BIOGRAFIA

25.6.13

LA MONTAGNA DEL SOLE NON C’E’ PIU’



 Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes

Tornare dove Occidente e Oriente si fondono è una botta al cuore che stravolge più di un terremoto artificiale. Quassù dove si favoleggia della mitica Uria e di Apeneste, la bellezza è struggente o forse non ha proprio aggettivi. Dall'alto si scruta la Foresta Umbra dove vegetano i faggi, gli alberi del nord che compenetrano cerri, carpini, lecci, castagni e pini d'Aleppo. All'orizzonte si profila maestoso ed imperturbabile Monte Sacro. Su questa sommità che osserva i Balcani, scruta l'Albania e ammira la Grecia, ricca di varietà uniche al mondo di micro orchidee, un tempo consacrata a Giove Dodoneo, giace un monastero medievale diroccato. 

Anche gli eserciti romani si erano tenuti lontano dal bellicoso Gargano, mai riuscendo a conquistarlo. Infine i savoiardi con l'inganno e leggi genocide fecero carneficina dei patrioti ribelli. Poi, l'emigrazione forzata nelle Americhe, due guerre, e ancora migrazioni in Germania, Belgio, a Milano e Torino. "All'estate" - dicevano - tornavano i germanesi per la festa di San Rocco (il santo taumaturgo di Montpellier).

Appena sbuca il generale inverno fa freddo sul serio, e nevica tanto. A Monte Sant’Angelo gli autoctoni parlano una lingua aguzza, tagliente, secca e diretta come il loro carattere più tosto di una murgia. Sono di animo ruvido con venature di anarchia, come a Cagnano Varano, dove però l’idioma è dolce. Com'era quel motivo popolare? "Uè cumpà daddonn' voin' da Schitedd' e da Carpoin'... Uè cumpà ma ch' m'addauc', quattr' menn'l e quattr' nauc'...".

Gargano: isola di Campi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


I montanari in fondo sono generosi, fieri, orgogliosi e più ostinati dei muli. Avevo un compagno di scuola alle medie: un rosso malpelo di nome Matteo Totaro. Allora rapirono e poi ammazzarono il presidente Aldo Moro. Impossibile dimenticare! Allora sognavamo di fare gli archeologi. Che maestri di vita e culltura: il professor Silvio Ferri, lo scopritore delle stele daunie. I suoi libri, i suoi scritti, le sue pagine sulla protostoria italica, ancora oggi sono di una profondità sconvolgente. Come hanno ridotto le vestigia del popolo Dauno. Caro amico Filippo Fiorentino, anche tu sei andato via per sempre e ci manchi.

Una volta c'era questo luogo magico, poi è caduta la modernità ed il finto progresso a distruggere storia, geografia, identità, antichi saperi, comunità.

  Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Domenica 23 giugno sono salito in cima alla città garganica che domina il Golfo di Manfredonia. Volevo far visita al santuario di San Michele Arcangelo. Dopo sette anni dalla mia ultima arrampicata in bicicletta questi spazi meravigliosi risultano irriconoscibili, però, in compenso il rampichino è lo stesso. 

 
 Monte Sant'Angelo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


La causa è unica: la valanga di cemento che senza alcun rispetto, grazie alla disattenzione delle autorità locali, per non dire totale connivenza come sa il procuratore della Repubblica di Lucera, Domenico Seccia - che ha fatto arrestare l'intera giunta comunale di Peschici (ormai una fungaia cancerosa) - ha spianato aspre colline, dirupi, strapiombi, mulattiere, valloni, “macere”, pagghiari”, e terrazzamenti. Palazzoni informi ovunque che stritolano il borgo antico, lo Junno, il castello a forma di nave. In una espressione: attività speculativa che ha ucciso la bellezza del paesaggio, la sua stessa peculiare origine. 

Gargano: all'orizzonte la Dalmazia - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Il fuoco doloso ha divorato boschi e pinete di cui non rimane quasi traccia. Addirittura il confine fra Monte e Mattinata, adesso è segnato dall'ennesimo villone abusivo, non ancora intonacato e rifinito. Impossibile non vederlo: in bilico su una "coppa" a strapiombo, spunta nei pressi della statale 89 garganica. La Forestale come ha fatto a non accorgersene su una strada di transito, così evidente? E i carabinieri? In loco hanno ammazzato a tradimento il vecchio patriarca Ciccillo Libergolis: una faida dalle origini remote. Quando nei primi anni '90 fu istituito il Parco Nazionale, una meritoria battaglia del sociologo Sabino Acquaviva e di un pugno di ragazzi, trasformato dai politicanti locali e nazionali, in meno di un amen proprio in un carrozzone, alla festa a Valle Carbonara c'erano pure i Libergolis con Ciccillo in prima fila. Altri tempi, sembra la preistoria sociale a Sud del Sud.

Qui negli anni '80 ho realizzato il mio primo servizio di cronaca nera: avevano ucciso a fucilate due pastori: padre e figlio di 16 anni che giacevano in un ovile in mezzo al bosco. Accompagnai un giovane magistrato alle prime armi ed i carabinieri che non sapevano la strada. Il giudice, una donna, o meglio una ragazza, quasi svenne quando fu spalancata la porta di quella casa sdirrupata. 

  Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Quanti  ricordi con Andrea Pazienza a San Menaio. Altri tempi, caro indimenticabile amico Paz! Chissà come avresti disegnato quelli che violentano la nostra terra. Avresti sicuramente sbeffeggiato Vendola. Anche Rossano ch’era più buono del pane non c’è più, strappato alla sua giovane vita. Maurizio e Nico non sono più gli stessi da allora. Quelle estati non finivano mai, da giugno a settembre. In mare senza respiro: sott'acqua sempre. Le grand bleu: il nostro! Che straordinaria avventura. E poi la vendemmia e la scuola e le interminabili partite di pallone nei campi, per strada e nei cortili, ben oltre il tramonto del sole. Chissà dove sarà Maurizio Aguiari, un'intelligenza viva dell'infanzia, nativo di Genova e tifoso della Sampdoria? L'ho perso di vista quando studiava psicologia a Padova. Già, gli odori, anche quelli sono svaniti. Ma non è un rimpianto dei bei tempi andati. Pensate un pò: negli anni '70 non si captava bene la Rai, bensì la televisione di Belgrado e radio Tirana.

Così qualche giorno fa, mi sono calato nella grotta dove apparve l’angelo guerriero che sconfisse il demonio. Ora i pellegrini, anzi, i turisti sono destinati in uscita a fare un percorso obbligato per acquistare i ricordini. Insomma, una sorta di autogrill senza autostrada. Religiosità, fede e rispetto dei luoghi? Pari a zero. All’esterno fast food da globalizzazione tossica e mercanzie cinesi, dove fino a un tempo recente, gli artigiani ammaestravano la materia con uno sguardo sapiente, ed intagliavano a mano la pietra e il legno. 

Fuori la temperatura a mezzogiorno segnava 19 gradi, piovigginava addirittura. Poi all’improvviso, scie belliche e sole dirompente a 34 gradi. Fenomeni mai visti prima a questa latitudine. E' la periferia dell'impero, bellezza! Quando si dice profanare la vita e la sacralità di un luogo.

1 commento:

  1. Caro Gianni i tuoi articoli sono poesia pura,mentre ti leggevo ho visto le immagini.Grazie.

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Gradita firma degli utenti.