BIOGRAFIA

7.10.20

NE UCCIDE PIU' LO STATO CHE IL VIRUS!

 



di Gianni Lannes


Alla voce distrazione di massa e sorveglianza globale. Nel belpaese - a conti fatti - le misure preventive contro il nuovo coronavirus (Sars CoV-2) mietono più danni della malattia stessa (Covid-19). Parlano gli stessi numeri ufficiali.

È palese: il governo tricolore è rimasto inerte per almeno un mese pur sapendo che l'Italia stava per essere investita dal virus coronato; non adottando nessuna decisione apprezzabile e lasciando ignari gli italiani e anche gli operatori sanitari «per non spaventarli».

 


A rivelare certi fatti indicibili è stato il direttore della programmazione sanitaria del ministero della Salute, tale Andrea Urbani. Il funzionario ha raccontato che già all'inizio di gennaio il dicastero Speranza sapeva che cosa rischiava di accadere, ma si è limitato a prefigurare un «piano nazionale di emergenza» con quattro scenari possibili, i quali, tuttavia, il ministero ha deciso di non rivelare (li ha «secretati) perché «La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio». Ma è proprio questo «lavorare» a essersi tradotto in un'inerzia decisiva. «Non c’è stato nessun vuoto decisionale. Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito», parola di Urbani. Il risultato è che moltissimi, oltre a essersi spaventati, sono anche morti. «Sarebbe stato meglio un lockdown immediato», ha ammesso il direttore del ministero.

Infatti, il 5 gennaio 2020 la Direzione generale della prevenzione sanitaria invia una nota a Regioni e ministeri («Oggetto: polmonite da eziologia sconosciuta - Cina») che riportava i sintomi clinici dei primi 44 casi di Wuhan (febbre, difficoltà respiratorie eccetera). Quella circolare si concludeva con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità: «Si raccomanda di evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina».

I primi casi anomali di strane polmoniti, notati e divulgati dal medico Pietro Poidomani nel bergamasco, iniziano ad emergere il 7 gennaio. Il 22 successivo, in segreto, c'è la prima convocazione di una task force messa in piedi dal ministero della Salute, che diffonde una circolare che si limita a prescrivere il tampone in caso di polmoniti insolite: questo senza tener conto del luogo di residenza, viaggi o altre patologie del paziente. Il 27 gennaio lo stesso ministero si limita a scrivere di controllare chi arriva in Italia da Wuhan o ha avuto contatti recenti con la Cina; in serata, a una domanda sul coronavirus, il premier Giuseppe Conte risponde «siamo prontissimi».

La sera del 30 gennaio i telegiornali annunciano «Virus, colpita l’Italia», «l’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità», mentre sui quotidiani si vocifera di vaghi provvedimenti che il governo potrebbe prendere, ma senza precisarli: stato d’emergenza? Blocco dei voli con la Cina? Il 30 gennaio nella una conferenza stampa in cui annunciava la chiusura del traffico aereo con la Cina Conte ha ribadito:“Non c’è alcun motivo per creare panico e allarme sociale”. Il giorno dopo, il 31 gennaio, è stato decretato lo stato di emergenza senza che però venisse approntato alcun piano.Il decreto arriva il giorno seguente, ma è ancora generico: intima di «provvedere tempestivamente a porre in essere tutte le iniziative di carattere straordinario» e però non dice quali. Qual è il piano d'emergenza per uno stato d'emergenza? Che cosa bisogna fare? A non saperlo sono anche gli ospedali. Si capisce solo - con un decreto giuridicamente anomalo e incostituzionale, si appurerà - che vengono bloccati i voli con la Cina, ma non i voli di scalo, quindi non è possibile tracciare il contagio e fare tutti gli opportuni controlli. Il caos è totale. Ogni televirologo della domenica dice tutto ed il contrario di tutto. Il 2 febbraio, in tv da Fabio Fazio, l'esperto Roberto Burioni dice che in Italia il rischio «è pari a zero». Il ministro della Salute invece drammatizza: «Abbiamo fatto scelte prudenziali, il Paese deve essere pronto», e parlerà spesso di «chiudere tutto».

La confusione e l'inconsapevolezza sono tali, in quei giorni, che i materiali che ci servirebbero li regaliamo alla Cina. Il 15 febbraio 2020, da Brindisi, decolla un volo per Pechino organizzato dal ministero degli Esteri: contiene due tonnellate di materiale sanitario. Questo poco tempo prima che mascherine e tute di protezione per i sanitari risultino introvabili in Lombardia. Nello stesso giorno, i medici del bergamasco decidono di scrivere all’Azienda di tutela della salute della provincia di Bergamo, ma nessuno risponde loro: «Avremmo potuto salvare qualche vita» dicono ora. Intanto, ripetiamo, il governo già sapeva, ma taceva, quindi nessuno cominciava a procurarsi attrezzature e bombole di ossigeno.

Il 21 febbraio ecco il primo paziente positivo all’ospedale di Codogno, neppure sottoposto al tampone (non subito) perché non veniva dalla Cina. Il generico decreto di emergenza intanto continua a generare bailamme: i medici di tre grandi ospedali di Milano, Como e Bergamo, il 21 febbraio, chiedono di quantificare i posti di terapia intensiva disponibili in Regione, perché temono che «date le attuali condizioni» possano non essere in grado di affrontare l’epidemia, se arriverà. Ma è già arrivata.

Il governo grulpiddino intanto non manifesta alcuna fretta e l'inquilino in scadenza del Quirinale fai il giro d'Italia, incontrando migliaia di persone, fino ai primi di marzo, come se niente fosse mai accaduto. Conte nel frattempo seguita a nicchiare. La curva dei contagi, secondo l'ISS s'impenna, ma lui, per giorni, resiste alle pressioni dei governatori soprattutto della Lombardia e del Veneto. L'idea di Conte è sfornare un de-cretino alla volta. Forse temeva che la sua popolarità potesse risentirne? Nell'inerzia governativa, le regioni cominciano a muoversi da sole e il 23 febbraio per esempio ecco l’ordinanza che istituisce misure restrittive per la Lombardia: c'è la firma del presidente Attilio Fontana ma anche di Roberto Speranza.

Ma nello stesso giorno, in Lombardia, 500 sindaci lombardi che chiedono deroghe per un sacco di attività (mercati, centri commerciali, attività sportive) e la Lombardia cede colpevolmente dopo 72 ore, con una deroga che concede ai bar di restare aperti anche dopo le 18: ed ecco – dal 27 febbraio – la fiera delle farneticazioni col «Milano non si ferma» e Bergamo nemmeno, gli aperitivi progressisti di Zingaretti, tutto il resto. 

Nel verbale del CTS del 4 marzo 2020 le carenze del sistema emergono, come emergono le carenze di comunicazione e di attivazione della catena di comando, laddove, in particolare, si evidenziano criticità nel passaggio delle informazioni dal livello regionale a quello centrale-governativo, ma, dato ancora più importante, si dichiara l'assenza di un piano pandemico e si dichiara che la risposta all'emergenza sanitaria pandemica viene approntata di fatto day by day.

A buoi scappati, Conte chiude la stalla tricolore e annuncia che l’Italia diventerà zona rossa: questo 38 giorni dopo l'emergenza sanitaria proclamata il 31 gennaio 2020.

Insomma, Giuseppe Conte e tutto il cucuzzaro del governo grulpiddino sapevano dei rischi connessi al nuovo coronavirus già dal 5 gennaio 2020. Quel giorno la direzione generale della prevenzione sanitaria invia una nota a Regioni e ministeri con questo oggetto: “Polmonite da eziologia sconosciuta – Cina”. Nella circolare si parlava dei primi 44 casi di febbre e difficoltà respiratorie a Wuhan. Nella circolare erano contenute anche le indicazioni sbagliate dell’Oms: “Evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina”. Conte e il ministero della Salute sapevano già dai primi di gennaio che il Covid-19 avrebbe potuto causare delle vittime, ma si è preferito tacere. Perché?

Il 7 aprile Conte annuncia il cosiddetto Dl liquidità, “una potenza di fuoco senza precedenti”, in grado di garantire alle imprese la liquidità necessaria per non chiudere a causa dell’emergenza. In realtà il grosso delle cifre sparate da Conte (400 miliardi che diventano 750 se sommati al Cura Italia) sono solo “sulla carta”, in quanto si tratta di garanzie che lo Stato metterebbe in campo per tutelare le banche, che in questo modo dovrebbero erogare prestiti immediati alle imprese. Il giorno successivo è stato lo stesso presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, a sbugiardare il presidente del Consiglio, spiegando come la liquidità non sarebbe stata immediata, anzi. Nonostante gli interventi successivi del governo gli istituti di credito continuano ad avviare le normali istruttorie prima di erogare il finanziamento, cosa che rende tutto estremamente lungo. Dopo quasi venti giorni praticamente nessun imprenditore ha ancora visto un euro e molti non potranno accedere al credito.

Sul Mes Conte ha accusato gli altri di aver diffuso Fake News. Forse perché non ha perso dieci minuti a rileggere le sue dichiarazioni sull’argomento, leggermente contraddittorie, per non parlare della sostanza delle trattative condotte in Europa dal suo governo. Il 20 marzo scorso in una intervista al Financial Times aveva detto chiaramente di voler attivare il Fondo salva stati per l’Italia così da utilizzarne “tutta la potenza di fuoco”. Nei giorni successivi Conte ci ripensa, forse nel tentativo di non indispettire troppo il Movimento 5 Stelle. E così due giorni prima dell’Eurogruppo dove Gualtieri firmerà l’accordo che prevede anche il Mes, il presidente del Consiglio dice: “Mes no, Eurobond sicuramente sì. Il Mes è assolutamente inadeguato, gli Eurobond invece sono la soluzione“. Conte ribadisce in pompa magna di avere “una parola sola e di non cambiare posizione”. Passano dieci giorni e cosa succede? Che Conte cambia di nuovo idea, dichiarando due giorni prima del consiglio europeo di ieri che “rifiutare questa nuova linea di credito significherebbe fare un torto a questi Paesi che ci affiancano nella battaglia”. E così ecco che nell’accordo raggiunto dopo il Consiglio europeo il Mes c’è, degli eurobond invece non c’è traccia. E Conte che fa? Esulta ovviamente, rivendicando un “Recovery fund” che al momento resta solo fuffa.  

Il Conte bis ha posto agli arresti domiciliari tutti gli italiani (o quasi), ha annichilito la libertà della popolazione italiana, eppure è ancora presidente del consiglio in carica. In uno Stato di diritto, in una democrazia sia pure incompiuta, sarebbe già sotto processo con tutti i suoi complici istituzionali (inclusi i governatori-sceriffi), accompagnato in tribunale dal codazzo di blasonati esperti da bar. A quando una Norimberga italiana? C'è un giudice almeno a Berlino?


Riferimenti:

https://swprs.org/i-fatti-su-covid-19/

https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/329438/9789241516839-eng.pdf#page=9

https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Conte-posizione-mia-e-del-governo-sul-Mes-non-cambiera-eurogruppo-conferenza-stampa-b6197b03-0742-479c-8209-df397978c1d3.html

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/coronavirus-speranza-non-c-bisogno-di-lockdown-e-chiusura-delle-regioni_22173886-202002a.shtml

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/coronavirus-speranza-virus-diffuso-rischiano-tutte-le-regioni_23829271-202002a.shtml

https://www.agi.it/politica/news/2020-04-22/mes-eurogruppo-conte-m5s-pd-8403821/

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/10/05/gualtieri-no-a-nuovi-lockdown.-il-nuovo-dpcm-in-cdm-con-mascherine-obbligatorie-anche-allaperto-e-chiusure-anticipate-dei-locali-_2db77fd6-dd3f-499a-82ce-157f572a1d45.html

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=conte

 https://www.corriere.it/cronache/20_settembre_04/cts-pubblicati-verbali-piano-segreto-zone-rosse-l-emergenza-covid-812e2592-ee90-11ea-9589-37746edd34df.shtml

https://www.corriere.it/cronache/20_settembre_08/covid-ecco-piano-segreto-governo-tre-scenari-delineati-febbraio-c9b3ad06-f14b-11ea-9f2b-89b4229fc5bf.shtml 

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