BIOGRAFIA

28.2.24

UN'ALTRA UMANITA'!

 
foto Gilan

di Gianni Lannes

    Ci sono giorni in cui il peso di almeno due esistenze confluisce in una sola, ma un improvviso arcobaleno illumina l'impervio cammino. I giovani incarnano la tenerezza con la loro istintiva purezza e ingenuità, altruismo e generosità. Li ammiro: da loro abbiamo da imparare - anche quando inciampano ma poi si rialzano - nel ricordare chi eravamo un tempo. In fondo cosa ha ereditato la meglio gioventù nella stagione individualista del disamore e dell'egoistico tornaconto economico?

    Negli anni Settanta e Ottanta abbiamo assaporato la percezione di essere più liberi rispetto alle generazioni passate, di vivere in un mondo senza più muri, senza frontiere e senza confini. Oggi l'Italia appare un luogo chiuso, soffocante, limitante e coercitivo: primo avamposto della società del controllo, dove tutto è registrato, sorvegliato e imposto a qualsiasi costo.

    Sarà il declino evidente del Belpaese privo di indipendenza e sovranità, l'agonia silenziosa dell'ex giardino d'Europa eterodiretto dall'estero? I tentativi di fuga, l’evasione e l’allontanamento dalla terra natìa diventano potenti motori per mostrare la ricerca più antica dalla notte dei tempi: trovare nella trasformazione della crescita, il proprio libero posto nel mondo.

    Nel tempo della massima ed apparente libertà tecnologica, mentre i confini sono quelli invisibili di internet e quando la corporeità sembra superflua e inutile e per decifrare la società - secondo alcuni - basterebbero i big data, proprio in questi anni in cui a parole sembra che nessuna libertà possa essere negata, è successo che hanno mandato in onda una pandemia fabbricata a tavolino per azzerare la libertà e confinare gli esseri umani.

    I veri protagonisti della contemporaneità sono i corpi umani. Tutti abitano i loro corpi come fossero dei rifugi sicuri o usandoli come l’unica lingua con cui possono esprimersi. Per alcuni il corpo diventa metafora del linguaggio con cui vorrebbero farsi sentire e comunicare.

    Nelle drammatiche immagini degli studenti massacrati dalle forze dell'ordine in particolare a Pisa, Firenze e Torino, che esprimono una protesta civile contro la guerra e il genocidio del popolo palestinese, non si ritrovano gli adolescenti di questi nostri tempi tecnologicamente tormentati, con gli smartphone sempre in mano, come fossero un prolungamento delle dita e delle loro menti. Sempre lì ad aspettare messaggi in chat, telefonate e a scambiarsi vocali, tante parole e tante lacrime. Tutt'altro: quello è il giovane presente audace e coraggioso alla ricerca di un anelito di libertà che diviene futuro di rinascita, in un mondo finalmente libero e senza padroni. Le nobili e giuste proteste non si possono zittire, meno che mai mediante la violenza di Stato per incutere paura e infondere angoscia. Nemmeno il telecomandato regime dei Meloni ha questa facoltà o potere.

    I loro corpi, però, ingombranti, a volte pieni di troppa forza o del tutto inospitali, sono lì a ricordare il senso di finitezza e di inadeguatezza tipico di quell’età, perché i corpi subiscono una metaforica, ma non tanto, forza di gravità e quando sono illuminati dalla realtà quotidiana, producono e proiettano le loro ombre. E i loro corpi, e anche quelli degli adulti con cui si confrontano, subiscono ferite, traumi e riportano le cicatrici del viaggio nella dimensione terrena. Con le loro azioni, infatti, possono mettere a rischio la libertà e possono morire, ma soprattutto accettano di lottare per affermare la loro vera identità. Nell’avventura della crescita sono quasi esclusivamente i loro corpi a rischiare il tutto per tutto. Per ogni protagonista o antagonista, anche di quelli adulti, il corpo è l’unico strumento utile per prendere le misure e partecipare con consapevolezza al mondo, l’unico mezzo per raggiungere la prossima meta.

    Il corpo è il primo strumento per interfacciarsi con il mondo. Siamo un apparato sensorio che esplora la realtà ciascuno con i propri desideri, ricordi, pensieri, insicurezze, pulsioni e passioni. Il viaggio di ciascun protagonista concorre alla ricerca dell'agognato posto nel mondo, archetipo di ogni romanzo di formazione. Raggiungere quel luogo che, accogliendoli, li farà sentire se stessi non è semplice.

    Cercano la libertà di poter amare chi si vuole e si desidera, di essere rispettati come persone, di avere un lavoro fondato sulle proprie passioni, di poter superare le distanze territoriali, le differenze sociali o di abbattere le barriere, perché è ingiusto l’unico destino prestabilito da chi pretende di sottomettere l'umanità.

    Questi ragazzi parlano anche di noi e della nostra trasformazione e ci ribadiscono l’importanza di liberare i corpi dai pregiudizi, dalle troppe aspettative della società e delle famiglie. Solo una volta liberi si possono abitare nuovi corpi e si può costruire e abitare un mondo diverso. Non è questo il senso del cambiare, del trasformarsi e del diventare grandi? Infanzia e adolescenza insegnano la rinascita e lasciano ben sperare. Gli adulti hanno solo da ascoltare e imparare.

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/02/regime-meloni.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/02/giovani-manganellati-per-le-loro-idee.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=giovani

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