BIOGRAFIA

26.6.17

VACCINI: OLOCAUSTO DEGLI ITALIANI


Boston, 31 marzo 2016:
seduti da sinistra: Erich Clementi, SVP, IBM Europa, Ivan Scalfarotto, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio italiano; in piedi da sinistra: Ginni Rometty, Chairman, Presidente e CEO di IBM; Matteo Renzi, primo ministro italiano.

di Gianni Lannes

Torna l’eugenetica sotto mentite spoglie. Elementare Watson: schedati, controllati e manipolati. Il ruolo che le tecnologie informatiche possono avere a supporto dei sistemi totalitari sono sempre drammaticamente attuali. La vaccinazione forzata di neonati, bambini e adolescenti è un pericoloso cavallo di Troia. Pochi sanno che il 31 marzo 2016, un certo Matteo Renzi (mai votato dal popolo italiano), allora primo ministro, a Boston ha sottoscritto un accordo segreto (ovvero mai reso di dominio pubblico) con la multinazionale IBM. In cambio di un investimento a Milano, la famigerata azienda USA ha preteso i fascicoli sanitari di tutti gli italiani. Si tratta di informazioni sensibili e riservate dell’intera popolazione. Nessuno però ha rilasciato il consenso al trattamento di dati personali e delicati, anzi a nessuno di noi è stato richiesto il permesso di appropriarsene per fini oscuri. Esattamente l’8 giugno scorso, un giorno dopo la promulgazione del decreto fuorilegge (incostituzionale) sui vaccini, è stata presentata in Parlamento la proposta di legge A.C. 913 sul “controllo sanitario della popolazione”. Per pura combinazione l'IBM si occupa anche di registrazione e controllo delle informazioni, un settore fondamentale per ogni dittatura degna di questo nome. E proprio l'IBM in Italia, dopo il Global Innovation Outlook nel 2004, nel 2006 ha iniziato a fare pressione in ambito istituzionale al fine di far istituire i fascicoli sanitari della popolazione italiana. Nel 2015 Renzi ha emanato uno specifico decreto (dpcm 178/2015), marchiato presidente del consiglio dei ministri. L'opposizione parlamentare? Inesistente anzi latitante. E il 22 luglio 2016 l’allora ministro Maria Elena Boschi incontrando i vertici IBM ad un meeting a Segrate ha definito IBM “azienda tra le più virtuose d’Italia”, sorvolando sulle procedure di licenziamento in atto proprio in Italia attivate dalla stessa multinazionale.




Altra singolare coincidenza: l’IBM è quella che all’epoca del nazismo ha consentito ad Hitler di portare a compimento lo sterminio di ebrei, zingari, diversi e dissidenti politici. I rapporti tra Thomas J. Watson, il capo dell'IBM, e Adolf Hitler, restarono ottimi fino allo scoppio della guerra tra USA e Germania. Nel 1937 Hitler assegnò addirittura a Watson un alto riconoscimento nazista, l'"Ordine dell'Aquila Tedesca". Il riconoscimento era più che meritato: in quegli anni l'IBM deteneva il monopolio sulla tecnologia della schede perforate, e senza la tecnologia IBM difficilmente le idee deliranti di Hitler si sarebbero concretizzate in un sistema così efficiente per la  deportazione e lo sterminio di milioni di ebrei. L'IBM mantenne il controllo della Dehomag fino al 1941, quando gli USA dichiararono guerra alla Germania. Dopo la seconda guerra mondiale, la Dehomag rientrò tra le sussidiarie dell'IBM.

Nell'immane tragedia dell'Olocausto una domanda è rimasta senza risposta: come vennero pianificate le deportazioni, come vennero selezionate le vittime, come i nazisti riuscirono ad avere i loro nomi? Come accadde che milioni di persone salissero sui treni della morte, giungessero a destinazione, per  ritrovarsi poche ore dopo davanti ad una camera a gas? Un mistero svelato da Edwin Black che ha messo in luce, nella sua ricerca, il ruolo  determinante di un'invenzione americana, la scheda  perforata  che  consentiva, grazie alle macchine  selezionatrici che leggevano, decifravano  e  contavano  le schede, di trattare un gran numero di dati. La società che contribuì a far camminare il progetto dello sterminio fu l'IBM, l'International Business Machines, grazie alla collaborazione della filiale tedesca, la Dehomag, ma anche delle filiali di mezz' Europa, compresa quella della neutrale Svizzera. In una parola, l'automazione della distruzione umana.

Questo rapporto, documentato nel libro di Edwin Black, L'IBM e l'olocausto, consisteva nella fornitura della cosiddetta tecnologia Hollerith, macchinari in grado di catalogare un numero impressionante di dati. Tali apparecchiature sono state utilizzate per il raggiungimento dei più aberranti crimini nazisti e il connubio col regime hitleriano ha notevolmente incrementato i profitti della corporation americana durante il periodo a cavallo della seconda guerra mondiale. Particolarmente agghiacciante l'utilizzo della tecnologia Hollerith a servizio dell'organizzazione tecnica della deportazione e del massacro dei prigionieri ebrei.
 
Il peccato è tanto antico - molto più antico, in effetti, dei computer ai quali la International Business Machines Corporation, o IBM, deve oggi la sua fama. La scheda perforata di Hollerit fu una grande invenzione. Una delle prime applicazioni commerciali di quello che sarà il sistema fondamentale per l'organizzazione delle informazioni e quindi per la nascita dei primi computer.

Comunque, un'ombra offusca la storia di questo colosso tecnologico e della sua prima invenzione. Un'abbondante documentazione ufficiale rivela l'impiego di quelle schede per la catalogazione dei milioni di ebrei che la Germania nazista decise in pochi anni di sterminare. Fu proprio grazie a quella piccola scheda perforata facilmente utilizzabile e leggerissima, che il Reich fu in grado di organizzare con precisione assoluta e senza dispendio di energie il censimento delle proprie vittime. E dimostra questa ipotesi anche con il caso dell'Olanda, Paese nel quale il sistema lavorò al meglio e il 73% degli ebrei furono deportati e sterminati, e quello della Francia, nella quale solo il 25% degli ebrei furono perseguitati perché un eroe della Resistenza sabotò il sistema delle schede perforate.

Per riuscire nel progetto, le gerarchie naziste decisero di mappare nel minor tempo possibile l'intera popolazione tedesca. Decisero, di dividere gli ebrei dai non ebrei. Non si trattava di un compito facile. Da una parte, esisteva un problema operativo da contemplare sul lungo periodo fatto di organizzazione e pianificazione dettagliate. Dall'altra, proprio per ridurre i tempi raggiungendo tempestivamente i tragici obiettivi, sarebbe stato necessario utilizzare le migliori risorse tecnologiche in circolazione. L'olocausto presupponeva metodo: catalogazione e archiviazione di dati, informazioni, particolari di ogni genere. L'Ibm, attraverso la controllata Dehomag proprietaria dei brevetti in Germania, avrebbe rappresentato una soluzione. Dall'America, fu Thomas Watson - un "conquistatore" come lo definisce l'autore del libro - a rendere possibile questo rapporto. Lo stesso uomo che guidò l'Ibm verso la definitiva diffusione planetaria guardò, infatti, alla Germania anzitutto come un ottimo affare. La Germania nazista aveva un'esigenza e la tecnologia avrebbe potuto trovare una soluzione. La situazione, però, non favoriva le intenzioni.

Dal '33 al '39 le scelte del padrone dell'Ibm furono valutate secondo una fitta e complessa rete di rapporti con il potere politico ed economico sia statunitense che tedesco. Quello di Watson appare come un ragionamento di convenienze. Un mero calcolo capitalistico. Nel giugno del 1937 Watson ricevette dalle mani del Führer una medaglia per il suo contributo "imprenditoriale". In poco tempo la Germania nazista era diventata il secondo cliente dell'Ibm dopo il mercato statunitense.

Il libro di Edwin Black descrive in modo dettagliato e documentato il ruolo svolto dall'IBM, attraverso la sua sussidiaria tedesca Dehomag, nel censimento della popolazione tedesca del 1933, che portò alla schedatura di milioni di ebrei. All'epoca i computers elettronici non esistevano, e le informazioni del censimento venivano registrate su schede perforate, che poi venivano elaborate con selezionatrici elettromeccaniche. Tutta la tecnologia necessaria (schede perforate, macchine perforatrici, macchine selezionatrici) era stata fornita dall'IBM. All'epoca la Germania era il maggiore cliente IBM dopo gli USA. Thomas J. Watson, il fondatore dell'IBM, si recò più volte in Germania per seguire personalmente il lavoro della Dehomag durante il censimento organizzato dai nazisti. Per ogni gruppo etnico sulle schede perforate IBM c'era un apposito codice numerico. Le informazioni registrate sulle schede, elaborate per mezzo delle selezionatrici elettromeccaniche IBM, permisero di individuare e deportare milioni di ebrei verso i campi di concentramento in tempi rapidissimi, impensabili per l'epoca senza la tecnologia fornita dall'IBM. In particolare, grazie alle selezionatrici IBM i nazisti riuscivano a individuare con estrema efficienza le persone con cognome tedesco ma discendenti da famiglie ebraiche.

Il 17 febbraio 20917 Il Corriere della Sera riporta questa notizia: 
 
"Per il centro di Milano che si dovrà occupare di Watson Health, di gran lunga il principale investimento di Ibm sull’intelligenza artificiale, sono previsti fino a 150 milioni. Ma da Ibm fanno capire che una multinazionale non può attendere troppo a lungo i tempi del disaccordo pubblico. Ci vuole un’agenda politica forte. Sulla ipotetica cessione di dati sanitari dei cittadini italiani, sollevata in questi giorni, lo stesso Curioni afferma che «i dati arrivano già anonimi all’Ibm. Non potrebbe essere altrimenti: noi stessi non li vorremmo con i dati anagrafici proprio per evitare di essere accusati di qualcosa o che, mettiamo, un singolo possa fare dei danni svelandoli. In ogni caso per la normativa della privacy è il cittadino che deve accettare di fornire i propri dati sanitari".
 


Nessun commento:

Posta un commento

Gradita firma degli utenti.