BIOGRAFIA

19.5.21

SPORCO AFFARE NUCLEARE!

foto Gianni Lannes

di Gianni Lannes

Radioattività nel Belpaese: dalla terraferma in fondo all'alto mare. La Sogin, la società pubblica di gestione del nucleare il 5 gennaio 2021, ha pubblicato sul sito web www.depositonazionale.it la documentazione non completa, tenuta dal 2015 sotto riservatezza assoluta, della Cnapi, la Carta nazionale delle sedicenti 67 aree più idonee, nelle quali potrà essere costruito il deposito per lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi.

L'elenco dei siti potenzialmente idonei era pronto dal 2015 ed i Governi Renzi, Gentiloni e Conte, hanno perso anni di tempo prezioso per far partire la procedura, al fine di scegliere (e quindi imporre alla popolazione) il luogo dove costruire il deposito nazionale nucleare. Il deposito unico dovrà contenere circa 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dallo smantellamento degli impianti nucleari italiani e dalla ricerca, dalla medicina nucleare e dall'industria. Nel deposito, inoltre, verranno stoccati temporaneamente anche 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività e circa 400 metri cubi di rifiuti altamente pericolosi costituiti da combustibile non riprocessabile o già riprocessati in Francia e Gran Bretagna che si esauriscono in migliaia di anni.

Secondo l'inventario predisposto dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, ad oggi, i rifiuti radioattivi prodotti in Italia sono stoccati in depositi temporanei sparsi sul territorio nazionale, principalmente in Piemonte e Lombardia, e in minima parte in altri centri come il centro Enea di Rotondella in provincia di Matera in Basilicata.

Nella Cnapi sono state individuate 67 aree sull'interno territorio nazionale che dovrebbero soddisfare i 28 criteri elaborati dall'Ispra nella Guida tecnica numero 29, in linea con gli standard della Iaea (International Atomic Energy Agency), che rappresentano un insieme di requisiti fondamentali e di elementi di valutazione per arrivare all'individuazione delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito Nazionale.

Tra i 28 criteri utilizzati per le individuazioni delle aree idonee ci sono 15 criteri di esclusione, al fine di escludere le aree del territorio nazionale le cui caratteristiche non permettono di garantire piena rispondenza ai requisiti di sicurezza e 13 criteri di approfondimento.

Nella Cnapi rientrano in 5 macrozone suddivise tra Piemonte, in cui sono state individuate 8 aree, Toscana e Lazio con 24 aree, Basilicata e Puglia con 17 aree, Sardegna con 14 aree e la Sicilia con 4 aree.

Persistono numerosi e solidi dubbi sulle reali capacità della Sogin S.p.a. sia nell'individuazione delle aree, sia nel condurre in porto la realizzazione dell'opera, a causa dei notevoli ritardi che la società ha accumulato nella messa in sicurezza e nello smantellamento degli impianti esistenti.

In seguito ad un'attenta analisi, molte delle aree individuate non risulterebbero idonee ad ospitare il deposito unico, in quanto presentano criticità previste dai criteri di esclusione, pertanto è incomprensibile la scelta approssimativa effettuata da Sogin S.p.a. e dai Ministeri interpellati nell'individuazione delle aree idonee comprese nella Cnapi.

Tra le sette regioni, una di quelle dove sono stati individuati il maggior numero di siti per il deposito nazionale delle scorie nucleari, è il Piemonte, che conta 8 siti di cui 7 definiti «molto buoni – A1» e 1 definito «buono – A2»: due in provincia di Torino e sei in provincia di Alessandria;

Il Piemonte, già oggi, ha sul suo territorio il deposito nazionale (quasi l'80 per cento) dei rifiuti nucleari, peraltro in una localizzazione molto precaria dal punto di vista idrogeologico e vicina ai pozzi dell'Acquedotto del Monferrato (che «serve» 107 comuni tra le province di Alessandria, Asti e Torino). È attualmente, quindi, la regione depositaria del maggior numero di scorie radioattive. In particolare, il maggior quantitativo di rifiuti radioattivi è costituito dai rifiuti liquidi ad alta attività stoccati presso l'impianto Eurex di Saluggia, in parte ancora da condizionare (vetrificare). Il combustibile nucleare irraggiato ancora in Piemonte è stoccato invece nel deposito Avogadro, sempre a Saluggia, e sempre in una zona a forte rischio di esondazioni per la vicinanza della Dora Baltea. Una situazione precaria e pericolosa che dura da anni, e simile, seppur in misura maggiore, a quelle tante strutture (circa 20) in cui si producono e/o si stoccano rifiuti radioattivi sul territorio nazionale, a cui solo il deposito nazionale può finalmente porre rimedio. Inoltre è da tenere conto che il nuovo deposito nazionale avrà funzione di deposito e non di trattamento, per cui oggi si hanno notevoli scorie radioattive ad alto livello di radioattività presso i depositi temporanei non trattate (soprattutto in Piemonte).

Prima della conclusione dell'iter che dovrà portare all'individuazione del deposito definitivo, è opportuno stabilire concretamente criteri, tempi, modalità e risorse relativamente allo smantellamento, messa in sicurezza, bonifica completa e ripristino ambientale, di tutti i numerosi siti “temporanei” e strutture del territorio nazionale dove si stoccano rifiuti radioattivi.

Quali sono state le valutazioni effettuate da Sogin S.p.a. e dai Ministeri in merito all'individuazione delle aree idonee inserite nella Cnapi, al fine di individuare il deposito unico, visto che, tra le aree individuate, sono presenti diversi territori sismici, a rischio di dissesto idrogeologico, alluvioni e frane e quindi inidonee ad ospitare un deposito unico?

Quali iniziative il governo Draghi intende assumere al fine di escludere dalle aree individuate le parti di territorio già interessate da altre attività ad alto rischio ambientale, come le attività di prospezione, coltivazione e trasformazione di idrocarburi liquidi e gassosi e i Siti di interesse nazionale (Sin) al fine di evitare rischi di interferenza tra attività ad elevato rischio ambientale e sicurezza nazionale che potrebbero essere amplificate nelle parti di territorio caratterizzate dalla presenza di esigue infrastrutture e prive di collegamenti veloci con porti, aeroporti e stazioni ferroviarie?

E quali iniziative di competenza l'esecutivo Draghi vuole assumere al fine escludere dalle aree già individuate nella Cnapi le aree naturali protette nazionali e regionali e i siti Patrimonio Unesco?


Riferimenti:

Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=nucleare

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=sogin


 



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