BIOGRAFIA

7.1.24

MADRE NATURA: DONNA, MADONNA, STREGA E BEFANA!

 

foto Gilan

 

di Gianni Lannes

Il giorno della Befana cade con l’Epifania, ma non ha niente a che vedere con il significato religioso della chiesa cattolica. Essa rappresenta infatti la personificazione di Madre Natura che, giunta alla fine dell’anno invecchiata e avvizzita, offre regali che simboleggiano i semi da cui lei rinascerà bambina. La notte dell’Epifania è ritenuta da sempre magica, si dice che gli animali parlino sia nelle stalle che nei boschi.

L’origine della Befana risale alla tradizione pagana, precedente alla cristianizzazione dove ritroviamo la connessione con i cicli stagionali dell’agricoltura, attraverso l’antico culto del Mitraismo ed altri simili. Successivamente i Romani ereditando tali riti e fondendoli con il calendario romano, celebrarono il periodo temporale tra la fine dell’anno (solstizio invernale) e la dodicesima notte dopo il Solstizio con la rappresentazione della morte e rinascita della Natura.

I Romani ritenevano che in queste dodici notti, come i 12 mesi dell’anno, delle figure femminili volassero sui campi coltivati per propiziare la fertilità dei futuri raccolti da cui il mito della donna che vola. Tale figura femminile fu identificata con Diana, Dea lunare legata alla cacciagione e alla vegetazione, e talvolta associata ad una divinità minore chiamata Satia o Abundia. La Befana richiamerebbe anche alcune figure importate dalla mitologia germanica, come ad esempio Holda o Brechta, sempre come impersonificazione femminile della Natura Invernale. Successivamente con l’avvento del cristianesimo, iniziarono ad essere condannati tutti i riti e le usanze pagane, definendole frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono, a partire dal Basso Medioevo, nell’attuale figura il cui aspetto benché benevolom fu associato ad una strega. E non a caso fu rappresentata su una scopa volante: un antico simbolo che, da rappresentazione della purificazione delle case in previsione della rinascita della nuova stagione, fu successivamente ritenuto strumento di stregoneria. Insomma, perversioni del potere ecclesiastico inculcate con la violenza per secoli nel corpo sociale.

Dunque, prima di avere il cappello alla romana e le verruche, questa figura mitologica coincideva con una vergine lunare, cacciatrice, indipendente, soprattutto dagli uomini. La vecchia Befana discenderebbe da Diana, che è stata trasformata nel tempo in brutta strega. E ha un manico di scopa che la riconnetterebbe al palo al centro del rogo dove da sempre finiscono le donne devianti e autosufficienti. Scavando si giunge ai miti agrari più remoti che si accrescono e mutano forma fino ad arrivare ai tempi moderni. Bruciano le streghe nel Medioevo come bruciavano nell'antichità romana i fuochi durante i Saturnali, feste a ridosso del solstizio d'inverno, a celebrare il ritorno della luce, della fertilità, lo stesso rito rappresentato dal Carnevale. E sopra quei campi, secndo un'altra variante del mito romano, volavano creature di sesso femminile a propiziare il raccolto a venire. Tutto il nodo di suggestioni, leggende e scongiuri ruota attorno al 21 dicembre solstiziale a partire dal quale si contavano dodici notti: l'ultima coincide con la rinascita, il miracolo di nuovo. La luce che torna sotto forma di nascita di un redentore inaspettato o di una donna lunare che elargisce doni, ovvero quello che resta in un'epoca e una parte di mondo, purtroppo avidi di consumo.

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