Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello |
di Gianni Lannes
La nocività ambientale sempre più diffusa, è una strategia di dominio dell’umanità. Malattie e morte: ormai la salute di questi tempi è un lusso. L'inquinamento uccide in media 10 volte di
più degli incidenti stradali. Lo smog causa in Europa oltre 400 mila morti
prematuri l'anno e provoca una spesa per la salute di circa 940 miliardi di
euro ogni anno. Qual è realmente la qualità
dell’aria nel vecchio continente? La risposta, sia pure tardiva, non attualmente
aggiornata, approssimata per difetto, è giunta direttamente dalla European
Environment Agency (Eea, Agenzia europea dell’ambiente) con un rapporto
pubblicato alla vigilia della XXI Conferenza delle Parti della Convenzione
quadro Onu sui cambiamenti climatici (Cop21) che si è svolta dal 30 novembre
all’11 dicembre 2015 a Parigi. Il documento presenta gli ultimi dati
disponibili sull’inquinamento dell’aria in Europa (aggiornati però al 2013),
con un focus sui progressi fatti verso l’adeguamento alle direttive europee
sulla qualità dell’aria, la stima dell’esposizione della popolazione europea
agli inquinanti ambientali e una panoramica sugli effetti dell’inquinamento su
salute ed ecosistemi.
Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello |
Sapete quanti sono i morti per inquinamento in Italia da polveri sottili? 64.000 all’anno, che vale il secondo posto dietro la Germania. I rapporti ufficiali, comunque, stranamente non prendono mai in considerazione l’inquinamento provocato dalle attività belliche, in particolare l’aerosolchemioterapia attuata sistematicamente su scala continentale dalla NATO, a partire dal 2002. Qual è il contributo contaminante delle irrorazioni che giorno e notte imperversano in Europa, addiriritura a bassa quota sui centri abitati, ormai zerbino United States of America, o meglio delle corporation?
In realtà il fenomeno è diffuso tutta l’Europa.
Sono milioni i cittadini con problemi respiratori o cardiaci causati dall’inquinamento atmosferico. E si contano più di 432 mila morti annue
premature riconducibili a malattie del cuore, dei polmoni o ictus che sono legate
allo stato dell’aria malsana che respiriamo.
Nel 2013 i limiti giornalieri fissati dai regolamenti europei per il PM10 sono stati superati in 22 dei 28 Paesi dell’Ue (il 17% della popolazione urbana dei 28 Paesi Ue è stata esposta a livelli superiori alla norma) e quelli per il PM2,5 da 7 Stati (con il 9% della popolazione urbana europea esposta quotidianamente). Per quanto riguarda ozono e ossido di azoto i limiti sono stati superati, rispettivamente, in 18 e 19 Paesi (per l’ossido di azoto le concentrazioni maggiori, 93%, sono state registrate in prossimità delle strade).
Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello |
Nel 2013 i limiti giornalieri fissati dai regolamenti europei per il PM10 sono stati superati in 22 dei 28 Paesi dell’Ue (il 17% della popolazione urbana dei 28 Paesi Ue è stata esposta a livelli superiori alla norma) e quelli per il PM2,5 da 7 Stati (con il 9% della popolazione urbana europea esposta quotidianamente). Per quanto riguarda ozono e ossido di azoto i limiti sono stati superati, rispettivamente, in 18 e 19 Paesi (per l’ossido di azoto le concentrazioni maggiori, 93%, sono state registrate in prossimità delle strade).
Le stime sulla mortalità prematura, calcolate nel
2012 in 40 Paesi dell’area europea riferiscono:
432 mila morti premature all’anno dovute
all’esposizione prolungata a PM2,5 (di cui circa 400 mila nei 28 Paesi dell’Ue), 75 mila
decessi correlabili all’esposizione prolungata diossido di azoto (di cui 72
mila nell’Unione europea a 28 Stati, Ue28), 17 mila
morti correlabili all’esposizione a breve termine all’ozono (di cui 16 mila
nell’Ue28).
Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello |
La situazione italiana: un record negativo. Con
quasi 60 mila decessi prematuri correlati all’esposizione al PM2,5, oltre 3
mila per l’esposizione all’ozono e circa 22 mila per il diossido di azoto,
l’Italia è il Paese con il maggior numero di morti per inquinamento ambientale.
Un analogo record negativo è stato registrato anche per gli anni di vita persi
(Years of life lost - YLL): nell’Ue28, nel 2013, si sono persi 898 anni di vita
ogni 100 mila abitanti per PM10, 39 per ozono e 160 per diossido di azoto; in
Italia i dati sono, rispettivamente, di 1095, 68 e 399 anni di vita persi ogni
100 mila persone.
Per quanto
allarmante, la situazione italiana non è nuova: a giugno 2015 sono stati
presentati i risultati del Progetto Viias (Valutazione Integrata dell’Impatto
dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), finanziato nel
quadro delle iniziative del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo
delle malattie (Ccm) del ministero della Salute, che ha fornito una stima del
numero di decessi attribuibili all’inquinamento atmosferico in Italia e, per il
PM2,5, ha quantificato i mesi di vita persi nell’anno di riferimento 2005 e
quelli guadagnati nei diversi scenari futuri.
Per il 2005 (anno di riferimento) il progetto ha
stimato: 34.552 decessi attribuibili
all’esposizione della popolazione al PM2,5 (il 7% della mortalità per cause
naturali osservata in Italia). Di questi il 65% (pari a 22.485 decessi) sono
stati stimati tra i residenti del Nord e il tasso di mortalità più elevato è
stato registrato in Lombardia (164 ogni 100.000 residenti); ed inoltre, 23.387
decessi complessivi in tutta Italia per l’esposizione a biossido di azoto (con
un forte gradiente Sud-Nord e una maggiore mortalità nelle aree urbane rispetto
a quelle non urbane). Il tasso di mortalità più alto è stato registrato in
Lombardia (127 decessi ogni 100.000 residenti); e ancora, 1707 decessi sono
risultati attribuibili all’esposizione all’ozono nel periodo caldo
(aprile-settembre); di questi, il 52% sono stati osservati tra i residenti al
Nord. Il tasso di mortalità è abbastanza uniforme: il più alto, 6 decessi ogni
100.000 residenti, è stato registrato in Liguria.
Infine, nel luglio 2015 la Commissione europea ha
inviato una lettera di messa in mora all’Italia, a cui ha fatto seguito, a
novembre, una procedura d'infrazione per il superamento dei limiti delle
polveri sottili (PM10) in 19 “zone e agglomerati” di dieci Regioni (Veneto,
Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia, Molise, Campania e Umbria). Sia il progetto Viias, sia il rapporto Eea,
sorvolando sulle militari (quelle più pericolose) sottolineano tre principali
fonti di inquinamento: i veicoli a motore, la combustione delle biomasse (legna
e pellet), l’inquinamento industriale, ignorando l'inquinamnto prodotto dalle attività militari della NATO.
Riferimenti
utili:
...e gli aerei, come al solito, MAI E POI MAI vengono nominati; fonte primaria, secondo anche un' indagine Epa di qualche anno fa, di avvelenamento. Gli aeroplanini NON vengono MAI nominati per il semplice motivo che la popolazione potrebbe cominciare a guardare il cielo con sospetto. Farabutti...incolpano sempre il povero cittadino mantenuto nell ignoranza!
RispondiEliminaNon vengono mia nominati perché l'élite mondiale viaggia su quelli, basta vedere come i governi calano le braghe al minimo accenno di sciopero del settore...
RispondiElimina...se facessimo un bello sciopero totale, anche noi cittadini, tutti in accordo e allora calerebbero le braghe anche tutte le multinazionali ed i governi! Oppure(per iniziare): non fare più la spesa di domenica ai supermercati e lasciare, così, desolati quei luoghi demenziali...e gia' comincerebbero a frignare sti piangioni avvelenatori!
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