BIOGRAFIA

5.11.19

MAFIA, CRIMINALITA', PARTITO DEMOCRATICO!



(fonte: L'Immediato)
 (fonte: L'Immediato)
di Gianni Lannes

Mani sulla città: di chi le responsabilità? Peggio, il feudo della sinistra - una volta un'autentica perla dell'Adriatico - è stato dissanguato dalla piovra in doppiopetto di sera e fucile mitragliatore in pieno giorno, come avevo già denunciato con nomi, cognomi e soprannomi nelle mie conferenze pubbliche in loco e ancora prima, nel 2007, su settimanali e quotidiani nazionali. Come d'altronde, certificano le minacce e intimidazioni mafiose indirizzate pù volte (denunciate) al coraggioso scrittore Italo Magno (autore peraltro, del racconto Il collezionista infelice). Comunque, meglio tardi che mai:

«Per 18 mesi il comune di Manfredonia, in provincia di Foggia, sarà amministrato da una commissione di gestione straordinaria. Lo ha deciso ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’interno, poichè sono stati accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali» recita lo scarno comunicato del Viminale.


Ben più corposa la relazione riservata stilata dalla Commissione d'inchiesta  della Prefettura di Foggia, che a pagina 428 conclude in modo inequivocabile:

«Gli stessi organi politici, anche volendo prescindere da uno stato soggettivo di colpevolezza, non sono stati in grado di prevenire o di contrastare efficacemente il condizionamento mafioso. Né può essere invocata dalla parte politica alcuna giustificazione, avendo l'onere in questo caso di dimostrare di aver agito non solo per riportare ordine nell'amministrazione dell'ente, ma più specificatamente per individuare e contrastare le forme e le fonti del condizionamento mafioso, e del conseguente pregiudizio per l'ente».


Un approfondimento che però ha appena sfiorato l'iceberg dei colletti bianchi, ovvero dei reali prenditori (amministratori pubblici, notai, funzionari, burocrati, affaristi, avvocati, e così via), i veri dilapidatori di un'ingente quantità di denaro pubblico a partire dal contratto d'area e relativa mancata bonifica dell'Enichem, accompagnato da una valanga di cemento armato; affari luridi e lupare bianche ai danni del territorio e della popolazione. La realizzazione fuorilegge dell'inceneritore di rifiuti dei Marcegaglia vi dice niente? Toc toc: avvocato Prencipe è stato forse lei ad invitare nel Golfo l'Energas. ex Isosar (Kuwait Petroleum)? A Manfredonia c'è il mare ma dominano montagne di omertà.


Amnesie dem? Nei quadretti fotografici accanto all'ex vicesindaco del piddì, tale Salvatore Zingariello, profondamente organico al partito di Zingaretti, ossia nella direzione provinciale di Foggia, intimo di Giovanni Caterino, noto esponente del clan Libergolis, sotto processo per la strage del 9 agosto 2017 (in cui furono assassinati due agricoltori innocenti) sono apparsi in breve tempo, proprio tanti personaggi, a partire da Andrea Orlando, già ministro della Giustizia. Il Guardasigilli non sapeva dello spessore di alcuni suoi sodali di partito? Possibile?





Nelle immagini di cronaca fa capolino a più riprese, anche il governatore Michele Emiliano (uno che pretende, come se niente fosse, addirittura di essere riconfermato alla presidenza della Regione), un magistrato in aspettativa oggetto attualmente di ben tre distinte indagini penali; nonché l'onorevole Michele Bordo, e poi il consigliere regionale Paolo Campo, ma soprattutto l'ex sindaco Angelo Riccardi, in attesa di sentenza dal tribunale di Pescara l'11 novembre prossimo (il pm ha chiesto 4 anni di reclusione). Le fotografie pubbliche, ovvero disponibili in Rete, testimoniano una frequentazione imbarazzante, su cui il partito democratico non ha fiatato. Tutti i politicanti che hanno rovinato Manfredonia per ingordigia personale, sono stati almeno espulsi dal Pd? A tutt'oggi non risulta. A proposito: dove è stato seppellito il codice etico dello stesso partito democratico?



A Manfredonia e dintorni tanti sapevano e nessuno fiatava, ad accezione del giornale online L'Immediato, diretto dal valente Gennaro Pesante. Grazie al clan Romito e alle istituzioni a tutti i livelli dello Stato italiano, che per decenni hanno distolto l'attenzione dai controlli garantendo impunità, inclusa la Procura della Repubblica di Foggia (compresi alcuni magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine in passato in intimi rapporti con taluni mafiosi), Manfredonia è ormai l'epicentro dagli anni '70 del traffico di droga in Puglia.

A rigor di cronaca documentata, alla fine degli '90 il giudice Carofiglio fu l'unico che scoperchiò appena il calderone mafioso ("vela 1 e 2") che da Foggia allungava i suoi tentacoli sul Gargano, tra Manfredonia, Mattinata, Monte Sant'Angelo, Peschici e Vieste. L'ultimo quadruplice omicidio prima della strage di due anni fa, fu commesso a Foggia, il primo maggio dell'anno 1986. Solo allora, ci si accorse, si fa per dire, che anche nella Capitanata operava una mafia autoctona, scolarizzata all'hotel Florio da Raffaele Cutolo. Da allora, come hanno attestato le indagini a tappeto di DIA e DDA, si sono costituiti una trentina di gruppi criminali, mafiosi e delinquenziali che operano su tutta l'area provinciale. È la 'quarta mafia', che nulla ha da invidiare a quelle storiche, con cui è in contatto dagli anni '70 (camorra, 'ndrangheta, cosa nostra). In ogni caso la mafia va estirpata ed annientata concretamente a qualsiasi livello. Se tornasse in vita re Manfredi, per come hanno ridotto la Daunia, certi politicanti tricolore, autoctoni e nazionali, sarebbero già ai lavori forzati.







 
 

 






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