foto Gilan |
di Gianni Lannes
Ci sono giorni in cui il peso di almeno due esistenze confluisce in una sola, ma un improvviso arcobaleno illumina l'impervio cammino. I giovani incarnano la tenerezza con la loro istintiva purezza e ingenuità, altruismo e generosità. Li ammiro: da loro abbiamo da imparare - anche quando inciampano ma poi si rialzano - nel ricordare chi eravamo un tempo. In fondo cosa ha ereditato la meglio gioventù nella stagione individualista del disamore e dell'egoistico tornaconto economico?
Negli anni Settanta e Ottanta abbiamo assaporato la percezione di essere più liberi rispetto alle generazioni passate, di vivere in un mondo senza più muri, senza frontiere e senza confini. Oggi l'Italia appare un luogo chiuso, soffocante, limitante e coercitivo: primo avamposto della società del controllo, dove tutto è registrato, sorvegliato e imposto a qualsiasi costo.
Sarà il declino evidente del Belpaese privo di indipendenza e sovranità, l'agonia silenziosa dell'ex giardino d'Europa eterodiretto dall'estero? I tentativi di fuga, l’evasione e l’allontanamento dalla terra natìa diventano potenti motori per mostrare la ricerca più antica dalla notte dei tempi: trovare nella trasformazione della crescita, il proprio libero posto nel mondo.
Nel tempo della massima ed apparente libertà tecnologica, mentre i confini sono quelli invisibili di internet e quando la corporeità sembra superflua e inutile e per decifrare la società - secondo alcuni - basterebbero i big data, proprio in questi anni in cui a parole sembra che nessuna libertà possa essere negata, è successo che hanno mandato in onda una pandemia fabbricata a tavolino per azzerare la libertà e confinare gli esseri umani.
I veri protagonisti della contemporaneità sono i corpi umani. Tutti abitano i loro corpi come fossero dei rifugi sicuri o usandoli come l’unica lingua con cui possono esprimersi. Per alcuni il corpo diventa metafora del linguaggio con cui vorrebbero farsi sentire e comunicare.
Nelle
drammatiche immagini degli studenti massacrati dalle forze
dell'ordine in particolare a Pisa, Firenze e Torino, che esprimono
una protesta civile contro la guerra e il genocidio del popolo
palestinese, non si ritrovano gli adolescenti di questi nostri tempi
tecnologicamente tormentati, con gli smartphone sempre in mano, come
fossero un prolungamento delle dita e delle loro menti. Sempre lì ad
aspettare messaggi in chat, telefonate e a scambiarsi vocali, tante
parole e tante lacrime. Tutt'altro: quello è il giovane presente
audace e coraggioso alla ricerca di un anelito di libertà che
diviene futuro di rinascita, in un mondo finalmente libero e senza
padroni. Le nobili e giuste proteste non si possono zittire, meno che mai mediante la violenza di Stato per incutere paura e infondere angoscia. Nemmeno il telecomandato regime dei Meloni ha questa facoltà o potere.
I loro corpi, però, ingombranti, a volte pieni di troppa forza o del tutto inospitali, sono lì a ricordare il senso di finitezza e di inadeguatezza tipico di quell’età, perché i corpi subiscono una metaforica, ma non tanto, forza di gravità e quando sono illuminati dalla realtà quotidiana, producono e proiettano le loro ombre. E i loro corpi, e anche quelli degli adulti con cui si confrontano, subiscono ferite, traumi e riportano le cicatrici del viaggio nella dimensione terrena. Con le loro azioni, infatti, possono mettere a rischio la libertà e possono morire, ma soprattutto accettano di lottare per affermare la loro vera identità. Nell’avventura della crescita sono quasi esclusivamente i loro corpi a rischiare il tutto per tutto. Per ogni protagonista o antagonista, anche di quelli adulti, il corpo è l’unico strumento utile per prendere le misure e partecipare con consapevolezza al mondo, l’unico mezzo per raggiungere la prossima meta.
Il corpo è il primo strumento per interfacciarsi con il mondo. Siamo un apparato sensorio che esplora la realtà ciascuno con i propri desideri, ricordi, pensieri, insicurezze, pulsioni e passioni. Il viaggio di ciascun protagonista concorre alla ricerca dell'agognato posto nel mondo, archetipo di ogni romanzo di formazione. Raggiungere quel luogo che, accogliendoli, li farà sentire se stessi non è semplice.
Cercano la libertà di poter amare chi si vuole e si desidera, di essere rispettati come persone, di avere un lavoro fondato sulle proprie passioni, di poter superare le distanze territoriali, le differenze sociali o di abbattere le barriere, perché è ingiusto l’unico destino prestabilito da chi pretende di sottomettere l'umanità.
Questi
ragazzi parlano anche di noi e della nostra trasformazione e ci
ribadiscono l’importanza di liberare i corpi dai pregiudizi, dalle
troppe aspettative della società e delle famiglie. Solo una volta
liberi si possono abitare nuovi corpi e si può costruire e abitare
un mondo diverso. Non è questo il senso del cambiare, del
trasformarsi e del diventare grandi? Infanzia e adolescenza insegnano la rinascita e lasciano ben sperare. Gli adulti hanno solo da ascoltare e imparare.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/02/regime-meloni.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/02/giovani-manganellati-per-le-loro-idee.html
Nessun commento:
Posta un commento
Gradita firma degli utenti.