di Gianni Lannes
Un'altra guerra non dichiarata. Accade in Italia, dove si muore nelle bare d'appalto, grazie a un lavoro nero, elemosinato e supersfruttato che colpisce soprattutto i giovani e i migranti. Non solo operai e braccianti, ma anche i giornalisti sovente guadagnano per una giornata di lavoro la mirabolante cifra di 10-12 euro, rischio escluso. Eppure, tanti tacciono, mentre le autorità fanno come sempre finta di niente. Tranquilli: nel Belpaese anche la Corte di cassazione ha riconosciuto che si può essere poveri pur lavorando tanto. La realtà dei fatti smentisce che il lavoro permette di accedere a una vita libera e dignitosa come prevede e stabilisce l'articolo 36 della Costituzione repubblicana incompiuta. Il lavoro, infatti, posto alle fondamenta teoriche della Repubblica tricolore, non è mai stato così fragile. Questa situazione di non diritti fa vacillare l'intero edificio costituzionale. La porta d'accesso a una cittadinanza vera si apre troppo spesso sul baratro. Lo attesta la scia di sangue che percorre i luoghi di sfruttamento spietato del lavoro umano, dal nord al sud Italia. A quando la prossima strage di lavoratori (precari) dopo quella annunciata all'Esselunga di Firenze?
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