BIOGRAFIA

11.4.20

MES CON UN ALTRO NOME!



di Gianni Lannes


Un delitto perfetto, grazie al nuovo coronavirus atterrato nel belpaese al momento opportuno. Dopo la Grecia capitola anche l'Italia, per mano di un esecutivo telecomandato dall'estero. La scelta del governicchio grulpiddino è fatta: sarà la banca centrale a decidere per noi. Sarà miseria e povertà per la stragrande maggioranza della popolazione italiana, già stremata dagli arresti domiciliari e dall'arresto forzato dell'attività produttiva. 
 


Eppure la legge 24 dicembre 2012, numero 234, parla chiaro: qualsiasi accordo finanziario internazionale deve preventivamente passare dal Parlamento. 

Financial Times (19 marzo 2020: Giuseppe Conte)
  
Giri di parole, ma la sostanza truccata non cambia, a danno dell'Italia. La Merkel - attraverso il governo eterodiretto del Conte bis - mette in ginocchio gli italiani, non a caso imprigionati agli arresti domiciliari dal 10 marzo scorso, proprio per volontà del sedicente avvocato del popolo. Che fare? Uscire immediatamente e senza indugi dall'Unione europea e dal sistema capestro dell'euro; insomma acquisire sovranità. A proposito: che fine ha fatto la nostra ingente riserva aurea? Per caso, il trattamento sanitario obbligatorio e di massa serve a disinnescare le proteste popolari? Per Sassoli "Il Mes è opportunità, l'Italia può avere 37 miliardi di euro". Insomma, un'elemosina a tassi poi da usura.




«Il Meccanismo europeo di stabilità è stato creato durante un altro tipo di crisi, quindi deve essere adattato alle nuove circostanze in modo da poter utilizzare tutta la sua potenza di fuoco - aveva detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Financial Times il 19 marzo 2020 - La strada da seguire è quella di aprire linee di credito del Mes a tutti gli Stati membri per aiutarli a combattere le conseguenze dell’epidemia di Covid, a condizione che ogni Stato membro renda pienamente conto del modo in cui le risorse vengono spese».

Se non avesse cambiato linea, per non rompere con i Cinque Stelle, a favore del teatrale ma inutile «No al Mes, sì all’Eurobond», ieri Conte avrebbe potuto evidenziare che l’Eurogruppo dei 27 ministri economici ha sposato la sua proposta, stanziando però la metà di quanto richiesto 18 giorni prima: 240 miliardi: «Il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie dirette o indirette, cura e costi della prevenzione collegata al Covid-19 - si legge nel comunicato - La linea di credito sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza. Dopo, gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità». 
 
La conclusione dell’Eurogruppo è ambigua: può significare che, a emergenza sanitaria finita, saranno ripristinate le regole del Mes, ma soprattutto quelle del Patto di Stabilità e del Fiscal Compact oggi «sospesi», e non riscritti. Insomma, sarà chiesto un piano di rientro da centinaia di miliardi a un paese stremato e drasticamente impoverito. A breve saranno calcolati i costi economici indotti dai «lockdown» imposti dall'ineletto. A quel punto non sarà solo il controverso “Fondo Salva Stati” ad essere insufficiente, oltre che impraticabile, ma anche le prime misure finanziarie adottate.

L’«inadeguato» Mes sarà presentato e, probabilmente, votato dai capi di Stato del consiglio Europeo il prossimo 23 aprile, unitamente a un mandato alla Banca europea degli investimenti per impegnare 200 miliardi di euro e al «Sure» per la cassa integrazione in Italia, il Kurzarbeit in Germania o lo chômage partiel in Francia. Funzionerà solo se tutti gli Stati metteranno a disposizione una garanzia, la somma può non raggiungere il totale dei 100 miliardi annunciati, cifra che potrebbe risultare inadeguata: per nove settimane l’Italia ha stanziato 11 miliardi per la cassa integrazione. E altri 15 arriveranno con il decreto di aprile. Non solo: l’Eurogruppo ha precisato che questo prestito a lungo termine andrà restituito a un tasso basso. Il «Sure» è temporaneo. Significa: «Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency», sostegno per mitigare i rischi di disoccupazione in caso di emergenza.

Chi pagherà le conseguenze saranno coloro che percepiranno i sussidi e poi li perderanno. Conte ha evidenziato che il 23 aprile non firmerà l’accordo senza l’istituzione, in tempi certi, del «fondo comune per la ripresa» per il quale si prevede un finanziamento «inadeguato» da 500 miliardi di euro che si aggiungono agli altri 500 miliardi complessivi a cui ha pensato l’Eurogruppo. È la proposta franco-tedesca che, dal 26 marzo, ha cominciato a chiamare «European Recovery bond» anche se in Italia si parlava di «Coronabond», sinonimo di «Eurobond». Entrambi bocciati da Angela Merkel il 9 aprile come mutualizzazione strutturale del debito.Gli italiani, a dirla tutta, hanno già pagato oltre misura, sobbarcandosi con l'adesione  all'euro, voluta da tale Romano Prodi, i costi economici della riunificazione tedesca.

Ancora il 20 marzo Conte precisava di volere trasformare il Mes in un «coronavirus fund», i suoi bond avrebbero dovuto essere «concessi senza alcuna condizionalità». Ipotesi respinta e trasformata, nel comunicato dell’Eurogruppo, in un fondo affidato alla Commissione Europea che agirà attraverso il suo risicato bilancio ora bloccato dai veti incrociati dei governi. L’ipotesi è stata confermata dal vicepresidente Valdis Dombrovskis. Si sta scommettendo sul fatto che questa emergenza rientrerà e dopo si tornerà la normalità di un’Europa squassata dagli interessi nazionali. 
 
La modestia del compromesso celebrato con toni entusiasti conferma che non è possibile una politica economica comune strutturale, una Banca centrale Europea che finanzia i debiti pubblici nazionali, sospende il pagamento degli interessi, eroga un reddito di base direttamente alle persone attraverso i governi. Ora, cantate pure dai balconi, gregge di pecoroni italopiteconi.
 

Riferimenti:




https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mes 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=euro 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=oro 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=fiscal+compact 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/12/autodeterminazione-del-popolo-italiano.html 

https://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/21/0387_Comunicato_Presidenza_Cdm_3_agosto_2011.pdf?fbclid=IwAR3XsEuPrkkvRUEslSeL2nQ-geSsWo08Vy8t9-EK7n75jTAuX1Kf5KtXwfQ 

Post scriptum
 

Il Consiglio dei Ministri del governo Berlusconi IV ha approvato il 3 agosto 2011 il “disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio Europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento della Ue relativamente a un meccanismo di stabilità (Esm – European Stability Mechanism), nei Paesi in cui la moneta è l’euro. Obiettivo della Decisione è far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’Euro”. Il Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2011 ha fatto seguito al Consiglio Europeo del 25 marzo 2011, nel quale l’allora premier Berlusconi ha rappresentato l’Italia al tavolo in cui sono stati i contenuti del meccanismo di stabilità. Del governo Berlusconi IV hanno fatto parte Bossi (ministro per le Riforme), Meloni (ministra per la Gioventù), Calderoli (ministro per la Semplificazione), Nitto Palma (ministro per la Giustizia dal 27 luglio 2011), La Russa (ministro della Difesa), Tremonti (ministro per l’Economia) e Gelmini (ministro per l’Università).

Chi ha dato il primo via libera al Mes? Come ricorda l'Agi, il disegno di legge intitolato “Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes)” è stato presentato al Senato italiano il 3 aprile 2012, due mesi dopo la firma del Trattato (avvenuta il 2 febbraio 2012). Il voto favorevole del Senato è arrivato il 12 luglio 2012, mentre l’approvazione definitiva è stata data dalla Camera dei Deputati una settimana dopo, il 19 luglio 2012. All’epoca era in carica il governo tecnico di Mario Monti. A Montecitorio, come ha tenuto traccia ‘Openpolis’, il via libera alla ratifica del Trattato sul Mes è stato dato con 325 voti favorevoli, 53 contrari, 36 astenuti e 214 assenti. Tutti i 168 deputati del Partito Democratico presenti hanno votato a favore, così come 83 parlamentari del Popolo della Libertà, 30 dell’Unione di Centro e 14 di Futuro e libertà. La Lega (con Roberto Maroni segretario) è stata l’unica a votare contro (51 no), assieme a due voti “ribelli” all’interno del Pdl (Guido Crosetto e Lino Miserotti). Il giorno della votazione, la futura leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, all’epoca deputata del Popolo della Libertà, era assente.


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