BIOGRAFIA

13.3.23

IVAN ILLICH: ANTESIGNANO E RIVOLUZIONARIO!

 


di Gianni Lannes

Un pensatore libero, in anticipo di almeno mezzo secolo sul tempo dell'attualità, come la Montessori. Il suo fondamentale interesse fu rivolto all'analisi critica delle istituzioni nella società contemporanea: dalla scuola alla medicina, dall'economia alla scienza. Illich ha posto la critica radicale più intelligente all'inciviltà industriale dei consumi e al sapere standardizzato. 

Illich ha scritto che nessuno è più libero di crearsi un percorso intellettuale, perché esistono vie già codificate che plasmano persone tutte simili. Di fatto, attualmente, c'è una sola lingua in cui potersi esprimere, anche proprio negli stilemi, il modo in cui scrivere e organizzare una ricerca scientifica. In realtà, non esiste un solo modo di sapere, non c'è un solo modo di apprendere, di fare esperienza, di imparare e di curarsi.

Soprattutto in Italia predomina il totale conformismo: la tendenza alla standardizzazione che segue anche le mode (politiche e culturali) e tende a premiare solo ci si adatta al modello dominante. La cura della salute produce malattia (iatrogenesi) dovuta a farmaci e ricoveri. La scuola produce ignoranza, le istituzioni monopolizzano i bisogni inventati dalle multinazionali con esperti che decidono e programmano tutto per tutti, alimentando dipendenza e inabilità. Eppure gli esseri umani sono in grado di provvedere a loro stessi e di conoscere il mondo.

Ivan Illich intende per “convivialità” il contrario della produttività industriale. Nel suo saggio ha scritto:

«Ognuno di noi si definisce nel rapporto con gli altri e con l'ambiente e per la struttura di fondo degli strumenti che utilizza. Questi strumenti si possono ordinare in una serie continua avente a un estremo lo strumento dominante e all'estremo opposto lo strumento conviviale: il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono. [...] Il rapporto industriale è riflesso condizionato, risposta stereotipa dell'individuo ai messaggi emessi da un altro utente, che egli non conoscerà mai, o da un ambiente artificiale, che mai comprenderà; il rapporto conviviale, sempre nuovo, è opera di persone che partecipano alla creazione della vita sociale. Il passaggio dalla produttività alla convivialità significa sostituire a un valore tecnico un valore etico, a un valore materializzato un valore realizzato. La convivialità è la libertà individuale realizzata nel rapporto di produzione in seno a una società dotata di strumenti efficaci. Quando una società, qualunque essa sia, reprime la convivialità al di sotto di un certo livello, diventa preda della carenza; infatti nessuna ipertrofia della produttività riuscirà mai a soddisfare i bisogni creati e moltiplicati a gara.».

Secondo Illich «la crisi planetaria ha le sue radici nel fallimento dell'impresa moderna: cioè la sostituzione della macchina all'uomo». Nel saggio La convivialità egli prova a individuare il limite critico all'interno della millenaria triade uomo, strumento, società oltre il quale non è più possibile mantenere un equilibrio globale, l'uomo diventa schiavo della macchina e la società iper-industriale diviene irrispettosa di scale e limiti naturali. Illich scritto che «c'è un uso della scoperta che conduce alla specializzazione dei compiti, alla istituzionalizzazione dei valori, alla centralizzazione del potere: l'uomo diviene l'accessorio della megamacchina, un ingranaggio della burocrazia. Ma c'è un secondo modo di mettere a frutto l'invenzione, che accresce il sapere e il potere di ognuno, consentendo a ognuno di esercitare la propria creatività senza per questo negare lo stesso spazio d'iniziativa e di produttività agli altri. Se vogliamo poter dire qualcosa sul mondo futuro, disegnare i contorni di una società a venire che non sia iper-industriale, dobbiamo riconoscere l'esistenza di scale e limiti naturali. Esistono delle soglie che non si possono superare. Infatti, superato il limite, lo strumento da servitore diviene despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa scuola, ospedale, prigione e comincia la grande reclusione.»

Illich chiamava società conviviale una società in cui lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività, e non riservato a un gruppo di specialisti che lo tiene sotto il proprio controllo. Conviviale per Illich è la società in cui prevale la possibilità per ciascuno di usare lo strumento per realizzare le proprie intenzioni. L'uomo a cui pensava Illich non era un uomo che vive solo di beni e servizi, ma della libertà di modellare gli oggetti che gli stanno attorno, di conformarli al proprio gusto, di servirsene con gli altri e per gli altri. Nei paesi ricchi i carcerati dispongono spesso di beni e servizi in quantità maggiore delle loro famiglie, ma non hanno voce in capitolo riguardo al come le cose sono fatte, né diritto di interloquire sull'uso che se ne fa: degradati al rango di consumatori utenti allo stato puro, sono privi di convivialità.

Trascrivendo i ricordi di una "conversazione a tavola" con Ivan Illich, Samar Farage, suo amico e collaboratore, parla di un tema fondamentale nella vita, nel pensiero e negli scritti di Ivan Illich: come nutrire e coltivare il terreno per l'amicizia come pure la capacità di confrontarsi l'un l'altro in un mutuo impegno per la verità. Illich descrisse la sua vita come un pellegrinaggio assieme ad amici. Egli si chiedeva:

«Come posso io vivere in un mondo nel quale sono nato, il mondo in cui sperimento sempre più di essere come racchiuso in una specie di prigione? Come posso essere onesto con tutti quelli che stanno davanti a me? Come posso mantenere uno spazio aperto quando mi trovo in faccia e sotto lo sguardo dell'altro mentre l'altro si scopre di fronte a me e nel mio sguardo?».

Alla luce di questi interrogativi la sua critica della modernità e della tecnologia raggiunge una nuova coerenza e chiarezza: il dono e la sorpresa costituiti dall'altro possono solo apparire quando questo spazio è aperto. L'immediatezza, l'intimità e la libertà dell'incontro con l'altro è ostacolata e anche resa impossibile da ciò che egli definì una volta come strumenti non-conviviali: per esempio dalle scuole che confezionano l'apprendimento e che selezionano la gente; dalle diagnosi che prevengono l'arte di curare e soffrire; dalle professioni che determinano i bisogni dei loro clienti; dagli schermi che separano il "te" da "me".

La critica di Illich delle scuole, delle università e delle istituzioni fu una critica del loro potere di distruggere la nostra capacità di vivere dignitosamente l'uno con l'altro. Egli contrappose la "ricerca o scienza per la gente" condotta nelle università alla "scienza della gente". Tale ricerca, condotta da soli o in piccoli gruppi, ha un'attinenza diretta con chi vi si è impegnato. Essa consente la conversazione amichevole e conviviale. Egli la definì "conversazione attorno alla tavola", poiché cosa vi è meglio di una tavola per consentire agli ospiti e all'ospitante di sedersi generosamente uno di fronte all'altro in una ricerca comune? La tavola rappresentava per Illich un'occasione per l'incontro di amici impegnati in serie ricerche su temi che hanno un'influenza diretta su come vivere, sull'impegno quotidiano, sulle pratiche "garbate e gioiose" nei diversi campi d'intervento sociale. Si trattava di una ricerca filosofica in compagnia di amici che implicava una critica di ogni cosa che rendeva la vita non-filosofica, di ogni cosa che come diceva Illich «[. . .] castra e sterilizza il cuore e indebolisce le sensibilità etiche». L'amicizia per Illich era una pratica permanente che coltivava una credibilità reciproca, il rispetto, l'impegno.

Ivan Illich, nel suo saggio Bisogni, ha scritto: «quella dei bisogni di base può essere considerata l'eredità più insidiosa lasciataci dallo sviluppo.». Secondo Ivan Illich la creazione dei "bisogni di base" ha trasfigurato la natura umana. La trasformazione è avvenuta in un paio di secoli. Certamente in questo periodo la radice è stata quella del mutamento che si chiamasse alle volte progresso, alle volte sviluppo, alle volte crescita. In questo processo secolare la generazione del secondo dopoguerra è stata testimone del passaggio dall'uomo comune all'uomo bisognoso. Oggi, la stragrande maggioranza dei miliardi di persone viventi sul pianeta accetta incondizionatamente la propria condizione umana di dipendenza dai beni e dai servizi, una dipendenza chiamata bisogno. Il movimento storico occidentale, sotto il vessillo dell'evoluzione-progresso-crescita-sviluppo, ha fissato poi quali dovessero essere i bisogni e gli standard di vita dell'umanità. Con la creazione delle soglie di povertà e degli standard minimi accettabili entro cui le persone dovrebbero vivere, l'umanità poteva ora venire divisa tra chi sta sopra e chi sta sotto uno standard misurabile e in secondo luogo, un nuovo genere di burocrazia veniva insediato per stabilire i criteri di ciò che era accettabile e ciò che non lo era. Il primo degli strumenti che vennero creati per stabilire questo standard fu chiamato Prodotto Interno Lordo. A partire dal 1970, nel linguaggio pubblico, la povertà comincia ad assumere una nuova connotazione, vale a dire quella di soglia economica. Questo fatto ha mutato la natura stessa della povertà agli occhi dell'umanità. La povertà è diventata una misura di ciò che manca a una persona in termini di beni "di cui si ha bisogno" e ancora più "di servizi di cui si ha bisogno".

Scuole, ospedali, aeroporti, istituzioni mentali o correzionali, i media: tutto ciò può essere inteso come reticoli di templi eretti per santificare lo smantellamento delle necessità e la ricostruzione dei desideri sotto forma di bisogni. “Sviluppo” è una parola che vale una promessa, una garanzia offerta per spezzare la legge della necessità usando i nuovi poteri della scienza, della tecnologia e della politica. Sotto l'influsso di questa promessa anche i desideri hanno mutato il proprio status. In Italia, la casa editrice Neri Pozza ha avviato la pubblicazione dell'opera omnia di Ivan Illich: un intellettuale non etichettabile.

Riferimenti:

https://openlibrary.org/subjects/person:ivan_illich_(1926-2002)

http://ivan-illich.org/

http://www.altraofficina.it/ivanillich/Libri/Descolarizzare/descolarizzare.htm

http://www.altraofficina.it/ivanillich/Libri/energia%20ed%20equit%C3%A0.htm

http://www.altraofficina.it/ivanillich/libri/Convivialit%C3%A0/convivialit%C3%A0.htm

http://www.altraofficina.it/ivanillich/Libri/storia%20dei%20bisogni.ht

https://books.google.it/books?id=G2oF4cGxARUC&pg=PA0#v=onepage&q&f=false

https://books.google.it/books?id=FPPALxJ2aXkC&pg=PA0#v=onepage&q&f=false

https://www.ivanillich.org.mx/Nemesis.pdf

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=illich

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=montessori

 

    Œuvres complètes, Tome 1 (Libérer l'avenir - Une société sans école - Energie et équité - La convivialité - Némésis médicale), Fayard, Paris 2004.

    Œuvres complètes, Tome 2 (Le Chômage créateur - Le travail fantôme - Le genre vernaculaire -

    H2O. Les eaux de l'oubli - Du lisible au visible. Sur l'art de lire de Hugues de Saint-Victor - Dans le miroir du passé), Fayard, Paris 2005.

    Deschooling Society (1971), trad. it. Descolarizzare la società. Una società senza scuola è possibile? Mimesis, 2010.

    Tools for Conviviality (1973), trad. it. La convivialità, ed. Boroli, 2005.

    Energy and Equity (1974), trad. it. Elogio della bicicletta, ed. Bollati Boringhieri, 2006.

    Medical Nemesis (1976), trad. it. Nemesi medica. L'espropriazione della salute, ed. Boroli, 2005.

    Toward a History of Needs (1978), trad. it., Per una storia dei bisogni, 1981, Mondadori.

    Shadow Work (1981), trad. it. Lavoro ombra.

    Gender (1982) ISBN 0-394-52732-1 trad. it. Genere. Per una critica storica dell'uguaglianza, Neri Pozza, 2013.

    H2O and the Waters of Forgetfulness (1985), trad. it. H2O e le acque dell'oblìo.

    ABC: The Alphabetization of the Popular Mind (1988).

    In the Mirror of the Past (1992), trad. it. Nello specchio del passato, ed. Boroli, 2005.

    In the Vineyard of the Text: A Commentary to Hugh's Didascalicon (1993), trad. it. Nella vigna del testo, ed. Raffaello Cortina, 1996.

    Ivan Illich in Conversation interviews with Cayley, David. (1992) (Toronto: Anansi Press)m trad. it. Conversazioni con Ivan Illich, Elèuthera, Milano (1994), III ed. 2008, Il mito dell'istruzione, estratto da Conversazioni con Ivan Illich.

    The Rivers North of the Future - The Testament of Ivan Illich as told to David Cayley (2005), (Toronto: Anansi Press) trad. it. I fiumi a nord del futuro. Testamento raccolto da David Cayley, Verbarium, Quodlibet 2009.

    Pervertimento del Cristianesimo. Conversazioni con David Cayley su vangelo chiesa e modernità, Verbarium, Quodlibet 2008.

    Disoccupazione creativa, Boroli 2005.

    I. Illich et al., Esperti di troppo. Il paradosso delle professioni disabilitanti, Edizioni Erickson, 2008.


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