, una scienziata, una pedagogista che agiva sempre secondo un principio di concretezza. Perciò non mi si dica che è impossibile, che è irraggiungibile, che è utopico o che sono una sognatrice. Ripartiamo dall’educazione: questa è la chiave di svolta. Ciò significa investire sulla scuola e sulla famiglia, significa non solo riparare tetti e pareti fatiscenti degli edifici scolastici, o dare in modo intermittente qualche contributo alle fasce fragili, che resteranno sempre più fragili e anonime. Investire sull’Educazione significa non perdere mai e poi mai di vista l’umanità, la dignità, il rispetto, il protagonismo attivo di ogni persona-cittadino del mondo. Ripartire dall’educazione significa garantire un’idea di scuola come scholè, ovvero non si va a scuola per rispondere alle richieste del mercato, per acquisire competenze utili al mondo del lavoro, ma per imparare a pensare, a discutere, a dialogare, a confliggere, a divertirsi…per imparare a crescere e a vivere. Ripartire dai bambini significa avere fiducia, credere nella natura umana “buona” di ogni soggetto, così da porre le basi di un futuro sufficientemente buono. Crediamoci.

*pedagogista.