BIOGRAFIA

10.10.19

ITALIA: INQUINAMENTO DELL'ARIA E MORTI PREMATURE!

Campobasso (Italia) irrorazioni NATO foto Gianni Lannes


 
di Gianni Lannes

Nel belpaese - secondo i dai ufficiali - sono stati registrati di recente 35 morti ogni 100 mila abitanti per inquinamento. Insomma, si muore per un respiro. Decessi prematuri, soprattutto di chi si è appena affacciato alla vita in Europa: soltanto in Italia le vittime sono state circa 21 mila in più del previsto nel 2017. E va sempre peggio, non solo per via dell'inquinamento industriale e veicolare, ma anche per l'aerosolchemioterapia bellica attuata sistematicamente dalla NATO negli ultimi 17 anni. Lo scarico atmosferico degli aerei civili e militari avvelena ed uccide infinitamente di più del morbillo, eppure il problema nel vecchio continente, è sistematicamente eluso dalle autorità, nonostante i tanti strombazzanti proclami pubblici. Oggi in consiglio dei ministri si discute il cosiddetto “decreto clima”, una sorta di palliativo - assolutamente inconsistente – teso a gettare fumo negli occhi della popolazione italiana.

In concreto. Il 17 maggio 2018 «la Commissione ha deciso di deferire Francia, Germania, Ungheria, Italia, Romania e Regno Unito alla Corte di giustizia dell'UE per il mancato rispetto dei valori limite stabiliti per la qualità dell'aria e per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento... La Commissione ha deciso di deferire Francia, Germania e Regno Unito alla Corte di giustizia dell'UE per il mancato rispetto dei valori limite per il biossido di azoto (NO2), e per aver omesso di prendere le misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. Ungheria, Italia e Romania sono state deferite alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10). I limiti stabiliti dalla legislazione dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) dovevano essere raggiunti rispettivamente nel 2010 e nel 2005. I 6 Stati membri in questione non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l'inquinamento entro i limiti concordati e quanto prima possibile, come richiesto dalla normativa dell'UE. La Commissione ha pertanto deciso di procedere con un'azione legale... La Commissione sta prendendo ulteriori iniziative nell'ambito delle procedure di infrazione contro 4 Stati membri per aver violato le norme dell'UE in materia di omologazione dei veicoli a motore. La Commissione ha deciso in data odierna di inviare ulteriori lettere di costituzione in mora a Germania, Italia, Lussemburgo e Regno Unito... Particolato (PM10): Italia – in 28 zone di qualità dell'aria, comprese le regioni Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 89 giorni.

In tutti i casi di superamento dei valori limite stabiliti dalla normativa dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE), gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani per la qualità dell'aria e a garantire che tali piani stabiliscano misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile».
Alla voce distrazioni di massa. Il governicchio grulpiddino è indifferente, anzi compiacente, complice, omertoso, elude la vera questione. Infatti ha dichiarato ieri il ministro dell'ambiente, il generale Costa:

«Al lavoro per gli ultimi ritocchi al Decreto clima che, possiamo finalmente dirlo ufficialmente, domani sarà discusso in Consiglio dei ministri. Avremo norme che contribuiranno a contrastare l’emergenza climatica a 360 gradi, dalla rottamazione di auto e ciclomotori in favore di abbonamenti per il trasporto pubblico e l’acquisto di biciclette, incentivi per la riduzione degli imballaggi, creando dei green corner nei negozi, a partire dalle botteghe e dai mercati rionali, con un fondo destinato proprio a tutti i commercianti che saranno quindi nostri alleati nel combattere l’eccesso di imballaggi, ci sarà una forte spinta alla riforestazione urbana e ancora campagne di informazione e di formazione ambientale nelle scuole».

Infine, viene istituita una sorta di cabina di regia direttamente da Palazzo Chigi. La “Piattaforma per il contrasto ai cambiamenti climatici” sarà presieduta dal Capo del Governo o, su sua delega, dal Ministro dell’Ambiente. Questi i compiti per casa:
  • redigere un piano nazionale per il monitoraggio e la riduzione dell’inquinamento atmosferico;
  • studiare le emissioni in atmosfera;
  • promuovere accordi di programma tra amministrazioni centrali e territoriali per la riduzione delle emissioni in atmosfera.
  • monitorare gli investimenti sulla mobilità sostenibile e lo stato di attuazione dell’abbandono delle fonti fossili di produzione di energia;
  • verificare lo stato di attuazione delle misure previste dal piano triennale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria;
  • adottare ogni iniziativa idonea a superare eventuali ostacoli e ritardi;
  • confrontarsi con associazioni di protezione ambientale che possono presentare le loro proposte;
  • valutare, entro tre anni dalla data di entrata in vigore del decreto, gli effetti prodotti.
«L'inquinamento dell'aria è dato dalla contaminazione dell'ambiente indoor o outdoor da parte di agenti chimici, fisici o biologici che modificano le caratteristiche naturali dell'atmosfera» ha sentenziato l’ISPRA.

Un’ampia letteratura scientifica evidenzia la maggior vulnerabilità dei bambini all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti. I bambini sperimentano infatti livelli di esposizione più elevati degli adulti in quanto hanno ad esempio un maggior rapporto superficie/volume, attività metaboliche e tassi respiratori più elevati, tessuti e organi con elevata attività di replicazione cellulare, immaturità di tessuti, organi e sistemi (metabolico, immunitario, nervoso, riproduttivo). Anche le stime Oms sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute infantile sono ben documentate, e assegnano alle esposizioni ad inquinamento dell’aria in ambienti outdoor e indoor circa 700.000 morti premature per i bambini al di sotto i 5 anni.

I dati sull’inquinamento atmosferico relativi all’Italia pongono il nostro Paese in una situazione di forte criticità in quanto il 98% dei bambini sotto i 5 anni vive in aree dove le concentrazioni di PM2.5 sono al di sopra dei livelli raccomandati dall’Oms per la tutela della salute. L’analisi dei dati di qualità dell’aria per il 2016 mostra nelle aree urbane, distribuite su tutto il territorio nazionale, concentrazioni medie annuali di PM2.5 superiori al valore Oms (10 μg/m³), raggiungendo livelli medi di 18 μg/m³ al Nord (su cui pesa la presenza del bacino Padano), di 16 μg/m³ al Centro e di 13 μg/m³ al Sud.

Inquinamento atmosferico e salute dei bambini Il 91 per cento della popolazione mondiale è mediamente esposto a livelli degli inquinanti nell’aria al di sopra dei valori raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la salvaguardia della salute, e ciò riguarda anche, e soprattutto, i bambini che rappresentano un segmento di popolazione particolarmente vulnerabile.
Sono alcuni dei dati che emergono dal documento “Air pollution and child health: prescribing clean air” pubblicato dall’Oms a ottobre 2018. Il rapporto evidenzia ancora una volta la rilevanza dell’inquinamento atmosferico outdoor e indoor per la salute dei bambini - un problema rimasto lettera morta - che nella Conferenza Ministeriale Ambiente e Salute dei 53 Stati della Regione europea dell’Oms (Ostrava, 2017) era già stato riconosciuto come una delle principali priorità di sanità pubblica, da affrontare attraverso il rispetto delle linee guida Oms, tramite un processo continuo di miglioramento della qualità dell’aria.

Tra i principali effetti sanitari dell’inquinamento dell’aria nei bambini, vengono segnalati, oltre ad una ridotta funzione polmonare, asma, infezioni acute delle basse vie respiratorie, problemi nello sviluppo neurocomportamentale, obesità, otite, per arrivare infine ad alcuni tumori infantili, quali ad esempio leucemie e retinoblastomi, che possono essere associati ad esposizioni della madre agli inquinanti cancerogeni dell’inquinamento atmosferico nel periodo prenatale. Occorre inoltre sottolineare che le esposizioni in età infantile, oltre a determinare effetti misurabili nel bambino stesso, si proiettano anche negli anni successivi rendendo l’individuo più vulnerabile durante tutto il suo percorso di vita. L’attuazione di azioni di prevenzione adottate durante la fase critica infantile-adolescenziale possono quindi produrre immensi benefici per la salute pubblica in termini di riduzione del carico di patologie e costi sanitari.

Nelle città inquinate si è più esposti al rischio di ictus ed infarto. E’ quanto ha stabilito uno studio risalente al 2010 condotto da un’ èquipe composta da esperti dell’Harvard School of Public Health, del Policlinico di Milano e del centro trombosi della Fondazione ospedale Maggiore. La ricerca, pubblicata sugli Archives of Internal Medicine, mette sul banco degli imputati le polveri sottili, suscettibili di provocare un’infiammazione delle cellule immunitarie delle vie aeree e addirittura di provocare modifiche nel DNA, con conseguenze devastanti per la salute. Come ha spiegato il dottor Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano:

«Le cosiddette polveri sottili attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, cominciano a produrre grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico, a causa degli effetti pro-coagulanti del mediatore stesso».

I dati analizzati hanno riguardato un campione di 2000 persone, residenti in Lombardia con risultati a dir poco allarmanti: per ogni incremento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo d’aria, si registra un aumento del 70% del rischio di trombosi. Gli effetti degli inquinanti atmosferici si palesano già dopo una settimana trascorsa in una città particolarmente inquinata. Finora la ricerca si era concentrata principalmente sui danni dell’inquinamento atmosferico alle vie respiratorie, trovando associazioni tra l’aumentato numero dei casi di asma e reazioni allergiche e l’incremento delle polveri sottili nell’aria. Alcuni studi avevano ipotizzato un aumento dei picchi di asma vicino alle autostrade, così come un maggior rischio di ipertensione per chi viveva in quartieri inquinati. Ma l’effetto dello smog sulla salute va ben oltre, come dimostra questo studio e come ha spiegato lo stesso Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia molecolare del Policlinico di Milano, coordinatore della ricerca:

«Gli effetti dell’inquinamento atmosferico non si fermano all’apparato respiratorio ma coinvolgono molti altri distretti dell’organismo, tra cui il sistema cardiocircolatorio».

È più pericoloso dell’alcol, secondo una ricerca pubblicata da Lancet nel 2011. È il primo fattore di rischio d’attacco cardiaco e precede in graduatoria perfino la cocaina e le altre droghe, incalza Tim Nawrot dell’università belga di Hasselt. È una delle maggiori emergenze di sanità pubblica a livello europeo, aggiunge l’epidemiologa Sylvia Medina, dell’Istituto francese di vigilanza sanitaria. Che provocasse un aggravarsi dei sintomi di asma, allergie, con rischi enormi per lo sviluppo dei polmoni dei bambini, aumento di eczema e rinite allergica, incremento delle patologie respiratorie se ne era già discusso e accertato in precedenti studi. La ricerca ha inoltre da tempo appurato che vivere vicino ad arterie stradali esponesse ad un rischio maggiore di subire un ictus o un infarto. Dunque, l’inquinamento atmosferico provocherebbe lo stesso numero di infarti dell’alcol, del caffè e del troppo sport. A sostenerlo è uno studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alla Hasselt University di Diepenbeek ed all’Università Cattolica di Lovanio in Belgio. Gli esperti spiegano che dei fattori studiati, la cocaina è quella che è maggiormente in grado di provocare un infarto, ma il traffico vanta la maggiore fetta di popolazione esposta. La ricerca è apparsa sull’autorevole rivista di divulgazione scientifica The Lancet ed ha preso in esame 36 ricerche precedenti sull’argomento. Dai dati estrapolati è emerso che lo smog aumenta il rischio di infarto del 5%, il caffè di 1,5 volte e l’alcol di 3 volte.


Riferimenti:

World  Health  Organization.  The  world  health  report 2002  -  Reducing  risks,  promoting  healthy  life.  Geneva: WHO; 2002. 

Ezzati M, Lopez AD, Rodgers A, et al. Selected major risk factors and global and regional burden of disease. Lancet 2002; 360: 1347-60.

APHEIS   -   Air   Pollution   and   Health:   a   European Information System. Health impact assessment of air pollution in 26 European cities. Second-year report 2000-01.













https://annuario.isprambiente.it/ada/basic/6852



https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/member-states-reporting-art-7-under-the-european-pollutant-release-and-transfer-register-e-prtr-regulation-18


https://ec.europa.eu/italy/news/20180517_UE_protegge_cittadini_su_inquinamento_dell_aria_it