di Gianni Lannes
L'assassinio del poeta Pier Paolo Pasolini è coperto dal segreto di Stato, perché legato all'omicidio di Enrico Mattei e alla scalata di Eugenio Cefis all'Eni? Perché Giorgia Meloni a capo dell'attuale governo, pur interpellata tace? L'omicidio di Pasolini è da catalogare nella lunga serie dei misteri italiani da mantenere irrisolto per l'opinione pubblica, seppellendolo nel solito dimenticatoio tricolore?
Il 2 novembre 1975 viene ucciso, all'idroscalo di Ostia, Pier Paolo Pasolini. A 48 anni dalla tragica morte, a fine anno 2023, la Procura della Repubblica di Roma ha rigettato un'istanza motivata di riapertura delle indagini presentata il 3 marzo 2023, a sostegno della quale si era anche schierato l'ordine dei giornalisti del Lazio, oltre a numerosi esponenti del mondo della cultura.
A tutt'oggi l'unico condannato, a 9 anni e 7 mesi di reclusione, per il brutale assassinio risulta l'allora minorenne Giuseppe Pelosi, eppure già la sentenza emessa dal Tribunale per i minorenni, presieduto da Carlo Alfredo Moro, nel 1976 aveva riconosciuto la responsabilità di Pelosi insieme ad ignoti. Tuttavia su questi ultimi la magistratura non ha mai indagato effettivamente, grazie anche ad una sentenza di appello che riconobbe quale unico responsabile Giuseppe Pelosi, nonché ad indagini giudiziarie a dir poco sgangherate.
Sono numerosi gli elementi a sostegno dell'istanza di riapertura: innanzitutto le dichiarazioni rese da uno dei fondatori della “banda della Magliana”, tale Maurizio Abbatino, rese in data 24 aprile 2022 alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali similari, anche straniere. Nel dettaglio risulta che Abbatino abbia confermato “di aver preso parte, da giovanissimo, ad un furto di pellicole cinematografiche che era stato commissionato dal proprietario di una bisca di cui ha anche fatto il nome (Franco Conte). Le dichiarazioni fornite sono sufficientemente puntuali, giacché Abbatino rammenta di aver accompagnato alcuni altri giovani in un luogo - che il testimone non è in grado di ricordare con esattezza, ma colloca approssimativamente nei dintorni di via Tiburtina - da cui sarebbero state sottratte tre grosse 'pizze' di girato. A dire di Abbatino, Franco Conte, che risulterebbe aver commissionato il furto delle pellicole, conosceva lo stesso Pasolini in quanto questi, occasionalmente, aveva frequentato il suo locale”. Tra le pellicole rubate come è noto vi erano anche quelle del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, ultimo film girato da Pasolini; come emerso nel corso delle precedenti indagini Pasolini aveva interesse a recuperare il suo materiale.
Trovavano così conferma le dichiarazioni rese da Sergio Citti, ovvero che qualche giorno prima dell'omicidio di Pasolini, aveva appreso da Sergio Placidi, un appartenente alla malavita romana dell'epoca, che un gruppo di persone pretendeva una somma di denaro per la restituzione delle pizze del film e che il regista aveva fissato un incontro con queste persone il 1° novembre 1975. Placidi in data 4 aprile 2011 aveva negato tale episodio ma, nuovamente sentito in data 25 giugno 2011, aveva riferito che effettivamente Citti si era rivolto a lui affinché si interessasse del recupero delle pellicole del film di Pasolini. Tale episodio doveva necessariamente essere messo in correlazione con quanto riferito da Gianfranco Sotgiu, ovvero da colui che già aveva reso dichiarazioni alla giornalista Oriana Fallaci nelle quali aveva confermato di aver udito dire a tre ragazzi testualmente: “Mi raccomando ho un appuntamento con Pasolini fatevi trovare lì”; a riprova vi sarebbe il fatto che sull'autovettura di Pasolini vennero rinvenute 30.000 lire (3 banconote da 10.000 lire) presso il posto di guida.
Nonostante i numerosi elementi raccolti da ultimo anche dalla Commissione parlamentare, la magistratura non ha ritenuto opportuno accertare un movente diverso dell'omicidio, considerato che quello a sfondo sessuale attribuito a Pelosi è risultato superato dall'individuazione proprio dei 3 profili genetici e dallo svolgimento delle ulteriori indagini.
In particolare non è stata mai approfondita la pista del delitto politico nonostante il gran numero di circostanze portate all'attenzione degli inquirenti, fra le quali i risvolti delle indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Pavia sull'uccisione del presidente dell'ENI Enrico Mattei, che hanno indicato un collegamento con l'omicidio di Pasolini e il fatto che al momento della morte Pasolini stava scrivendo il romanzo "Petrolio", dove si affrontano figure controverse vicine alla P2, né gli articoli usciti poco tempo prima sul tema della strategia della tensione, del ruolo svolto dalla CIA in Italia, delle stragi di Brescia e Milano.
Uno o più atti relativi all'omicidio di Pier Paolo Pasolini sono
coperti dal segreto di Stato? Perché il primo ministro pro tempore
Giorgia meloni non risponde a questa semplice domanda? Il Governo
Meloni intende fornire alla magistratura ogni elemento utile in suo
possesso al fine di ogni iniziativa di competenza volta a chiarire la
tragica vicenda?
Riferimenti:
Gianni Lannes, Nè vivi né morti, Luigi Pellegrini editore, Cosenza, 2016.
https://www.pellegrinieditore.it/ne-vivi-ne-morti/
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=PASOLINI
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Mattei
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=cefis
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=eni
https://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/Doc_23_n-37_Sez.%2022.pdf
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