di Gianni Lannes
Parola d'ordine: prevenzione zero nell'ex giardino d'Europa. Ogni anno d'estate il fuoco doloso continua a sfregiare l'Italia nel disinteresse impunito delle istituzioni tricolore. Vicino Roma l'ennesimo rogo doloso non ha risparmiato neppure un'asilo nel bosco - ‘La Fattorietta’ - realizzato a Roma in un angolo di verde al confine con il parco regionale Piccolomini. La struttura era un punto di riferimento per bambini e adulti. Le fiamme sono divampate nella mezzanotte fra mercoledì 2 e giovedì 3 luglio. La struttura in legno di circa 150 metri quadrati in pochi minuti è stata avvolta dal fuoco e ridotta in cenere. La struttura ha funzionato fino al 28 luglio ospitando 30 bambini, poi ha chiuso per la pausa estiva in attesa di riprendere le attività a settembre. Il rogo ha colpito anche la vegetazione vicina.
Secondo i dati pubblicati dallo “European forest fire information system” (EFFIS), in Italia, a partire dalla seconda metà di luglio, si verifica in media un repentino aumento della superficie cumulata di aree bruciate. Nel 2022, la superficie bruciata settimanale cumulata è stata superiore a quella media degli anni tra il 2006 e il 2022, mentre l'anno 2021 ha rappresentato il picco più alto. Per la campagna antincendio boschivo del 2022, la flotta aerea di Stato è composta da 14 velivoli "Canadair" CL415, 2 AT 802 "Fire Boss" e 5 elicotteri Erickson S64F, cui si sono aggiunti 13 elicotteri del comparto difesa, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e dell'Arma dei carabinieri e, in situazioni estremamente critiche, i velivoli cofinanziati dalla Commissione europea nell'ambito del progetto "rescEU". A corto di natura: ufficialmente il Belpaese ha esaurito la sua quota di risorse naturali per l'anno 2023 il 15 maggio scorso.
Nell'ultima settimana di luglio 2023 la città e la provincia di Palermo nonché diverse zone della Sicilia sono state interessate da violenti incendi, che hanno impegnato squadre dei vigili del fuoco, della Protezione civile, del Corpo Forestale, carabinieri, polizia di Stato, polizia municipale e volontari, hanno causato 3 morti e numerosi feriti, nonché provocato migliaia di sfollati e approssimativamente almeno 260 milioni di euro di danni cui si aggiunge il danno inestimabile al patrimonio artistico e storico e al sentimento religioso dei fedeli palermitani causato dal rogo che ha travolto la Chiesa del Convento di Santa Maria di Gesù ove, tra l'altro, sono custodite le spoglie di San Benedetto il Moro, compatrono della città di Palermo, rimaste danneggiate.
In data 24 luglio 2023 è divampato presso la discarica di Bellolampo a Palermo un incendio. L'Arpa ha rilevato la presenza diossina nell'area ad un livello considerato dieci volte superiore ai limiti;
secondo Arpa Sicilia, in base ai dati rilevati dopo l'incendio sull'aria campionata «nei pressi della località Inserra, all'ingresso del residence sito in via Costantino dalle ore 22 del 24 luglio alle ore 22 del giorno dopo, la concentrazione di diossina è pari a 939 TE fg/m3.»; secondo Arpa: «i risultati ottenuti riflettono la formazione di diossine e furani e la loro presenza in aria ambiente, che costituisce un dato da attenzionare in termini di potenziale ricaduta sugli altri comparti ambientali. I valori di concentrazione riscontrati sono indicativi della presenza di una fonte emissiva locale.».
Gli effetti dell'incendio della discarica di Bellolampo, per le sue dimensioni ed il suo posizionamento rispetto alla città, avrà effetti, devastanti e non ancora calcolabili, per anni; il capo della Protezione civile siciliana, Cocina, dopo i rilievi dell'Arpa ha pronunciato le seguenti parole: «Gli effetti della diossina li sapremo a lungo termine, ma le quantità sprigionate alla fine non sono rilevanti e sono state disperse in aria». «L'aria a Palermo è sufficientemente pulita, ma il problema è che la diossina si è depositata nei terreni circostanti e potrebbe entrare nel ciclo alimentare attraverso colture e latte».
In questi giorni i territori dell'intera Sicilia sono stati interessati da devastanti incendi che hanno causato ingenti danni a molte aziende agricole, rischiando di mettere sul lastrico famiglie e imprese; in particolare a Siracusa un vasto rogo ha distrutto la balza delle Mura Dionigiane di importanza storica e architettonica, tanto da rientrare tra le opere importanti menzionate dall'Unesco a Siracusa, divorando la vegetazione di uno dei polmoni verdi più importanti della città e causando enormi danni alle vigne e alle strutture di una vicina azienda agricola; in altre zone della città le fiamme hanno danneggiato anche alcune abitazioni, e una struttura alberghiera, evacuata per precauzione, una concessionaria di auto usate e causato interruzioni nell'erogazione di energia elettrica. Una serie di incendi di proporzioni catastrofiche ha colpito anche Melilli, dove fortunatamente le fiamme non hanno raggiunto la zona industriale, Villasmundo, Marzamemi, San Lorenzo e Portopalo, causando qui l'interruzione della corrente elettrica nella parte Nord del paese e rendendo necessaria l'evacuazione di un centro anziani, Carlentini, dove sono andate distrutte case, campagne e vaste aree di vegetazione ed evacuate intere famiglie, il sindaco è rimasto intossicato e molte persone hanno rischiato la vita, una zona boschiva della riserva naturale di Pantalica, nella zona tra Sortino e Feria; la Sicilia risulta essere la regione più danneggiata in Italia dai roghi: dal rapporto «Italia in fumo» di Legambiente del 2021 emerge che le fiamme hanno distrutto nell'isola oltre 81 mila di ettari di bosco, più della metà di quelli andati in fumo in tutta Italia.
La regione Calabria, e in particolare il territorio della provincia di Reggio Calabria, negli ultimi giorni è stata devastata da una serie di incendi che hanno distrutto ettari di bosco e vegetazione a ridosso della città e di centri abitati con la morte di un cittadino nel comune di Cardeto e ingenti danni al patrimonio ambientale del comprensorio; questi ultimi fenomeni hanno aggravato una situazione già compromessa dagli incendi che si sono verificati negli ultimi anni; gli incendi hanno provocato, altresì, danneggiamenti ad aziende, a partire da quelle operanti in ambito agricolo e forestale, e a persone fisiche, a fronte dei quali appare necessario attivare immediatamente tutte le procedure idonee per dare un congruo ristoro; le elevate temperature e i forti venti di scirocco hanno alimentato le fiamme e messo a dura prova il lavoro di Vigili del fuoco, protezione civile, Carabinieri forestali e volontari.
Il lavoro encomiabile dei vigili del fuoco, gli interventi della protezione civile, delle forze dell'ordine, dei volontari e di tutte le persone che come hanno potuto si sono messe a disposizione di chi ha avuto più necessità, tuttavia, purtroppo, non sono bastati a domare le fiamme, che, alimentate dal forte vento, hanno distrutto vastissime zone della regione. Riguardo proprio alla presenza dei vigili del fuoco è necessario sottolineare che, nonostante la loro abnegazione nel gestire l'emergenza, il contingente in forza nella Regione Siciliana risulta esiguo rispetto alla situazione incendi che quasi ogni estate si trovano ad affrontare.
L'estate 2022 è stata caratterizzata da lunghe e intense ondate di caldo e da estenuanti periodi di siccità che hanno drasticamente aggravato il propagarsi di grandi incendi in tutto il pianeta. Secondo i dati dell'European Forest Fire Information System (Effis), la superficie totale che è andata in fumo nei paesi dell'Unione europea durante i mesi estivi del 2022 (dal 4 giugno al 3 settembre), è stata di 508.260 ettari, rispetto a una media 2006-2021 di 215.548 ettari nello stesso periodo.
In Italia è stata una estate letteralmente «di fuoco» per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Da fonti stampa sappiamo che dal 1° agosto 2021 sono stati 970.869 gli interventi effettuati dalle squadre dei vigili in tutta Italia: in media 2.660 al giorno. Purtroppo il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre storicamente di una mancanza di personale umano e di attrezzature, lacune che si evidenziano nella loro gravità in situazioni e contesti di emergenza climatica e ambientale come quelli che stiamo affrontando e che probabilmente peggioreranno nei prossimi mesi. L'Unione europea prevede per le attività di soccorso urgente la presenza di un vigile del fuoco ogni 1.500 abitanti» mentre «l'attuale rapporto in Italia è di un vigile del fuoco ogni 15.000 abitanti».
Risulta particolarmente emblematico il caso del comando vigili del fuoco di Genova che ha una carenza di personale operativo pari: 52 unità nei ruoli di CR/CS (26,8 per cento), 41 unità nei ruoli di VP (12,3 per cento). Se a queste carenze si aggiungono quelle dovute al personale in articolo 234 e quelle assegnate ad altro comando, le carenze effettive del personale operativo sono pari: 61 unità nei ruoli di CR/CS (31,4 per cento), 49 unità nei ruoli di VP (14,8 per cento). Dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi, per il comando di Genova durante il Governo Conte I è stata aumentata la pianta organica per permettere l'apertura del nuovo distaccamento del Levante cittadino, zona sguarnita. Ma ad oggi, con le economie stanziate per l'apertura della nuova sede, il comando risulta privo di risorse operative e si trova in concreta difficoltà nell'organizzare un adeguato servizio di pronto intervento e soccorso. Situazione ancora più preoccupante è quella del servizio antincendio portuale di Genova: il vuoto è strutturale ed è destinato ad aggravarsi. Ad oggi, tra pensionamenti, unità dichiarate non idonee per infortuni e malattie e unità assenti per parziale idoneità al servizio, il personale impiegabile nell'attività di soccorso tecnico urgente risulta pari a circa il 54 per cento dell'organico carenze che ovviamente non consente di garantire un'idonea copertura del servizio SAR e SAP per il porto di Genova che, secondo i dai dati statistici, risulta uno dei principali porti italiani per movimentazione di rinfuse liquide, rinfuse solide, merci varie, teu, RoRo e passeggeri in generale.
Alla dotazione dei mezzi a disposizione si sono aggiunti, rispetto alla campagna dell'anno precedente, due AT 802 "Fire Boss", mentre il numero dei Canadair e quello degli elicotteri sono stati ridotti di un'unità; il punto di riferimento normativo per la materia in questione è la legge 21 novembre 2000, n. 353 (legge quadro in materia di incendi boschivi), che, anche alla luce dell'eterogeneità degli ecosistemi presenti sul territorio nazionale, affida alle Regioni la competenza di programmare le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, attraverso lo strumento del piano regionale, di cui all'articolo 3 della legge-quadro. Nel corso degli anni di applicazione della legge quadro, le Regioni hanno approvato specifiche legislazioni regionali e hanno sviluppato competenze e strategie anche oltre quanto previsto dalla normativa nazionale, accumulando esperienze e impiegando risorse umane e strumentali in modo diversificato. A livello nazionale vi sono diversi enti che, ciascuno per le sue competenze, partecipano all'attività antincendi boschivi: il Dipartimento della protezione civile, struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che fa capo al Ministero dell'interno, il comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri, di competenza del Ministero della difesa e la Direzione per la protezione della natura e del mare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ora Ministero della transizione ecologica.
In risposta al picco degli incendi boschivi del 2021, il decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, ha recato disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi, promuovendo il rafforzamento del coordinamento, l'aggiornamento tecnologico e l'accrescimento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, il rafforzamento della capacità operativa delle componenti statali nelle attività di prevenzione e lotta attiva contro gli incendi, l'aggiornamento del catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco, il rafforzamento delle attività di previsione e prevenzione degli incendi e della lotta attiva, e prevedendo modifiche al codice penale e alla legge quadro. Dal punto di vista finanziario, il decreto ha previsto due stanziamenti principali: all'articolo 2, 40 milioni di euro per l'anno 2021 per il rafforzamento della capacità operativa delle componenti statali destinati al Ministero dell'interno, al Ministero della difesa e all'Arma dei carabinieri; all'articolo 4, comma 2, 20 milioni di euro per l'anno 2021 e a 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, destinati esclusivamente alle attività di prevenzione nei territori ricadenti nell'ambito della strategia nazionale aree interne (SNAI) e nelle isole minori. Tra le novità più importanti introdotte dal decreto-legge incendi boschivi vi è la disciplina a livello nazionale della tecnica del fuoco prescritto, già impiegata sperimentalmente da alcune regioni italiane virtuose e largamente utilizzata con successo in altri Paesi quali il Portogallo, la Spagna e la Francia, che consiste nell'utilizzo scientifico e pianificato del fuoco durante la stagione invernale da parte di personale qualificato per ridurre l'accumulo di vegetazione infiammabile e, di conseguenza, l'intensità degli incendi futuri. I citati stanziamenti per fronteggiare gli incendi boschivi non sono destinati né ai soggetti istituzionali più coinvolti nella materia, vale a dire le Regioni, né ai territori che presentano profili di rischio incendi boschivi più elevato, in quanto questi, per la maggior parte, si trovano al di fuori dell'ambito della SNAI e delle isole minori.
Gli organici operativi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco non sono sufficienti per garantire in molte aree del Paese il soccorso tecnico urgente. Moltissimi interventi sono assicurati dai Vigili del fuoco volontari; nel 2001 il Ministero dell'interno propose un progetto denominato "Italia in 20 minuti" con l'obiettivo di assicurare ad ogni zona del Paese di essere raggiunta dai Vigili del fuoco in un tempo massimo di 20 minuti. Il progetto non si è compiuto; l'arcipelago delle isole Tremiti, localizzato a circa 12 miglia a nord del promontorio del Gargano, è costituito da tre isole maggiori, S. Domino, S. Nicola, Caprara, da un isolotto, il Cretaccio, posto fra le tre isole, e da un'isola minore, Pianosa, che dista circa 12 miglia in direzione nordest dalle prime tre e ad oltre 30 miglia dalla costa garganica. L'intero territorio comunale delle isole Tremiti è sotto la tutela del parco nazionale del Gargano fin dalla sua istituzione nel 1991. Per tale motivo, per la sua salvaguardia, l'arcipelago dovrebbe essere oggetto di costante ed attenta vigilanza in considerazione della sua rara riserva marina e della bellezza del suo paesaggio; negli anni diversi sono stati gli incendi che hanno compromesso e danneggiato il territorio, gravi accadimenti, anche di natura dolosa, che paiono non essere stati in grado di garantire a questa area protetta di meravigliosa unicità l'attenzione necessaria. Nella XVIII Legislatura il Governo precisò che la legge quadro n. 353 del 2000 attribuisce alle Regioni "le attività di previsione, di prevenzione e di lotta attiva contro gli incendi boschivi con mezzi da terra e aerei", con l'obbligo di dotarsi di un piano regionale da revisionare annualmente. Precisò inoltre che il parco nazionale del Gargano, di cui l'area marina protetta delle isole Tremiti fa parte, è dotato di piano antincendi boschivo (AIB) da oltre 15 anni e che l'ente stava predisponendo (anno 2019) il nuovo piano antincendi boschivi pluriennale da sostituire al precedente. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva assicurato che avrebbe sollecitato l'ente parco del Gargano a munirsi del nuovo piano e a vigilare affinché fossero attivate tutte le iniziative utili a rendere più efficaci le attività di previsione, di prevenzione e di lotta attiva contro gli incendi boschivi nell'intero sistema delle aree protette statali.
Le isole Tremiti necessitano di moduli antincendio perenni, che siano pronti all'uso in caso di urgenze, e assolutamente sufficienti per eventuali emergenze. A parere dell'interrogante, gli enti regionali preposti non paiono esercitare la dovuta continuativa cura e vigilanza su questo territorio dal rischio incendi. Nello specifico, le isole Tremiti non hanno un presidio dei Vigili del fuoco, una situazione che desta forte preoccupazione specialmente nel periodo estivo con l'aumento delle temperature e dei flussi turistici. La Regione Puglia, malgrado gli incendi occorsi, non ha infatti previsto alcun presidio di vigilanza dei Vigili del fuoco, o dell'ARIF, o altro soggetto volto ad intervenire tempestivamente, in caso di incendi. Al momento sul territorio comunale delle isole Tremiti, per fronteggiare tali situazioni, vi è solamente un unico pick up con una capienza da 350 litri d'acqua.
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