Mediterraneo - foto Gilan |
di Gianni Lannes
L'acqua dentro noi e il mare intorno. L'oceano copre il 70 per cento della superficie terrestre ma non ha confini all'orizzonte. Questa straordinaria risorsa naturale è indispensabile per la biodiversità globale, la stabilità del clima, l'energia e l'alimentazione umana è attaccata su più fronti. Secondo un rapporto elaborato da Ioc-Unesco le criticità degli oceani interessano più aspetti: la perdita degli habitat e quindi il declino delle barriere coralline, delle praterie di fanerogame marine e delle zone umide costiere; la perdita di ossigeno che si attesta a circa il 2 per cento dal 1960; le alterazioni delle reti alimentari con mutamenti nella struttura delle comunità bentoniche e un calo di zoonplancton; l'inquinamento da plastica che ha invaso i fondali fino a una profondità di oltre 6 mila metri; l'aumento dell'acidificazione delle acque. I mali che affliggono gli oceani sono diversi, ma il rischio di estinzione della biodiversità è causata dalla pesca eccessiva e spesso illegale, nonché dall'inquinamento urbano ormai pervasivo.
Uno studio della Ong Oceasna denuncia che flotte di giganteschi pescherecci d'altura - provenienti dalla Cina e in parte dalla Spagna - per eludere il rilevamento spengono i loro Ais (dispositivo di localizzazione) mentre sono impegnate nella pesca illegale in Argentina.
Nel Mediterraneo il Canale di Sicilia è una delle zone che vanta la più elevata incidenza di pescherecci che operano senza Ais (al buio) per non essere rilevati. L'unica soluzione immediata è l'istituzione di una zona realmente protetta nell'area marina del Mammellone.
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