BIOGRAFIA

17.3.20

CORONAVIRUS: FARSA O TRAGEDIA?


di Gianni Lannes

Dalla democrazia incompiuta alla tecnocrazia totalitaria? Anno 2020: annientato in Italia lo Stato di diritto, prontamente sostituito con lo Stato di Polizia, per approdare infine allo Stato di Guerra? Nel belpaese un problema sanitario è stato trasformato in una questione di ordine pubblico, con la conseguente criminalizzazione e repressione d'ufficio dell'intera popolazione, senza neanche uno straccio di processo, ovvero di un'analisi rigorosa dei fatti. Adesso viene il peggio. La bella notizia: a breve le misure coercitive aumenteranno, come ha già anticipato il ministro dell'interno, Luciana Lamorgese con le sue velate “minacce” dal tono intimidatorio, pubblicate dal Corriere della Sera il 13 marzo 2020 (Lamorgese: se necessario altre scelte coraggiose...”, pagina 3). Lo schema in atto ricalca la nota finestra di Overton. In Italia, ora incredibilmente, si sta per passare a strategie operative che prevedono la militarizzazione della nazione, sulla falsariga del modello “strade sicure”, voluto da sua emittenza Silvio Berlusconi nel 2008. Il governo tricolore, effettivamente, ci ha dichiarato guerra. Adesso quali saranno le regole d'ingaggio per i militari nelle strade, nelle vie, nelle piazze e dinanzi alle nostre case? Grazie alla passività generale della popolazione civile entrerà in vigore anche la legge marziale?

Tale mortificazione autoritaria è giustificata da una vera epidemia mortale, insomma da un pericolo reale? I dati sanitari ufficiali giustificano la cancellazione dei diritti civili, la segregazione dell'intera popolazione, la profilazione degli studenti (minori), nonché di famiglie e genitori, mascherata dal pretesto della didattica a distanza online (gestita da piattaforme sotto il controllo del mero profitto economico e senza alcuna garanzia di rispetto dei diritti umani e delle leggi vigenti), spesso col beneplacito omertoso di dirigenti scolastici e professori analfabeti in materia di diritto costituzionale, sovente all'oscuro del diritto universale alla vita degli esseri umani, nonché delle dinamiche digitali (virtuali ma pervasive) che investono in particolare i bambini a cui è stato vietato anche il gioco all'aria aperta, condannati senza scampo alla solitudine emotiva?
 
Nessun dubbio o esercizio critico o comunque creativo: agli alunni non di rado si propina a dosi massicce la rassegnazione, l'ubbidienza cieca all'autorità, il conformismo a tutto spiano, la passività come regola assoluta, la negazione del dubbio (fondamento evolutivo di ogni civiltà) e raramente la riflessione critica accompagnata dagli interrogativi. La pur motivata e giustificata disobbedienza civile è ormai considerata un'eresia, comunque non è prevista nei programmi ministeriali e non è contemplata nella didattica corrente (in classe e a distanza di sicurezza). La chiusura delle scuole è stata decisa dal governo Conte bis a partire dal 24 febbraio nonostante l’ECDC, il Consiglio europeo per la prevenzione delle malattie, abbia messo per iscritto il 10 febbraio che «non ci sono dati che possano in qualche modo suggerire che la chiusura proattiva delle scuole possa risultare di qualche efficacia nell’attenuazione dell’epidemia di 2019- nCov».

Ieri 16 marzo, il bollettino di guerra della Protezione Civile ha sparato come al solito i numeri, in base ai riscontri dell'Istituto Superiore di Sanità: “27.980 contagiati in totale e 2158 deceduti” con il coronavirus e varie patologie pregresse, ma non a causa del coronavirus, attesta l'ISS, mentre l'età media è al di sopra degli 81 anni. Dunque, alta morbilità e bassa mortalità. Non occorre una laurea in Statistica per comprendere tali cifre manipolate ad arte dalle autorità. Terrorismo psicologico su scala globale? Si tratta di pratiche istituzionali di stampo eversivo? A chi giova (cui prodest)? Qual è la finalità di tale situazione pilotata sia pure maldestramente dall'esecutivo più sgangherato della storia politica italiana?

Per ora l’incidenza (il numero di casi) in Italia è 6 x 100 mila, in Corea è 14 x 100 mila (dati Korea Centers for Disease Control, press release 08032020), oltre il doppio che da noi. A rigor di logica scientifica, più un virus si diffonde, più si adatta all’umano e diventa meno pericoloso. Infatti, più alta è l’incidenza, minore è la pericolosità, si è visto anche in Cina: il 5 febbraio, il momento in cui la diffusione del virus era massima, la pericolosità era ai minimi. Lo stesso sta avvenendo in Corea meridionale dove la letalità è eccezionalmente bassa, muoiono 7 malati ogni mille. Cos’è la letalità? Indica il numero dei decessi in rapporto ai malati, ma viene spesso erroneamente definita mortalità, che è invece il numero dei morti rispetto alla popolazione generale (al 16 marzo 2020 la mortalità da Covid-19 in Italia è di una persona ogni centomila, una probabilità minima se pensiamo che la mortalità per influenza - solo un terzo controllabile tramite vaccinazione - è ben 13.3 per centomila. Tradotto: è quattro volte più probabile che si muoia scivolando mentre si cammina, ma questo evento non ci impedisce di camminare tutti i giorni della nostra vita. In sostanza, la letalità è più alta quando il virus si diffonde poco. In Corea la letalità è ora allo 0,7 per cento, ma raggiunge il 6 per cento tra gli over 80, da noi è quasi al 5 per cento ma arriva al 10,9 per cento tra gli over 80 (Comunicato Stampa ISS 16/2020, 6 marzo 2020)”. Vuol dire che l'ultimo coronavirus da noi è più pericoloso? Lo è per le persone più deboli: l’età media dei pazienti deceduti per il Covid-19 in Italia è di 81 anni e in più di due terzi dei casi gli ammalati hanno tre o più malattie preesistenti (Comunicato Stampa ISS 15/2020, 5 marzo 2020). Paradossalmente, se e quando il virus circolerà di più, sarà meno pericoloso. Il punto nodale: l’incidenza è bassa ma la percezione sociale (gonfiata dall'allarmismo di governo, dagli esperti e dai mass media) è, al contrario, che si tratti di un virus che stia dilagando a macchia d’olio.

In Italia a differenza del Regno Unito o della Germania, si sta operando nell'ambito sanitario una sorveglianza attiva del nuovo coronavirus, essa, però, aumenta di molto il numero dei casi rilevati. Ad esempio, in Italia, con la sorveglianza speciale del morbillo, i casi notificati sono addirittura quadruplicati da un anno all’altro, secondo l'ISS. In altri termini, le autorità stanno conteggiando tutte le persone potenzialmente infettate, incluse quelle che manifestano scarsi sintomi: sono migliaia di casi che non verrebbero rilevati con la sorveglianza convenzionale, perché solamente pochi di questi sarebbe andata dal medico o in ospedale per ottenere la diagnosi. Rispetto all’influenza e alle altre malattie respiratorie importanti, l’incidenza del Covid-19 è misurata in modo molto più analitico. Nonostante ciò alla data dell’8 marzo si sono registrati quasi 8000 soggetti positivi al nuovo coronavirus, i casi di simil-influenza e di infezione respiratoria acuta in sole otto settimane sono stati oltre 5 milioni.

Ma di quale “emergenza epidemica” blaterano i soloni dell'esecutivo tricolore? A quanto pare, medici e virologi (incluso il pontificatore a reti unificate Roberto Burioni, bocciato in alcune università in svariati concorsi a cattedra) nulla sanno di differenziali, integrali, funzioni, tanto che sono arrivati al ridicolo di affermare che “il 65 per cento dell'umanità si ammalerà di covid-19”. Per smentire una volta per tutte certe plateali menzogne, ingurgitate come oro colato dalla gente, previa amplificazione e semplificazione superficiale di radio, tv e carta stampata specificatamente dello Stivale, basta e avanza un ottimo studio pubblicato da un autorevole giornale come The Economist. Esso analizza la curva di crescita del nuovo Coronavirus in Cina. Gli inglesi che in ambito epidemiologico non sono secondi a nessuno sul pianeta Terra, saggiamente hanno minimizzato questa situazione, osservando che la crescita di tale agente patogeno è durata meno di un mese: da inizio gennaio a inizio febbraio, poi il virus è crollato da febbraio in poi, tanto che il 7 marzo i nuovi casi in Cina sono stati appena 100. Insomma, il virus è morto? Se governanti eterodiretti dall'estero, tecnici, politicanti e camici bianchi conoscessero davvero la matematica e sapessero minimamente cos'è una distribuzione normale (gaussiana) o log-normale, allora capirebbe che il nuovo coronavirus in Italia è partito a razzo il 21 febbraio, con una crescita del 275 per cento: da 16 contagi a 60, poi è subito sceso il 22 ad una crescita del 120 per cento e i contagi sono passati a 132 il giorno 23, fino a che il ritmo di crescita era arrivato - dal 6 marzo al 9 marzo - ad una media del 23 per cento. Quindi è evidente che il ritmo di crescita del virus rallenta, anche se il numero giornaliero di contagi aumenta. Fino a che, oggi, anche la crescita giornaliera dell'ultima paventata minaccia è scemata. Cosa significa tale evidenza? Vuol dire che dopo appena 3 settimane in Italia il virus ha toccato l'apice e ora sta decisamente declinando, come evidente dal suo ritmo di crescita e declino. Quindi è eccessivo, ovvero pericoloso prendere oggi tutti questi provvedimenti polizieschi di stampo dittatoriale, perché in realtà l'ultimo famoso virus sta morendo spontaneamente, come tutti i virus di ceppo influenzale, che a primavera ci salutano. In altri termini, è davvero come chiudere la stalla dopo che i buoi sono già fuggiti, in realtà il virus tra fine gennaio e metà febbraio ha già infettato in Italia, poi in alcuni ha prodotto la malattia conclamata (una minoranza) mentre in tantissimi è rimasto asintomatico. Solo gli ignoranti e quelli che vogliono annichilire per sempre la libertà, si illudono che serva a qualcosa limitare dal 9 marzo in poi la circolazione di tutti, mortificando la socialità ed uccidendo l'economia, quando invece il virus ormai è morente, e semmai lo si doveva contenere ben prima, a fine gennaio o comunque inizio febbraio, quando era al massimo della vitalità. Invece, ancora il 22 febbraio scorso Conte Giuseppe da Volturara Appula dichiarava pubblicamente che non c'era alcuna pericolo in Italia. Se fossero state adottate tempestivamente incisive misure sanitarie, tante persone non sarebbero all'altro mondo?

È sotto gli occhi di tutti: le misure restrittive basate su quarantena e isolamento non sono servite. Sono state imposte in base a un'ipotesi a-scientifica, la presunzione di sapere prima chi è contagioso e chi non lo è. Se avessero funzionato avremmo osservato una riduzione dei casi a partire dal tempo di incubazione della malattia (pari a 2-14 giorni). Il decreto che promulgava le misure restrittive risale al 21 febbraio (comunicati della Presidenza del Consiglio 85 e 87), se la quarantena avesse funzionato il numero di casi sarebbe dovuto diminuire già due giorni dopo, il 23 febbraio, e comunque non oltre i quattordici giorni, ossia il 6 marzo, invece il 7 e l’8 marzo si sono registrati oltre mille casi al giorno. Durante la conferenza stampa del 7 marzo chi fa carte ha anche detto che le misure restrittive hanno funzionato nella zona dell’epicentro, e sono quindi state estese ad altre zone per arginare la diffusione del virus. Allora come è approdata l’infezione al di fuori dall’epicentro e in tutta Italia se le misure hanno funzionato nella zona dell’epicentro? Sono forse sfuggiti i soggetti contagiosi ma asintomatici a loro volta contagiati da altre persone asintomatiche? Se il SARS-CoV-2 da noi si è diffuso poco finora lo è stato per effetto delle caratteristiche inumane del virus e non per effetto di queste drastiche misure di contenimento. Per esempio, molti decessi attribuiti al Covid-19 si sono verificati in pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia. Forse pochi sanno che il 20 per cento dei decessi in queste persone è dovuto a infezioni di tutti i tipi: virus, batteri, funghi, eccetera. Il nuovo coronavirus era il virus che circolava in quel momento e i pazienti in chemioterapia si sono infettati con quello, ma sarebbero purtroppo deceduti comunque a causa di un qualsiasi altro microrganismo circolante.

Altra questione cruciale: i reparti di terapia intensiva risultano sovraffollati e in grosse difficoltà. Ma è sempre così. È sufficiente leggere le pagine dei giornali italiani dell'ultimo lustro per accertarlo. Prove alla mano, in Italia siamo al quintultimo posto in Europa per numero di posti letto di terapia intensiva. Vale a dire: siamo sempre in emergenza, però non da oggi. Ad esempio due anni fa: terapie intensive al collasso per influenze e polmoniti, titolava il Corriere della Sera. Non tutti si infettano. Per ammalarsi occorre un’esposizione prolungata alla fonte dell’infezione e una certa suscettibilità. Se fossimo tutti a rischio ci ammaleremmo in massa, ma di una forma leggera. I decreti targati Conte - che hanno recluso gli italiani - vantano la sfacciata presunzione di eliminare questo nuovo coronavirus per sempre, oppure di tenerlo a bada fino a che un vaccino efficace e sicuro al 100 per cento sarà disponibile per tutti? Nonostante ciò non sono state considerate proprio le situazioni a maggior rischio di trasmissione, cioè la trasmissione intrafamiliare: si chiede agli anziani di non uscire di casa e contemporaneamente si impone ai bambini e ai giovani di non andare a scuola. Vi è poi la trasmissione in ospedali e case di cura e di riposo, dove sarebbero necessari degli interventi architettonici o strutturali per impedire la trasmissione tramite goccioline di saliva (droplet).
Nel medioevo tecnologico, nell'epoca della modernità pauperizzante all'opinione pubblica le autorità e tutti i giullari di corte non si ricordano di menzionare alcune verità elementari. L'umanità convive da sempre con le epidemie. Per non andare a ritroso nei secoli, almeno dagli anni '70 ad oggi, quasi ogni anno abbiamo avuto a che fare con un nuovo nemico. Non vivremo mai in un eden asettico, ma possiamo sconfiggere il loro migliore alleato, vale a dire il panico alimentato dall'ignoranza generale (l'analfabetismo funzionale a cui faceva riferimento il linguista Tullio De Mauro). Le malattie infettive sono troppo importanti per lasciarle nella mani dei soli mediconi. Le epidemie, infatti, non si limitano a scandire la storia, la plasmano, anzi la contagiano. Hanno un impatto sulle vicende dei popoli comparabile a quello di rivoluzioni, guerre e crisi economiche. Il loro decorso è influenzato dalle leggi scritte e non scritte su cui si basano le relazioni tra gli esseri umani, e loro volta lasciano il segno nella politica, nella società, nella cultura. Se la realtà assomigliasse a certe teorie strampalate, spacciate per verità assoluta dal borionismo scientista e tutte le variabili fossero controllabili come in un laboratorio, allora imprigionare con un trattamento sanitario obbligatorio ben 60 milioni di persone forse potrebbe rallentare l'avanzata microbica per qualche giorno, ma in pratica non è detto che sia proprio così. I risultati delle misure prese dal XV al XXI secolo sono a dir poco scoraggianti. I cordoni sanitari attuati contro peste bubbonica, colera ed Ebola hanno sempre fallito: il loro dispiegamento peggiora la diffusione della malattia, amplificando paura tensioni sociali e conseguenti contraccolpi economici. Le reazioni totalitarie possono far apparire temporaneamente vincenti certi governi eterodiretti e telecomandati dal potere economico, ma erodono i diritti umani e utilizzano risorse che potrebbero servire a testare i casi sospetti, tracciare i loro contatti, attuare quarantene mirate, ma non di massa. Il nuovo coronavirus non è il nostro peggior nemico e non sarà certamente l'ultimo ad essere sguinzagliato nel mondo.

Ma sulle questioni di salute non doveva esprimersi solo la scienza? Il direttore dei CDC Robert Redfield e il direttore dell’NIH (National Institute of Health), Anthony Fauci, hanno scritto testualmente quanto segue sul The New England Journal of Medicine: «Se si presume che il numero di casi asintomatici o minimamente sintomatici sia più volte superiore al numero di casi segnalati, il tasso di mortalità può essere considerevolmente inferiore all’1%. Ciò suggerisce che le conseguenze cliniche generali del COVID-19 potrebbero in definitiva essere più simili a quelle di una grave influenza stagionale (che ha un tasso di letalità di circa lo 0,1%) o di un’influenza pandemica (simile a quelle del 1957 e del 1968) piuttosto che una malattia simile alla SARS o alla MERS, che hanno avuto tassi di letalità tra il 9 e il 10% e il 36%».

Adesso olio di ricino e manganellate miste a lacrimogeni per tutti, visto che il vaccino obbligatorio non è ancora pronto, ma procedono le schedature (profilazione dati personali, ovvero violazione della privacy col beneplacito omertoso di dirigenti scolastici ed “insegnanti”) a danno degli ignari studenti (minori), nonché dei genitori, mascherato dal pretesto sgangherato della didattica a distanza online? Nel 2020 dall'alto dei cieli a stelle e strisce mandano in onda l'esperimento tricolore: dalla democrazia incompiuta alla tecnocrazia totalitaria nella discarica dell'occidente. Una questione sanitaria è stata trasformata - come per incanto - sfacciatamente in un'operazione di ordine pubblico. E la magistratura? Non è tutto. La Protezione Civile ha ottenuto una provvidenziale deroga, causa situazione “eccezionale”: può acquisire e trattare i dati biometrici che identificano in modo univoco una persona o quelli sulla salute di chiunque, inclusi neonati e bambini. Il Garante al ramo ha sentenziato che conclusa la cosiddetta emergenza il trattamento straordinario va interrotto. Ma si sa come vanno a finire determinate situazioni in Italia. Dovremmo tenerlo a mente, perché non sappiamo ancora quali misure potrebbero venire adottate per contenere il contagio.

Dopo i decreti a raffica di Conte - in palese violazione dei diritti umani universali - che hanno imprigionato l'intera popolazione italiana, in tal modo sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio di massa, senza una valida motivazione scientifica, un fondamento sanitario o un benché minimo riscontro epidemiologico, esercito e forze dell'ordine preparano un piano per reprimere le sacrosante proteste civili. Cosa bolle nel pentolone del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell'interno che raggruppa il capo della polizia e i comandanti di carabinieri e guardia di finanza?

Visto che i rappresentanti parlamentari del popolo tacciono in preda alla viltà, al Conte bis, in virtù del decreto legislativo numero 33 del 2013 (trasparenza amministrativa), in qualità di uomo e di cittadino, chiedo una risposta immediata: mentre i servizi segreti (Aisi & Aise) sono già allertati, cosa ha approntato il CNOSP all'insaputa dell'ex popolo sovrano? Perché non si è riunito il Consiglio Supremo di Difesa presieduto dall'inquilino del Quirinale, che scorazza nello Stivale come se niente fosse dall'inizio dell'anno, in barba all'agente patogeno più in voga del mondo? Mattarella ha l'antidoto in tasca, oppure quella mandata in scena è una farsa mal congegnata nei palazzacci del potere? D'altronde, ripeto, il primo ministro pro tempore, ancora il 22 febbraio 2020, aveva puntualizzato ufficialmente che non c'era alcun pericolo in Italia. Bontà sua. Ora, invece, sembra sia calata in un lampo la pesta bubbonica. È proprio così, oppure le menzogne istituzionali, corroborate da dottori analfabeti in diritto costituzionale, ma che vantano in compenso alcuni conflitti di interessi multinazionali, sono l'ingrediente fondamentale per iniettare ed alimentare la paura nel corpo sociale, fino a trasformarla in panico? Si sa: proprio la paura è un'arma formidabile per controllare le masse a piacimento.

Tutti i provvedimenti adottati mediante i decreti del presidente del consiglio Conte costituiscono una limitazione delle libertà fondamentali stabilite dalla Costituzione repubblicana italiana? Essa prevede (articolo 16) che per ordine pubblico o tutela della salute si possa sospendere temporaneamente la libera circolazione delle persone. Solo che questa norma era stata ideata dai nostri padri costituenti per situazioni limitate, ovvero, circoscritte geograficamente, non di certo per l'intera Italia. Adesso, invece, su consiglio dei soliti esperti, la restrizione delle libertà è stata applicata, anzi imposta su scala nazionale. Non a caso, le recenti restrizioni contiane che non hanno precedenti di sorta nella storia repubblicana nostrana, spingono al limite estremo il potere dello Stato sui cittadini. Come in un sistema totalitario, ora in Italia l'individuo non vale nulla rispetto al potere costituito delle autorità. La libera circolazione, come i diritti di espressione e organizzazione sono connaturati a una società democratica. In condizioni particolari, o meglio eccezionali, alcune libertà possono essere limitate o coartate per un bene superiore, comunque il dissenso critico non può essere vietato o criminalizzato. In ogni caso, questa situazione deve necessariamente essere limitata nel tempo e non prorogabile, qualunque cosa accada, in quanto intacca i diritti inalienabili di ogni persona. Il coprifuoco imposto attualmente va posto tra parentesi come evento irripetibile, proprio per evitare che si radichi nei politicanti italidioti, l'idea di uno Stato che possa limitare la vita democratica per “interessi generali”, anche a causa della patologica debolezza della culturale liberale nel belpaese, ormai privo di anticorpi culturali. Se a qualche generalone tricolore prudono le mani, vada in miniera a lavorare veramente.

Un fatto è certo: il Presidente del Consiglio, che negli atti legislativi da lui sottoscritti ha confuso platealmente il nuovo coronavirus (l'agente patogeno) con la covid-19 (la malattia) a fine carriera politica, unitamente a tutti i suoi complici di ogni ordine e grado, ne risponderà in tutte le sedi, a partire dai tribunali civili e penali, nazionali ed internazionali. Una documentata denuncia sporta da un avvocato in rappresentanza di un'associazione , infatti, è stata appena depositata in una Procura della Repubblica italiana. Per il momento, c'è un giudice almeno a Berlino? Attenzione: il nostro peggior rischio è la rassegnazione, l'accettazione passiva di qualsiasi imposizione. Il più pericoloso nemico è dentro di noi. Altro paradosso: tabaccai aperti e chiese chiuse. Tanto che Papa Bergoglio ha pronunciato queste parole alla lettera: "Le misure drastiche non sempre sono buone". Per arrestare il contagio della stupidità dilagante ci vuole la contaminazione della libertà, ma occorre coraggio e digntà. Arrestiamo l'incubo, la fobia e la follia: 

«La difesa della patria è sacro dovere del cittadino» (articolo 52  della Costituzione repubblicana italiana).