«Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni»: parola di Lorenzo Milani.
Il giudizio di Gianni Rodari sulla Lettera a una professoressa ci permette di comprendere oggi l'entusiasmo di allora:
«Il più bel libro che sia mai stato scritto sulla scuola italiana, il più appassionante, il più vero. Vi si respira e misura la rivolta, l’aspirazione inarrestabile alla cultura, la volontà di cultura a tutti i costi, in cui si muta una profonda presa di coscienza dei propri diritti. Vorremmo consigliarlo a tutti gli insegnanti italiani, perché, nella sua durezza, è un appello alla grandezza della loro missione: anche nella critica ingiusta è un canto d’amore alla scuola. Da quel libro abbiamo tutti da imparare: maestri, genitori, professori, giornalisti, uomini politici. Proprio perché è così poco “diplomatico”; perché dice verità spiacevoli; perfino perché le esagera in qualche punto, con un’irruenza giovanile di cui invano si cercherebbero le tracce nei componimenti scolastici».
L'unica soluzione è dare premi a bambini diosbbedienti.
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