BIOGRAFIA

18.9.23

STRAGE DI BOLOGNA: BUCHI NERI!

 


di Gianni Lannes

Uno scenario internazionale con depistaggio nazionale: una punizione esemplare contro la doppia politica italiana. Ustica: messaggio non recepito. Bologna: messaggio compreso da chi doveva essere capito. La connessione dell'anno 1980 non è solo temporale ma geopolitica.




I conti non tornano. Esplosivi incivili e inneschi militari. Era un sabato il 2 agosto 1980, quando alle 10.25 nella sala d'aspetto della stazione di Bologna, esplosero due bombe, non una. Esecutori e mandanti, nonostante i numerosi processi risultano ancora pubblicamente sconosciuti? Perché? 85, 86 o più morti e 200 feriti (molti invalidi a vita). Per quale ragione il conteggio ufficiale delle vittime è ancora impreciso? Che fine ha fatto il corpo di Maria Fresu vicino al secondo ordigno? Perché il sacco numero 56 seppellito in tutta fretta al cimitero felsineo della Certosa conteneva 3 diversi piedi destri e uno sinistro? Come mai chi ha ordinato la strage non è mai stato sfiorato dalla giustizia tricolore, nonostante i noti depistaggi del Sismi e gli impistaggi in denaro della P2 foraggiata dagli USA? I governini italiani, a partire dal telecomandato esecutivo targato Cossiga, la verità l'hanno sempre saputa, ma pur di mantenersi al potere per conto di Washington, hanno volutamente sacrificato la vita di tante ignare persone, bambini inclusi.

Giuseppe Valerio Fioravanti (Rovereto, 28 marzo 1958) e Francesca Mambro (Chieti, 25 aprile 1959) sono i due terroristi esponenti di spicco del gruppo eversivo d'ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari, protagonisti di una stagione di violenze e omicidi terminata solo con il loro arresto, rispettivamente nel 1981 e nel 1982. I due, sposati dal 1985, sono stati riconosciuti come gli esecutori della strage di Bologna e condannati all'ergastolo. Non si sono mai pentiti e risultano liberi, nonostante i rispettivi 8 e 9 ergastoli sul groppone.

Risultanze giudiziarie

La realtà processuale non sempre collima con la realtà fattuale. Per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il più grave attentato compiuto in Italia dal secondo dopoguerra che causò ufficialmente 85 morti (in realtà molti di più) e oltre 200 feriti, sono stati condannati in via definitiva all'ergastolo Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, gli "sposi neri", nonché Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca e condannato in un processo a parte a 30 anni. Tutti e tre si proclamano innocenti: tutti e tre facevano parte dei Nar, gruppo terroristico di estrema destra attivo tra fine anni '70 e primi '80. Tutti e tre sono liberi da anni. Sebbene la manovalanza neofascista della strage sia ormai acclarata, in diverse sentenze (seppur alcune non ancora definitive) ed è stata sottolineata anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'ultima commemorazione, si sono riaccese le polemiche prima con l’aleggiare di una commissione d’inchiesta proposta da Fratelli d’Italia, non gradita ai parenti delle vittime, poi per il fatto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni - a differenza del Capo dello Stato -, ha parlato della strage come 'un atto terroristico', senza definirla neofascista. Infine, il post di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, secondo il quale Fioravanti, Mambro e Ciavardini sono innocenti: "So per certo che non c'entrano nulla", ha scritto. Mambro e Fioranti (con 8 e 9 ergastoli a testa, senza contare la rispettiva ultra secolare condanna di prigione) hanno scontato in carcere appena 16 e 18 anni.

La testimonianza di Massimo Sparti è alla base dell'impianto accusatorio verso Mambro e Fioravanti. Dichiarò di averli visti due giorni dopo l'attentato, e in quell'occasione Fioravanti avrebbe fatto anche una battuta sulla bomba ("Hai visto che botto?"). I due volevano procurarsi, proprio attraverso Sparti, documenti falsi per la Mambro. Fioravanti avrebbe poi detto di non essere preoccupato per sé in quanto a Bologna si era camuffato da turista tedesco, indossando cioè un costume tirolese. Una testimone all'epoca affermò di aver visto alla stazione una donna e un uomo vestiti in modo strano, lui con un costume che ricordava un tipico vestito tedesco, descrizione che collima con il racconto di Sparti: li vide poi parlare con una terza persona e andare via dieci minuti prima dello scoppio. 

La testimonianza di Sparti è stata considerata dai giudici attendibile nonostante i numerosi, successivi, tentativi di ritrattare. A carico di Fioravanti, Mambro e anche Ciavardini c'è anche la mancanza di un alibi. Loro hanno sempre sostenuto di essere stati, il 2 agosto 1980, a Padova assieme all'altro ex Nar Gilberto Cavallini. Ma non sono mai riusciti a provare quella circostanza. Proprio Gilberto Cavallini, 70 anni, detto 'Gigi il Nero' dapprima assolto negli anni ’80, è stato condannato nel 2020 all’ergastolo in primo grado come il quarto esecutore materiale della strage. L’appello è attualmente alle fasi finali e il pm ha richiesto la conferma dell'ergastolo. Poi c'è Paolo Bellini, detto l'aviere ed ex ’Primula nera’ di Avanguardia nazionale, condannato anche lui all’ergastolo (l’appello è fissato a febbraio del 2024), che secondo la Corte d’assise di Bologna fu invece il quinto uomo.

Chi sono i mandanti? Chi sostenne e finanziò la strage di Bologna? Secret Team? L’ultima sentenza, in ordine di tempo, è quella che riguarda Paolo Bellini. Quel processo ha sancito anche, per la prima volta dopo oltre 40 anni, chi furono i mandanti della bomba: il venerabile capo della P2 Licio Gelli e i vertici dei servizi segreti italiani, tutti a loro volta sul libro paga della Central Intelligence Agency. Tutti deceduti e quindi non processabili. dopo 43 anni, una verità processuale comunque esiste: le condanne dei tre eversivi di estrema destra Giusva Fioravanti, la moglie Francesca Mambro (ergastolo) e Luigi Ciavardini (30 anni), emesse negli anni ’90. I tre assassini sono liberi: hanno ammesso diversi omicidi, ma hanno sempre negato di aver partecipato alla strage alla stazione di Bologna.

La mattina del 2 agosto 1980, alle 10.25 in un’affollata sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna, un ordigno a tempo contenuto in una valigia abbandonata venne fatto esplodere provocando il crollo di parte dell'edificio. Spazzati via l'intera sala d'attesa, gli uffici al primo piano e il ristorante della stazione. L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Il 1 giugno 1981 venne costituita l'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, allo scopo di «ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta». La bomba da 23 chilogrammi di esplosivo di fabbricazione militare era composta da una miscela di tritolo e T4 detta «Compound B», potenziata da gelatinato (nitroglicerina a uso civile). Fu piazzata a circa 50 centimetri d'altezza, su un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala Ovest. Una posizione che avrebbe tragicamente aumentato l’effetto devastante dell'onda d'urto provocata dallo scoppio, che infatti investì anche il treno in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l'edificio. Questa risultanza però non spiega il rinvenimento di ben due crateri nel pavimento, dove erano posizionati gli ordigni. Subito dopo l'attentato, in base ai primissimi rilevamenti della Polizia, l'ipotesi ufficiale del governo italiano, allora presieduto da Francesco Cossiga, fu quella dello scoppio per cause fortuite: in particolare, si parlò dell'esplosione di una vecchia caldaia che si trovava nel sotterraneo della stazione. Ipotesi clamorosamente scartata non appena furono approfonditi i rilievi e le testimonianze raccolte sul posto, che accertarono la natura dolosa e la matrice terroristica dell'esplosione.

L'11 dicembre 1985 i giudici istruttori Vito Zincani e Sergio Guastaldo, accogliendo le richieste dei magistrati Libero Mancuso e Attilio Dardani, emisero venti mandati di cattura e il 14 giugno 1986 furono rinviate a giudizio altrettante persone. Il processo, dopo un dibattimento rinviato il 19 gennaio 1987,  iniziò definitivamente il 9 marzo 1987. Gli imputati di strage erano: Massimiliano Fachini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Sergio Picciafuoco, Roberto Rinani e Paolo Signorelli. Imputati per banda armata: Gilberto Cavallini, Massimiliano Fachini, Valerio Fioravanti, Egidio Giuliani, Marcello Iannilli, Francesca Mambro, Giovanni Melioli, Sergio Picciafuoco, Roberto Raho, Roberto Rinani e Paolo Signorelli.

La sentenza definitiva della Cassazione è arrivata il 23 novembre 1995: furono condannati all'ergastolo quali esecutori dell'attentato i membri dell'organizzazione terroristica neofascista Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti. Mentre furono condannati per il depistaggio delle indagini l'ex capo della P2 Licio Gelli (10 anni), il collaboratore del Sismi Francesco Pazienza (10 anni), gli ufficiali del Sismi Pietro Musumeci (8 anni e 5 mesi) e Giuseppe Belmonte (7 anni e 11 mesi).

Nel secondo processo (1997-2007) la Cassazione ha confermato per Luigi Ciavardini la sentenza di colpevolezza come esecutore materiale della strage. La condanna definitiva: 30 anni per strage. Nonostante questo anche Ciavardini ha sempre continuato a dichiararsi innocente. Il terzo processo (2017-2020) ha condannato all'ergastolo in primo grado un altro ex Nar: Gilberto Cavallini, che nel primo processo era stato condannato a 11 anni per banda armata. L'appello è in corso. Infine l'11 febbraio 2020 la Procura Generale della Repubblica di Bologna ha chiuso la nuova inchiesta sulla strage contro i presunti mandanti e finanziatori, notificando quattro avvisi di conclusione indagine per Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto il quinto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli. Dopo 43 anni dall'attentato l'inquilino del Quirinale Sergio Mattarella ha dichiarato: «La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato».

Dopo 18 anni di detenzione, nel luglio del 1999 fruì del regime di semilibertà per il lavoro esterno, presso l'associazione Nessuno tocchi Caino, con obbligo di rientro serale in cella. Nel 1997, assieme allo scrittore Pablo Echaurren e all'attrice Francesca D'Aloja ha scritto un film-documentario sul carcere intitolato Piccoli ergastoli e presentato nella sezione "Eventi speciali" del Festival di Venezia quello stesso anno. In occasione della prima proiezione del film, Fioravanti e la Mambro, hanno goduto di un permesso premio di 10 giorni. Dagli anni novanta collabora, come beneficiario di un programma di reinserimento di detenuti, con Nessuno tocchi Caino, l'associazione contro la pena di morte legata al Radicali italiani, associazione della quale è dipendente come impiegato.

Nel mese di aprile del 2009, a cinque anni dal conseguimento della libertà vigilata, è tornato a essere un individuo libero (comunque pluriassassino) la cui pena è considerata definitivamente estinta. Gennaro Mokbel, faccendiere romano al centro dell'inchiesta su un maxi-riciclaggio, sostenne di aver contribuito, anche economicamente, alla libertà di Fioravanti, ma quest'ultimo ha sempre negato l'interessamento dell'uomo. Dal 2021 scrive sul quotidiano Il Riformista nella pagina dedicata a Nessuno tocchi Caino, parlando dei temi dei quali da venti anni si occupa per l'associazione, cioè pena di morte, carcere e giustizia penale negli Stati Uniti d'America e in Iran. Nel maggio 2023 inizia a collaborare con l'irriconoscibile quotidiano L'Unità, diretto da Pietro Sansonetti.

Francesca Mambro dopo i processi e le condanne ha scontato, complessivamente, appena 16 anni di reclusione. Nel 1998 venne ammessa al regime di semi-libertà, commutata nel 2002 in detenzione domiciliare speciale. Il 16 settembre del 2008, il tribunale di sorveglianza di Roma le ha concesso la libertà condizionale accogliendo un'istanza presentata dal suo legale, Michele Leonardi, motivata sulla base degli ultimi dieci anni passati in carcere, in cui l'ex terrorista si sarebbe "ravveduta e dedicata senza risparmiarsi alla riconciliazione e pacificazione con i familiari delle vittime". La decisione del tribunale venne aspramente criticata dall'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e definita, per bocca del suo presidente, Paolo Bolognesi, come "una vergogna. È scandaloso che la libertà condizionale sia stata concessa a una terrorista che non ne ha i requisiti, che è stata condannata a sette ergastoli e che non ha mai espresso alcun sentimento di distacco dal suo passato. Il provvedimento di libertà condizionale è terminato il 16 settembre 2013 quando la sua pena è stata definitivamente estinta.

Nel 2015, rispondendo a una nuova sollecitazione di Bolognesi, il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri ha ribadito addirittura, come per Fioravanti, che in Francesca Mambro «l'esistenza di un sicuro ravvedimento venne dedotta sulla base degli esiti della lunga osservazione delle rispettive personalità, attestati nelle relazioni degli operatori, in cui si evidenziavano l'avvenuta maturazione di un genuino processo di rielaborazione critica delle scelte criminali del passato e il definitivo ripudio dei disvalori ad esse sottese, accompagnato da angoscioso senso di colpa per le vittime» e che «si era proficuamente dedicata ad attività di volontariato, ritenuta indice di sicura volontà di ristoro simbolico, essendosi occupata di minori abbandonati o ristretti a Casal di Marmo». Dai primi anni '90 collabora con Nessuno tocchi Caino, l'associazione legata al Partito Radicale.


Riferimenti:

Gianni Lannes, Ustica e Bologna. Due stragi senza verità, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara (novembre 2023).

http://www.stragi.it/sentenza-definitiva-di-cassazione-del-23-novembre-1995-pdf

https://www.csm.it/documents/21768/145675/Corte+di+Cassazione+SSUU+penali+23+novembre+1995/c3bf62e8-ee84-4a53-a621-384788be2130

https://drive.google.com/file/d/1_Mj_PfjZCp6TY7rrXUnsb9P62BfSGQdt/view?pli=1

https://www.csm.it/web/csm-internet/aree-tematiche/giurisdizione-e-societa/terrorismo/-/journal_content/56_INSTANCE_XHYJeft9AQpA/21768/79798?p_p_state=pop_up&_56_INSTANCE_XHYJeft9AQpA_page=1&_56_INSTANCE_XHYJeft9AQpA_viewMode=print#:~:text=La%20Corte%20di%20cassazione%20conferm%C3%B2,quali%20esecutori%20materiali%20dell'attentato.

https://www.tribunale.bologna.giustizia.it/documents/642573/0/Notifica+Cavalliin/8240ea26-c0fd-4fc9-bfd1-5a7b0f275d96

https://www.csm.it/documents/21768/145675/Corte+assise+di+Bologna+11+luglio+1988+parte+1/2d344cb2-d192-4800-b0ab-6c437c02e619

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/01857&ramo=C&leg=17

https://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic3_00268_17

https://www.bolognatoday.it/cronaca/starge-stazione-bologna-Fioravanti-Mambro.html

https://www.ilsecoloxix.it/italia/2010/02/25/news/riciclaggio-le-intercettazioni-1-mokbel-su-fioravanti-e-la-mambro-1.33171260



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