di Giorgio Santoriello
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Devo vergognarmi
per la superficialità (in realtà omertosa connivenza) di Di Maio che nel
venire a Matera ha esaltato i vantaggi del 5G, ignorando gli allarmi sanitari
lanciati da eminenti medici. Mi vergogno per l’ipocrisia di un premier, Conte,
che va in Eritrea ma invece dovrebbe
andare in Nigeria a vedere i danni fatti dall’azienda di stato italiana ENI,
azienda che chissà perchè ha incontrato in separata sede prima di incontrare
tutte le altre partecipate, incontri a porte chiuse come sempre come la vecchia
politica. Mi vergogno per tutti quegli amici attivisti pentastellati che per
oltre due anni hanno ignorato le mie osservazioni sugli anomali viaggi di
Petrocelli e Cioffi verso l’Azerbaijan, con motivazioni idiote. Mi vergogno di
Cillis che ha sostenuto la deroga ministeriale all’utilizzo della cloropicrina
sulle fragole lucane. Mi vergogno della Liuzzi che ha abbandonato la questione
fusti sotto la Pista Mattei. Mi vergogno dei collaboratori e consulenti dei
portavoce eletti senza meriti specifici. Mi vergogno del tradimento sull’ILVA e
sulla TAP.
Mi vergogno, da ex militante di destra, di essere di fatto governato
da chi ha preso il 17% giurando sul vangelo durante i comizi. Mi vergogno di
Rospi che ha auspicato il passaggio di autorità nei controlli ambientali del
COVA verso ISPRA esautorando la Regione. Mi vergogno di De Bonis che durante
l’ultimo incontro regionale a Matera ha esaltato le estrazioni petrolifere, non
parlando di blocco o di conflitti d’interesse, ma utilizzarlo per emettere
obbligazioni e permettere con ENI e Total maggiori ricadute fiscali in
Basilicata. Mi vergogno di rimanere in un movimento che non pubblica sul web le
proposte di legge della base, o che evita i contraddittori con i cittadini, che
strumentalizza la rabbia popolare per puro marketing elettorale. Mi vergogno
dell’inconsistenza del Movimento verso l’eolico selvaggio lucano. Mi vergogno
di vedere un finto programma ove gli eletti non hanno vincoli di attuazione del
medesimo, e quindi dimissioni a metà legislatura se la metà del programma non
venisse attuata, così si prometterebbero anche meno bugie. Mi vergogno di come
si è sbandierata la beneficenza, di come è stato usato il microcredito, di come
si è ignorato il lavoro di associazioni e comitati. Mi vergogno di essere cittadino
di un nazione che teme le penali sulla TAP ma non teme il debito contratto
sulla manovra fiscale, che avalla l‘immunità penale sull’ILVA ma teme i
risarcimenti verso privati colonizzatori. A questo punto, visto che Conte aveva
già ad agosto fatto capire che la TAP era tra i desiderata e che avrebbe
appianato le resistenze locali, mi chiedo a questo punto quanti soldi sotto
banco siano arrivati dall’Azerbaijan nelle casse di qualche portavoce? Mi
vergogno dell’inconsistenza del Ministero dell’Ambiente che di fatto non serve
a nulla, e della sua scarsa pragmaticità, nonchè della risposta della
segretaria del ministro Costa che in colloquio privato difendeva le scelte
sull’ILVA. Mi vergogno della poca chiarezza e determinazione sulla TAV, sul
tunnel base del Brennero, sulla raffineria di Milazzo, sulle malefatte di ENI e
sui conflitti d’interesse dei finti controllori pubblici ambientali e sanitari.
A cosa serve restare nel Movimento o continuare a votarlo se ogni promessa di
fatto può essere capovolta in poche ore? Finta democrazia per finte
alternative; fino a quando le poche persone libere e capaci nel Movimento
continueranno a parlare e a denunciare senza temere le tagliole delle
candidature o le schermaglie dei portavoce? Intanto la vera opposizione ai
poteri forti sono quei “quattro comitatini” che ancora resistono.
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