New York Times - 4 dicembre 1948 |
di Gianni Lannes
Oltre la strage e più del massacro, ben peggio della carneficina. Sotto gli occhi passivi del mondo: il genocidio del popolo Palestinese, realizzato impunemente da Israele e legittimato dall'Occidente (USA, Unione europea, e pure governino Meloni). Cos'è un
genocidio? Ad esempio: un cumulo di macerie che sanguinano come montagne
ferite; sono brandelli di infanzia in un cimitero di bambini, gambe di pargoli, corpi dilaniati di neonati, membra maciullate di fanciulli, facce squarciate intrise di terra,
gente brutalizzata che fugge terrorizzata, persone che bruciano sotto le bombe al fosforo, esseri umani grandi e piccini che impazziscono dal dolore, masse di civili deportati in un buco nero. Se questo è il
genocidio, ebbene, allora è vero, a Gaza non è stato ancora
portato a termine dal regime ebraico di Tel Aviv lo sterminio totalitario. Per questo gli
israeliani di Netanyahu non se ne vanno, la tengono cinta d'assedio,
la bombardano notte e giorno da terra e dal mare, perché ci sono
ancora delle pietre in piedi a Gaza e finché rimane pietra su pietra
ci può essere sempre un Palestinese tra ciascuna di esse e non si
può andar via senza aver ultimato la soluzione finale. Scuole, ospedali, moschee e anche giornalisti sono bersagli da abbattere per Israele. Chi fa rispettare le convenzioni umanitarie? Chi assicura il diritto internazionale? Chi garantisce il diritto alla vita? Chi assicura la libertà?
New York Times - 4 dicembre 1948 |
Perché appunto non è una guerra, questa, che si vince o si perde, in cui si fanno prigionieri di guerra, ma è crudelissima barbarie, una disinfestazione disumana. E gli uomini non sono uomini e i prigionieri non sono prigionieri; e quando sono presi sono bendati e legati mani e piedi, identici a come si vedono le vittime degli squadroni della morte e delle polizie fasciste dei gorilla dell'America Latina, sostenuti da Washington. Dunque può darsi che nella terra santa o promessa, il genocidio non sia ancora attuato per intero, ma è una filosofia del genocidio quella per la quale la vita, l'esistenza, la sicurezza di un popolo debba comportare di necessità la morte, la estinzione di un altro popolo. Si tratta di una filosofia del genocidio quella che persegue la distruzione della leadership di un popolo, della sua classe intellettuale, delle sue donne fonti di vita, della sua infanzia e adolescenza, delle sue forme di organizzazione perfino nella diaspora, quella che lo insegue con le decimazioni e con il terrore anche nell'esilio, quella che nega l'identità e la cultura di un popolo, che si rifiuta di dargli perfino un nome, un volto, che nega il suo esistere e il suo diritto di esistere. Ma questo che fino a ieri era responsabilità e accecamento soprattutto di Israele, oggi è responsabiltà e accecamento dell'America, dell'Europa, di tutto il mondo un tempo detto civile, perché è come suo mandatario e proiezione che agisce Israele. È dai giardini della Casa Bianca che Netanyahu detta i suoi ordini ai soldati ebraici armati dall'Europa, dagli USA e dall'Italia.
New Yok Times - 4 dicembre 1948 |
Qualsiasi tregua, patrocinata e
apprezzata dall'Occidente, accettata dal mondo arabo, tollerata
dalla Russia e dalla Cina, diventa la legittimazione internazionale del genocidio,
la licenza ad ultimare il lavoro sporco. Non era mai accaduta una
cosa simile. Ma qui allora davvero dobbiamo fare straordinaria attenzione. La cosa
non riguarda più solo Israele e Palestina, tocca noi stessi ovvero ogni essere umano,
perché se il genocidio cessa di essere una discriminante, se cessa
di essere l'ultima discriminante tra ciò che si può ancora
accettare e ciò che è inaccettabile, tra ciò di fronte a cui si
può tacere e ciò per cui anche le pietre devono mettersi a gridare, allora vuol dire
che siamo già molto avanti nella degradazione, nella catastrofe di
questa civiltà disumana e che le macerie di tutte le nostre carte di libertà
e dei diritti umani sono già a un livello stratosferico.
Prestiamo attenzione perché se noi accettiamo il genocidio, se includiamo anche il genocidio fra i possibili incidenti della storia, fra le spiacevoli lezioni imposte all'umanità, allora davvero non c'è più alcuna sicurezza per nessun popolo, quali che siano le armi accumulate per la difesa. Facciamo attenzione perché se legittimiamo il genocidio, mai più potremo tornare alla politica quotidiana osando ancora dire parole come libertà, giustizia, progresso, nuova qualità della vita, nuovi modelli di sviluppo, vale a dire mai più potremo coprire la nostra politica con la maschera dei nostri ideali. Infine, se legittimiamo il genocidio di oggi, perdiamo il diritto anche alle condanne postume per i genocidi di ieri, a cominciare da quelli perpetrati dai nazisti contro gli ebrei; accettare il genocidio del popolo palestinese oggi significa cancellare il processo di Norimberga, significa chiudere nell'orrore il capitolo delle speranze universalistiche nate sulle rovine della seconda guerra mondiale, significa travolgere l'ONU.
E stia attento anche lo Stato di Israele, perché rivendicare come legittimo il genocidio significa negare e contraddire lo stesso fondamento della propria esistenza, quello per il quale esso è stato ricevuto nella Comunità delle nazioni. È veramente tremenda questa capacità di nuocere che il nazismo conserva anche oltre la sua scomparsa; aveva ragione Bertold Brecht quando, nel suo dramma su Arturo Di, ammoniva quell'Europa che lo aveva prodotto: il nazismo è morto, ma, attenzione, il ventre che lo ha partorito è ancora rigonfio.
Che fare? Il regime di Israele deve essere istantaneamente richiamato a cessare immediatamente il genocidio dei Palestinesi in Palestina, in Israele e ovunque; che i prigionieri
palestinesi siano trattati come prigionieri di guerra con tutte le
garanzie del diritto internazionale e con una supervisione internazionale sul loro trattamento e sul loro destino; che sia
riconosciuto lo Stato di Palestina; che Israele torni per sempre nei suoi confini e che il suo arsenale nucleare sia disattivato. Soprattutto che non sia più torto un capello ad un bambino, perché ogni bimbo è il simbolo dell'umanità. Annientare chi si è appena affacciato alla vita significa attentare al genere umano.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=israele
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/12/olocausto-palestinese.html
Nessun commento:
Posta un commento
Gradita firma degli utenti.