di Gianni Lannes
Dal cielo, all'aria, alla terra, agli esseri viventi. Clima artificiale e inquinamento: la fantascienza è realtà. La geoingegneria ambientale è in atto da tempo, in modo sistematico almeno dal 1996, come attestano i documenti dell'US Air Force (“La conquista del clima entro il 2025”).
Raffreddare la Terra schermando il sole. La proposta sul tavolo Onu e dei governi è in fase sperimentale da decenni, all'insaputa dell'umanità. Il progetto tecnico è stato elaborato da Teller (inventore della Bomba H) e presentato in Italia, ad Erice nel 1997. Immettere nuvole artificiali di zolfo nell'alta atmosfera: documenti dell'Unep, Commissione europea e Casa bianca esplorano soluzioni aggiuntive, non alternative, alla riduzione delle emissioni. Ma i rischi sono ancora incalcolabili come piogge acide e catastrofi climatiche. La geoingegneria, in particolare la “solar radiation modification” che consiste nel fare ombra, schermare i raggi solari, rifletterli nello spazio con, per esempio, nuvole artificiali, è sul tavolo come opzione del Congresso degli Stati Uniti e anche del Parlamento e del Consiglio europeo con una joint communication della Commissione e dell'Alto rappresentante per gli affari esteri. Dopo che un gruppo indipendente di esperti convocato dall'Environmental program delle Nazioni Unite, ha pubblicato un'analisi sui possibili effetti della solar radiation modification (alterazione della radiazione solare). Insomma, le autorità l'hanno sul serio, infatti secondo le analisi proposte, sarebbe efficace da subito nel raffreddare il Pianeta e costerebbe incredibilmente poco.
Ecco la solita "finestra di Overton". Sempre più spesso anche i mass media - dopo aver negato per decenni il fenomeno - parlano di “geoingegneria solare”, ovvero di soluzioni tecnologiche che hanno come scopo quello di schermare parzialmente la radiazione solare, impedendo che raggiunga il pianeta Terra, abbassando in tal modo la temperatura terrestre. All'espressione geoingegneria solare se ne preferisce un'altra, utilizzata dalla stessa IPCC nei suoi rapporti: “Solar Radiation Management” (o “Solar Radiation Modification”).
Diversi sono i sistemi che vengono attualmente studiati nell'ambito del SRM. Tra questi c'è il Marine Cloud Brightening (MCB), ovvero lo “schiarimento delle nuvole marine”. Si tratta di un processo in cui viene spruzzata nella bassa atmosfera, attraverso appositi cannoni (simili a quelli usati per l'innevamento artificiale delle piste da sci), una miscela di acqua marina. Quest'ultima evaporando si trasforma in una sorta di nebbia composta da minuscoli cristalli di sale che incorporandosi alle nuvole le renderebbero più luminose. Attraverso il Marine Cloud Brightening si punta ad aumentare l'albedo delle nuvole marine, ovvero la loro capacità di riflettere la radiazione solare, e a incrementare la copertura nuvolosa in particolari aree dell'oceano, proteggendole dalle ondate di calore e abbassando la temperatura in superficie.
Anche l'IPCC dichiara che in relazione alle tecniche come il “Solar Radiation Management ci sono ancora molti interrogativi aperti”. Su quest'ultimo punto la Commissione Europea ha ribadito che un'eventuale regolamentazione vada discussa a livello internazionale, sottolineando che nel suo attuale stato di sviluppo l'SRM “rappresenta un livello di rischio inaccettabile per l'uomo e per l'ambiente”. Eppure è in atto sotto copertura.
Nel 2022, in una lettera aperta firmata da più di 380 scienziati si chiedeva ai governi e alle Nazioni Unite “un'azione politica immediata per impedire la normalizzazione della geoingegneria solare come opzione di politica climatica”. In sostanza, si invocava un accordo internazionale di non utilizzo di tali tecnologie.
L'anno scorso, è stata pubblicata un'altra missiva aperta, firmata da 110 scienziati, in cui si ribadisce addirittura l'importanza di “procedere con una ricerca responsabile per valutare la capacità dell'SRM di ridurre i rischi e gli impatti climatici, per arrivare a una comprensione più approfondita dei benefici e degli effetti collaterali di tale pratica e raccogliere le informazioni necessarie per una corretta governance”.
Numerosi studiosi sono scettici se non contrari, perché sarebbe un salto nel buio, con temute conseguenze sul clima ed "effetti collaterali" ancora imprevedibili. Si tratta di bloccare le radiazioni solari, la quantità di calore che ci arriva dalla nostra stella. Come si fa? Creando nuvole artificiali. Una soluzione di Srm sarebbe dunque quella di immettere aerosol nella stratosfera (Stratospheric aerosol injection), particolato che riflette parte della radiazione solare, usando aeroplani ad alta quota. Tra le ipotesi vengono prese in considerazione anche lo sbiancamento delle nuvole marine a bassa quota (Marine cloud brightening, Mcb). Da tempo si è notato che, nelle immagini satellitari, gli oceani sono striati da luminose strisce bianche di nuvole che corrispondono alle rotte di navigazione. Sono il risultato della sospensione di minuscole particelle prodotte dalle navi. Riflettono più luce solare nello spazio rispetto alle nuvole normali, e molto più dell'oceano blu scuro.
La stima degli studi citati dal rapporto dice che “tassi di iniezione continua di 8-16 Tg (migliaia di tonnellate ndr) di anidride solforosa (SO2) all'anno (approssimativamente equivalenti alla quantità stimata emessa dal Monte Pinatubo nel solo 1991) ridurrebbero la temperatura media globale di 1°C”. A un prezzo tutto sommato abbordabile: 20 miliardi di dollari all'anno. Comunque si parla solo di riduzione di temperatura. I problemi legati alla concentrazione di anidride carbonica come l'acidificazione degli oceani non verrebbero per nulla risolti.
Il secondo punto riguarda le conseguenze
su scale diverse di questo intervento di geoingegneria. Gli effetti
globali, regionali e locali. È il vero salto nel buio. La Terra,
l'atmosfera, i mari e gli oceani, formano un sistema caotico. Le
conseguenze sarebbero disastrose.
“I risultati del modello
indicano che un'implementazione Sai che utilizza solfati altamente
riflettenti (che assorbono anche una notevole quantità di radiazione
a onde corte) potrebbe causare una fase più intensa
dell'Oscillazione nord atlantica, con maggiori precipitazioni e
inondazioni devastanti in alcune parti del Nord Europa e gravi
siccità su parti del Mediterraneo”. Scene a cui ci stiamo già
abituando...
L'impiego di composti dello zolfo potrebbe significare piogge acide e un danneggiamento o un ritardo nella riparazione dello strato di ozono. In alcune aree equatoriali e tropicali ci si attendono modificazioni nella diffusione di malattie. “Studi di modellazione indicano che se il Sai fosse distribuito su una scala sufficiente a prevenire l'innalzamento del livello del mare o preservare le grandi calotte glaciali in Antartide e Groenlandia, gli effetti negativi sopra descritti sarebbero pronunciati”. Nei documenti Onu, americano ed europeo, viene specificato come lo studio su queste soluzioni, la loro eventuale applicazione e la governance vadano gestiti con un coordinamento internazionale.
Infine, buone notizie: uno studio recente pubblicato su Earth’s Future conferma che “le foreste possono raffreddare il clima in modo sostanziale”. Lo studio esamina il caso degli stati orientali degli Stati Uniti, dove si sapeva da tempo che le temperature sono rimaste costanti, o addirittura in leggera diminuzione, dal 1930 al 2000, mentre invece il resto del mondo continuava a riscaldarsi. È un risultato sorprendente: essendo un effetto locale non lo si può attribuire ai gas serra le cui concentrazioni sono approssimativamente le stesse ovunque. Non per niente si parla di riscaldamento “globale”. E allora, cosa ha raffreddato quella zona? Gli alberi, o meglio le antiche foreste.
Riferimenti:
Gianni Lannes, Scie di guerra. L'alterazione segreta del clima, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=2025
https://www.eeas.europa.eu/sites/default/files/documents/2023/JOIN_2023_19_1_EN_ACT_part1_v7.pdf
https://www.unep.org/resources/report/Solar-Radiation-Modification-research-deployment
https://www.imo.org/en/MediaCentre/PressBriefings/pages/34-IMO-2020-sulphur-limit-.aspx
https://www.solargeoeng.org/non-use-agreement/open-letter/
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1029/2023EF003663
https://climate-intervention-research-letter.org/
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