BIOGRAFIA

24.5.16

DAVIDE CERVIA: VENDUTO DALLO STATO ITALIANO ALLA LIBIA


Davide Cervia

di Gianni Lannes

Vendite di navi militari e di sistemi d’arma dell’Oto Melara, inclusa la cessione violenta degli esperti italiani per farli funzionare. Il Sios Marina mise prontamente a disposizione del Sismi l’elenco dei tecnici maggiormente qualificati. Il più bravo di tutti, sia pure congedato dal 1984 era proprio Davide Cervia, che inizialmente contattato dagli 007 tricolore, non accettò l’offerta di trasferirsi all'estero, in zona di guerra, e così fu rapito il 12 settembre 1990. Da allora, ben 16 governi italiani (Andreotti, Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, D'Alema, Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta & Renzi) non hanno detto la verità, anzi hanno mentito spudoratamente o hanno taciuto con gli omissis, e non hanno intentato un'azione per salvare la vita a Davide Cervia per non disturbare gli sporchi affari bellici del made in Italy. Tutta la vicenda, peraltro, è costellata di interrogazioni ed interpellanze parlamentari inevase (95% dei casi) e/o menzognere. Un caso isolato? La scomparsa a La Spezia, il 26 giugno 1993 del sottufficiale della Marina Militare, Gianni Petrocchi c'entra qualcosa?



Dall’altra parte, in Libia, c’era il numero due del regime, ʿAbd al-Salām Jallūd, già mandante di precedenti omicidi ed attentati che avevano insanguinato l’Italia, con il beneplacito dei nostri cosiddetti “servizi di sicurezza”, da sempre conniventi con il malaffare, e subordinati alle agenzie spionistiche internazionali. Allora, sotto il governo Andreotti, a capo del Sismi c'era l'ammiraglio Fulvio Martini, in carica a Forte Braschi dal maggio 1984 al febbraio 1991, mentre al Sisde figurava il prefetto Riccardo Malpica.  

Una delle funzioni recondite del servizio segreto militare nostrano è quello dell’intermediazione nella vendita spesso illegale di armi ed armamenti, in palese violazione della legge 185 del 1990. La documentazione istituzionale in questo caso è ponderosa, eppure il Parlamento non ha mai adottato un solo provvedimento per stroncare queste compravendite fuorilegge, impunite da sempre.

Non a caso nell’agosto dell’anno 2011 (esecutivo Berlusconi), i nostri servizi di intelligence, ovvero l’Aise, ha portato in Italia l’affarista, o meglio il criminale Jallūd, per tutelare adeguatamente determinati interessi - espressi in petrodollari - sulla sponda nordafricana. Chi ha impartito l'ordine di proteggere Jallūd nel nostro rifugio dorato? A spese di chi? Distogliendo dalle ordinarie attività quali forze di sicurezza? Se Davide Cervia è ancora vivo perché non riportarlo a casa dai propri cari, invece di mettere in salvo un capo terrorista libico, sia pure altolocato? Perché passare un colpo di spugna sullo stragismo libico che ha insanguinato l'Italia?

Comunque, per la cronaca documentata, il 23 dicembre del 1996, dopo anni di menzogne di Stato, depistaggi dei carabinieri, insabbiamenti della Procura della Repubblica di Velletri, come ha accertato la Procura Generale di Roma, una prima velata ammissione della pista libica del rapimento di Davide Cervia arrivò dal governo italiano: «L'allora sottosegretario agli esteri Rino Serri ci disse che stavano trattando il rilascio di Davide con i libici - ricorda Marisa Gentile - ma noi non dovevamo più parlare di rapimento. Avrei dovuto sottoscrivere una liberatoria per assecondarli e tacere. Passarono i mesi e nulla accadde». Poi calò di nuovo il silenzio. La circostanza viene confermata oggi anche da Alberto Gentile, nonché da Falco Accame, che partecipò a Roma, all'incontro tra la famiglia Cervia e Serri, insieme all’eurodeputato Luciano Pettinari e a Sandro Silbi.  

Non è un caso se l’attuale governo eterodiretto come i precedenti dall’estero, non risponda agli atti parlamentari in corso da anni, inclusi quelli della XVII legislatura. Perché l’ineletto toscano non fiata? Il presidente del consiglio pro tempore Matteo Renzi (o chi per lui), è in grado di smentire questa ricostruzione, di fornire almeno una risposta elementare ma veritiera? In uno Stato di diritto, in un paese civile, un primo ministro omertoso deve essere costretto alle immediate dimissioni, altrimenti si langue in un regime totalitario telecomandato da interessi non solo stranieri, ma affaristici. Perché le autorità del belpaese hanno consentito ad un conclamato nemico dell'Italia di rifugiarsi da noi?

riferimenti:

Nessun commento:

Posta un commento

Gradita firma degli utenti.