concentrazione di Plutonio 239 e plutonio 240 |
centrale nucleare di Borgo Sabotino - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
In eredità al Belpaese un'ecatombe atomica. Il veleno nucleare è sempre nella coda: le conseguenze - apparentemente invisibili - in termini di perdita di salute umana e di integrità ambientale si pagano a distanza di tempo. A maggior ragione nello Stivale dello zio Sam, dove la popolazione dal 1943 è trattata peggio di carne da macello. Adesso vi racconto un’altra storia oscura ma documentata sui crimini di Stato, anzi di Stati "alleati".
Basilicata - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
C’era una volta in Europa un meraviglioso paese che aveva appena perso la seconda guerra mondiale. Il vincitore nel solito impeto di follia, aveva imposto allo sconfitto di accollarsi il rischio di mettere in funzione alcune centrali nucleari. L’obiettivo era delocalizzare oltre oceano la pericolosa produzione di plutonio, con il pretesto di produrre energia elettrica “pulita”. Nel 1958 iniziarono i lavori di costruzione a Borgo Sabotino, ad un tiro di schioppo da Latina, dell’impianto di proprietà dell’Eni (al 75 per cento) e per il resto dell’Iri, ossia dello Stato. Prendeva così forma un impianto plutonigeno, in funzione fino al dicembre del 1987. Nel 1962 fu raggiunta la prima criticità. Nel 1964 la proprietà del sito nucleare passava all’Enel. A tutt’oggi non è dato sapere ufficialmente quanto plutonio è stato prodotto in loco, e a chi è stato ceduto, o dove è stato immagazzinato. Nel 1967, secondo i dati inequivocabili dell’IAEA (database mondiale GLOMARD), l’Italia ha effettuato il primo affondamento in mare di scorie nucleari ad alta attività; vale a dire i più pericolosi rifiuti atomici.
Notoriamente con 5 chilogrammi di plutonio si
assembla una bomba atomica. Alla fine degli anni '70 alcune ricerche scientifiche
- nel campo della fisica nucleare e della biologia marina - hanno rilevato
nella zona di mare del Golfo di Anzio e del Golfo di Taranto, la presenza di
radionuclidi artificiali: Plutonio 239, Plutonio 240, Cesio 137, Cobalto 60. Tali
radioisotopi sono in grado di provocare cancro, mutazioni genetiche, infertilità
e malformazioni congenite. Il Plutonio dimezza la sua pericolosità dopo 24 mila
anni. I tempi di latenza che innescano patologie tumorali toccano anche i venti
anni. Il 17 novembre 1965 fu siglato un contratto sul nucleare fra Stati Uniti
d’America e Italia, mai ratificato dal Parlamento tricolore: un comodo paravento
civile per un’attività militare del potente “alleato”.
Il 7 ottobre 1967 fu costituita la società
Combustibili Nucleari fra l’UKAEA, ente di Stato inglese per l’energia atomica,
e la società Somiren del gruppo ENI con quote paritetiche del capitale sociale.
Attività prevista per la società: assemblaggio e fornitura all’Enel del
combustibile nucleare necessario per alimentare la centrale a sistema Magnox.
La centrale di Latina fu costruita dalla società Agip Nucleare Spa del gruppo
ENI e dalla società inglese NUCLEAR POWER PLANT Company, su know-how inglese. Il combustibile per
alimentare centrali a grafite di quel tipo era fornito esclusivamente dall’UKAEA.
Nel luglio 1968 il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (in seguito denominato
ENEA) concesse in locazione all’ENI un’area compresa nel centro di
sperimentazione nucleare della Trisaia, in agro di Rotondella (provincia di
Matera), al fine di installarvi un impianto per la fabbricazione di combustibile
nucleare. Successivamente l’ENI cedette il predetto contratto con tutti gli
obblighi conseguenti alla Combustibili Nucleari.
Nel corso del tempo l’UKAEA è stata costituita nella
Combustibili Nucleari dalla British Nuclear Fuel Ltd (BNFL), sua controllata al
cento per cento. La partecipazione dell’ENI è transitata da Somiren all’Agip
Nucleare, e infine all’Agip. I due soci della Combustibili Nucleari, ossia
quello inglese e quello italiano, sono stati proprietari paritetici al 50 per cento
fino al 22 aprile 1988, quando l’Agip acquisì l’intera quota inglese, divenendo
l’unico azionista della Combustibili Nucleari. L’organico della Combustibili Nucleari
(una società privata) è stato assunto in blocco dall’Enea (lo Stato) nel 1988. Lo
stabilimento di assemblaggio fu costruito dalla Combustibili Nucleari (che
aveva sede legale a Milano e sede operativa a Rotondella) su di un terreno di
proprietà dell’Enea, sito dentro il centro Ricerche Enea della Trisaia, in riva
al mar Jonio. La Combustibili Nucleari ha svolto attività di assemblaggio e
fornitura di combustibile Nucleare all’Enel per la centrale di Latina, è in
liquidazione dal 22 gennaio 1994.
Per la cronaca: la centrale nucleare di Borgo Sabotino
ha scaricato i liquidi radioattivi in un
canale che si getta nel mare antistante di Foce Verde. Il centro nucleare dell’Enea
della Trisaia, sempre mediante una canalizzazione che corre in campi di fragole,
ha riversato i suoi rifiuti liquidi nel Mar Ionio.
Nel bilancio nazionale della contabilità atomica, o
meglio nell’inventario delle scorie nucleari, prima Enea, poi Anpa, indi Apat,
infine Sogin dal 1999, non vi è traccia dei rifiuti prodotti dalla Combustibili
Nucleari, tantomeno della loro destinazione finale. Nel 1987 e nel 2011 il
popolo italiano con ben due referendum popolari, ha bocciato il nucleare.
Tuttavia, il governo Berlusconi con l’approvazione del decreto legislativo
numero 31 del 15 febbraio 29109 ha riportato l’Italia nel club del nucleare dal
quale era uscito nel 1987.
Qual è attualmente il reale stato di salute della popolazione di Lazio e Campania, isole comprese, visto che ben due centrali nucleari - Borgo Sabotino (Latina) e Garigliano (Caserta) - sorgono a così breve distanza? E che a Gaeta c'è una base U.S. Navy dove attraccano unità a propulsione e armamento nucleare, targate United States of America?
Qual è attualmente il reale stato di salute della popolazione di Lazio e Campania, isole comprese, visto che ben due centrali nucleari - Borgo Sabotino (Latina) e Garigliano (Caserta) - sorgono a così breve distanza? E che a Gaeta c'è una base U.S. Navy dove attraccano unità a propulsione e armamento nucleare, targate United States of America?
Gaeta: base U.S. Navy - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Il 10 aprile 2014, a Milano, nel corso di un
convegno, il famoso oncologo Umberto Veronesi, già ministro della sanità, ha
pubblicamente dichiarato che «un italiano su tre è ammalato di cancro» e che in
futuro avremo «un italiano su due malato di tumore». Vuol dire: 20 milioni di persone
che a breve diventeranno 30 milioni di soggetti menomati, a rischio certo di
perdere la vita. A tutt’oggi, lo Stato italiano non ha adottato alcun provvedimento
concreto a tale della salute pubblica, violando l’articolo 32 della
Costituzione. In compenso i vari governi tricolore hanno apposto illecitamente -
in violazione della sentenza numero 86 del 24 maggio 1977 della Corte costituzionale
- sulla materia nucleare il segreto di Stato.
Riferimenti:
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http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11592299/L-allarme-di-Veronesi--.html
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