BIOGRAFIA

5.6.20

ITALIA: SANITA' INDIETRO DI 20 ANNI!

Il governicchio del Conte bis, dopo aver messo agli arresti domiciliari la popolazione italiana, chiusa la scuola, recluso i bambini e scarcerato fior di mafoosi, ha riportato indietro le lancette della sanità pubblica all'anno 2000.

Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) e primario al San Camillo di Roma, ha messo in guardia sui rischi che corre l’Italia dopo che il servizio sanitario è rimasto pressoché fermo per tre mesi a causa dell’emergenza coronavirus. Marini ha stimato che durante il lockdown siano saltati ben 600mila interventi chirurgici, tra i quali almeno 50mila oncologici.

Il suo allarme: “Questa emergenza rischia di diventare più grave di quella del Covid. Se non facciamo ripartire tutta la sanità, le vittime potrebbero essere più di quelle provocate dal virus”.
Sono 3 milioni le persone che ora hanno bisogno di un cardiologo, mentre sono ben 12 milioni quelle che devono fare un esame radiologico.

Ancora Marini: “È una situazione mai affrontata prima. Con la chiusura delle sale operatorie, con gli ospedali, almeno all’inizio, non attrezzati a percorsi Covid o completamente occupati dall’emergenza del virus, il nostro lavoro si è interrotto quasi del tutto”.

Il presidente dall’Acoi ha aggiunto: “Dobbiamo tentare il recupero, ma se anche lavorassimo il 20% più di prima, impiegheremmo 11 mesi a raggiungere una cifra di interventi accettabile, che colmerebbe il divario che si è creato. Non è fattibile. Le conseguenze di questo accumulo sono spaventose“.

Marini ha anche detto: “Nel nostro Paese abbiamo circa mille nuovi casi di cancro al giorno“.
Proprio a proposito dell’allarme tumori e degli screening oncologici, da una ricerca del centro studi Nomisma di Bologna è emerso che a settembre, complice anche il fatto che in agosto l’attività rallenta fino a praticamente interrompersi, sono previsti 4 milioni di esami di screening da fare entro dicembre, cioè i due terzi del totale dell’anno.

Lamentele anche dai cardiologi. Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia, ha dichiarato: “Abbiamo avuto la metà di ricoveri di pazienti con infarto miocardico rispetto all’anno scorso e, tra chi si è ricoverato, la mortalità è triplicata. Siamo tornati indietro di 20 anni“.