The world
for world is forest: è il titolo originale di un romanzo
pubblicato nel 1972. L’autrice, Ursula K. Le Guin, narra di un pianeta coperto
dalla foresta in cui vive un popolo di umani ma diversi (denominati
impropriamente “alieni”), che gli umani vogliono colonizzare a forza,
violentando il loro ambiente e e i loro esseri viventi. Le prime vittime innocenti del progresso sono i giganti arborei. Gli alberi vengono indiscriminatamente abbattuti,
perché il legname fresco serve al pianeta terra, ormai interamente privo, dopo
millenni di disboscamento selvaggio.
Gli abitanti del mondo-foresta, piccoli come bambini e
ricoperti di peluria verde, vengono schiavizzati, anche se nominalmente
partecipano ad attività di “lavoro volontario”. La grande differenza comunque
non sta tanto nei corpi, quanto nel regime linguistico e simbolico. I
cosiddetti “alieni”, notevolmente più sensibili degli “umani”, vivono in armonia, anzi in simbiosi con l’ambiente silvestre del loro pianeta. Non a caso non
sono ossessionati dal progresso tecnico, non sono violenti, e vivono nella
doppia realtà della veglia e del sogno, attribuendo a quest’ultimo un valore di
verità superiore. Le verità più importanti sono dentro di noi. Questa vita paradisiaca verrà sconvolta. C’è una ribellione
vittoriosa contro i colonizzatori; così per la prima volta viene infranto il
divieto di uccidere l’altro che regolava l’umanità della foresta-mondo. Dalla
violenza dei terrestri si salva solo l’amicizia, metafora utopica dei nostri
giorni. Dunque, più che un consiglio di semplice lettura.