BIOGRAFIA

14.8.12

INQUINAMENTO A TARANTO: MO’ AVAST’

di Gianni Lannes

Qui i veleni industriali inquinano aria, acqua, terra e cibo. Ogni giorno uccidono e fanno ammalare persone inermi, soprattutto i bambini. La prima denuncia risale al 1965, mentre, la prima manifestazione ambientalista è andata in onda 42 anni fa. La città nel 1995 è stata segnalata dall’Organizzazione mondiale per la sanità “area a elevato rischio ambientale”, insieme ad altri 11 siti italiani, tra cui Brindisi e Manfredonia in Puglia, a tutt’oggi non ancora bonificati. Il 23 aprile 1998 un decreto del Presidente della Repubblica ha dichiarato “Taranto città ad alto rischio ambientale”. Eppure il governatore Nichi Vendola ha avuto la faccia bronzea di dichiarare pubblicamente che a Taranto non c’è emergenza ambientale”.

Fior di prove - La ricerca più recente del Cnr a firma di Maria Angela Vigotti dell’università di Pisa attesta che a Taranto si muore indiscriminatamente di inquinamento almeno fin dal 1979. La mortalità generale in loco supera del 20 per cento quella regionale, già elevata. La prima condanna in tribunale per “getto di polveri” giunge nel 1982 (quindici giorni di reclusione per il direttore dell’allora Italsider, ad opera dell’attuale procuratore capo Franco Sebastio), la prima condanna per Emilio Riva arriva per i “parchi minerali” nel 2002, nel 2007 Emilio Riva e suo figlio Claudio furono anche interdetti dall’esercizio dell’attività industriale, e fu loro inibita la possibilità di contrattare con la pubblica amministrazione. Nel 2008 il pediatra Giuseppe Merico ha denunciato i risultati di alcune analisi su campioni di latte materno: i neonati succhiano latte con dosi di diossina 25 volte superiori ai limiti imposti a livello internazionale dall’Oms. Un altro studio che analizza il cancerogeno benzo(a)pirene ha scoperto che un bambino di Taranto inala senza volerlo 2 sigarette al giorno (39 pacchetti l’anno). Secondo i dati dell’Inventario nazionale delle emissioni e delle loro sorgenti, “il 92 per cento della diossina prodotta in Italia” fuoriesce dai camini dell’Ilva. Come tralasciare le immense discariche Italsider e poi Ilva dove è stato seppellito di tutto? Nel Mar Jonio l’Ilva scarica impunemente ingenti quantità di mercurio. Dulcis in fundo: l’inquinamento radioattivo del siderurgico non è stato mai analizzato, ma esiste. E’ stato per caso Prodi a capo dell’Iri che invece di risanare l’ex Italsider ha venduto (si fa per dire) per un piatto di lenticchie ai Riva? Davanti a questa realtà le Istituzioni non hanno saputo o forse voluto tutelare i cittadini, non hanno saputo o forse voluto imporre il rispetto della legalità e del diritto. Il governatore Nichi Vendola non ha saputo far di meglio che pavoneggiarsi nel novembre 2010 in un’intervista sul primo numero della rivista IL PONTE, edita dai padroni del siderurgico. 



Sgoverno Monti - “Auspico che una soluzione alla necessità di contemperare le esigenze ambientali con quelle occupazionali e della salute dei cittadini si possa e si debba trovare. Questa è la strada che il governo intende intraprendere”. Lo afferma il Guardasigilli Paola Severino sottolineando di aver dato disposizione affinché già oggi vengano acquisiti dal ministero i due provvedimenti con i quali il gip ha ribadito il sequestro degli impianti dell’Ilva e ha revocato la nomina di Ferrante. L’Associazione nazionale magistrati difende la decisione del Gip di Taranto di sequestro di alcune aree dello stabilimento Ilva sottolineando che “la magistratura non intende invadere l'ambito di competenza di altre autorità, ma, in presenza di violazioni della legge penale, non può fare a meno di intervenire”. L’Anm, si legge in una nota del sindacato delle toghe, “nel rammentare che il diritto alla salute e il diritto al lavoro sono entrambi beni tutelati dalla Costituzione, evidenzia che, in base all’articolo 41 della Carta fondamentale, l’iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza. La magistratura non intende invadere l'ambito di competenza di altre Autorità, ma, in presenza di violazioni della legge penale, non può fare a meno di intervenire, con gli strumenti giudiziari ordinari, ove gli organi amministrativi di controllo non siano riusciti ad assicurare negli anni la tutela ambientale, con gravissimo rischio per la salute dei cittadini; situazione, questa, da lungo tempo esistente nell'area tarantina, ben nota e accertata anche sulla base di perizie tecniche”. Il clan Riva attendo il solito aiutino dal governo tricolore. Forza Monti: provi a trasferire con un pretesto il Gip Patrizia Todisco.

Speculazione - Intendono rendere il cancro sempre più curabile, ma quasi nessuno pensa concretamente a debellarne una delle maggiori cause: l'inquinamento ambientale. Inquinare è un affare che continua alacremente tutt’oggi, mentre la cura è divenuta il business del futuro. A cosa servono milioni di euro donati alla “ricerca”, se di fatto lo Stato non fa nulla per la prevenzione primaria delle patologie tumorali? Rendere il cancro sempre più curabile, senza agire prima su ciò che sono le sue cause dirette, equivale a speculare sulla pelle di milioni di esseri umani. Stabilite sempre le debite eccezioni, nel complesso più che ricerca questa sembrerebbe gratuita elargizione di fondi pubblici al privato. Come nel caso del San Raffaele del Mediterraneo: un mostro sanitario di don Verzé per cui la giunta Vendola, soprattutto il governatore Nichi, aveva stanziato 210 milioni di euroni dell’ignaro contribuente. Nichi ne vogliamo parlare all’aria aperta di quest’altra speculazione sulla pelle della popolazione pugliese, previa chiusura di una ventina di ospedali o questa porcata l’ha già dimenticata?  Non c’è altra soluzione di buon senso: chiusura dell’Ilva, bonifica integrale della provincia di Taranto con impiego degli operai, risarcimento danni a carico dei Riva e dello Stato, dimissioni in blocco della giunta Vendola, nonché della giunta Florido e della giunta Stefano. Tanto per iniziare a ragionare seriamente. Già che ci siamo: mettiamo sul tavolo anche l’inquinamento della raffineria Eni (aria, acqua e suolo) della Cementir (Caltagirone) e della Marcegaglia (inceneritore Appia Energy a Massafra). La sovranità appartiene al popolo e non agli straccivendoli della politica che hanno barattato la vita di milioni di persone per un posticino al sole. Le risorse su cui fare affidamento per risollevarsi  sono naturali, storiche ed umane. Adesso basta: arrestiamo la controffensiva dei boiardi di Stato.
















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