BIOGRAFIA

13.5.20

“LA SCUOLA È UN'AULA NON UN VIDEO”: ACCADEMIA DELLA CRUSCA



di Gianni Lannes

Finalmente la prima autorevolissima voce critica. “La scuola è un’aula, non un video”: con un appello di una pagina e mezzo, l’Accademia della Crusca e l’Associazione per la Storia della lingua italiana chiedono che si torni il prima possibile in classe, ma anche che sulla riapertura si facciano investimenti massicci, riconoscendo per prima cosa che quella delle aule-pollaio è stata una scelta sconsiderata.

“Non potevamo stare in silenzio” dice Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, infaticabile difensore dell’italiano e oggi anche volto noto della tv grazie al suo “Pronto soccorso linguistico” della domenica mattina (di questi tempi trasmesso via Skype). “Il corpo docente ha reagito in modo esemplare davanti all’emergenza della pandemia” si premette nell’appello, “ma il percorso educativo non può esaurirsi nella trasmissione di contenuti attraverso il web. Un principio fondamentale tanto per la scuola quanto per l’Università, che non vive con minore disagio l’impossibilità di tenere lezioni ed esami in presenza”. 

I difetti dell’insegnamento a distanza? Il documento - firmato oltre che da Sabatini, da Rita Librandi e Claudio Giovanardi - ne ricorda alcuni: l’impossibilità di verificare con immediatezza la risposta e il grado di comprensione degli studenti; la difficoltà di calcolare la lunghezza e la distribuzione delle fasi di insegnamento; la scomparsa del lavoro di squadra e della socializzazione. “Si riduce la fisicità dell’insegnamento”, sintetizza il testo. E Francesco Sabatini spiega: “L’aula è un luogo meraviglioso, caldo, dove gesti e parole si modulano attraverso la reazione dei presenti. Con le videolezioni ci giochiamo tutto: l’insegnante che gira tra i banchi e magari ti guarda fisso negli occhi, gli aspetti interattivi corporei, la maturazione graduale del pensiero e del linguaggio, quello che abbiamo imparato dalla prossemica”.


Poi, anche se è “meritevole la distribuzione di tablet alle famiglie povere”, non tutti i genitori sono in grado di affiancare i ragazzi, di mettere a disposizione buone connessioni e stanze in cui potersi concentrare. Giusto dunque integrare l’insegnamento con il web, ma il web nella scuola non può diventare dominante. Il timore è che dopo l’accelerata dovuta alla pandemia non si torni indietro. “La pressione dei tecno-fanatici è forte” dice ancora Sabatini, “e ancora di più quella di chi pensa a vendere, vendere, vendere tablet e computer”.  

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